CIRCOLO ACLI CADIDAVID (VERONA). LA FESTA DEI POPOLI E L’ASCOLTO DEL TERRITORIO: SENSIBILITA’ E ATTIVISMO PARLANO UN LINGUAGGIO AL FEMMINILE
Un’altra tappa, questa volta a Verona, con Luisa nella Isolani, la presidente di un Circolo Acli pieno di sorprese, il CadiDavid. Un Circolo longevo che trova nuova linfa vitale con l’inserimento di un gruppo di donne capaci di fare la differenza. Il ricordo di Luisa sui primi anni non è nitido, ma lei prova a raccogliere i pensieri:
“Forse le mie affermazioni avrebbero necessità di alcune conferme, ma credo sia possibile collocare la nascita del Circolo una cinquantina di anni fa, tra le prime realtà di questo tipo, a seguito della necessità di dare risposte concrete alle esigenze dei lavoratori. Il Circolo ACLI Cadidavid è stato fondato nel 1946 e si è costituito formalmente il 5 dicembre 2002, come associazione di promozione sociale per perseguire scopi di organizzazione e gestione di attività culturali/ricreative di interesse sociale e di promozione e tutela dei diritti umani, civili e sociali. Al momento della fondazione, nella nostra zona, erano presenti delle aziende, forse nessuna forma di tutela sindacale, pertanto, emerge con forza la questione dell’assistenza e della difesa dei lavoratori e delle battaglie di carattere sociale che interessano i temi del lavoro. Il Circolo se ne fa carico. Io non ero presente in quella fase storica e posso, parlarne, per sommi capi. Però so che c’è stata una forte spinta, un grande desiderio alla base di questa nascita e, tante persone che, nel tempo, si sono avvicendate. Per un periodo è stato molto frequentato”.
Avvicinandoci, invece, alla fase in cui tu hai avuto modo di intrecciare le vicende del Circolo, cosa puoi raccontarmi?
L’impulso iniziale allo sviluppo del Circolo, quando io l’ho conosciuto, ha coinciso con l’opportunità di svolgere la dichiarazione dei redditi, grazie anche all’attivismo del presidente che contattava individualmente le persone. Quindi i servizi di Caf e di Patronato Acli sono stati il primo motore e alcuni di noi come volontari si recavano dagli interessati, per supportarli nello svolgimento delle diverse pratiche. Un gruppo era attivo su questo accompagnamento sociale, ma ben presto, addentrandomi meglio nel mondo delle Acli, ne ho compreso le potenzialità. Le Acli erano qualcosa che andava ben oltre la raccolta delle adesioni al Circolo di casa in casa, oltre il disbrigo delle questioni burocratiche, ma rappresentavano l’opportunità di ascoltare e raccogliere i problemi delle persone. Noi eravamo un veicolo di contatto importante con la gente, un punto di riferimento che superava l’erogazione del servizio in sé, seppure utile. Io e alcune amiche ci siamo mosse in questa direzione, volevamo provare a dare un contributo diverso. Quello era il periodo in cui anche i Giovani delle Acli erano molto attivi sul territorio. Avevano organizzato un intervento centrato sulle questioni della guerra in Kosovo e noi li abbiamo supportati per la stampa delle magliette dedicate e per la raccolta di indumenti a sostegno delle vittime. Portavano gli indumenti al Circolo e poi li consegnavano.
Abbiamo cambiato varie sedi: per un periodo siamo stati ospitati anche dagli alpini, una volta. C’era un gruppetto di persone del Circolo che si riuniva a casa di qualcuno per intrattenersi con discussioni politiche e confrontarsi su temi di attualità, che cambiavano di volta in volta. Si incontravano regolarmente con momenti di preghiera e poi riuscivano anche ad organizzare qualche gita. Parliamo degli anni ’80. Io svolgevo il ruolo di operatrice e socia del Circolo: la presidenza in passato, ad un certo punto, decise di introdurre, delle donne, nella consapevolezza che con la propria sensibilità potessero creare delle relazioni positive con le persone, alimentando il patrimonio di contatti e di scambi attorno alle iniziative che si realizzavano. Queste donne siamo noi, il nostro gruppo. Infatti, oggi ancora ci occupiamo di informare le persone sui servizi territoriali e sulle attività che vengono svolte, come Acli, a tutti i livelli. Non siamo delle super esperte, ma ci proviamo. Questa è stata un’intuizione strategica che funziona ancora.
Da quando sono presidente io, abbiamo realizzato anche degli incontri sulla storia delle Acli, o delle Acli di Verona, attraverso dei filmati che io ho recuperato. Sono presidente da otto anni ormai. Nel frattempo, sono nate anche altre realtà associative oltre a noi, allargando la presenza, e, il Circolo oltre a delle attività consuete, come quelle a cui mi riferivo prima, si occupa di allestire iniziative pubbliche su temi differenti: in occasioni delle elezioni amministrative, oppure sull’energia, ecc..
Quali collaborazioni avete costruito nel territorio?
Una stretta collaborazione intercorre tra noi e i gruppi su Verona che si occupano della marcia per la pace “Perugia Assisi”, raccogliendo un bel numero di persone. Ovunque si parli di pace, cerchiamo di essere presenti. Una delle realtà associative che è nata qui nel nostro territorio, non aveva possibilità di trovare una sede, così abbiamo deciso di ospitarla nel Circolo, nel paese. Si occupa di ambiente ed è l’artefice della bonifica di Fossanova. Inoltre, cosa molto importante, collaboriamo con il centro di ascolto della Caritas, discutendo di alcuni casi che riguardano famiglie in stato di necessità e che si recano al nostro Circolo alla ricerca di aiuto. Noi donne del CadiDavid fungiamo come centro di ascolto, di distribuzione di informazioni, di accoglienza delle richieste di supporto. Vengono da noi alle ore più disparate, presentandoci il proprio caso: possiamo funzionare come rete di scambio, ad esempio, qualche volta vengono a chiederci una badante, e collaborando con i centri di comunità possiamo offrire delle risposte. I centri di comunità sono dei centri anziani riadattati, dove possono andare tutti, all’interno degli stabili del Comune. Impiegano un gruppo che gestisce molte attività. Noi ne facciamo parte, nella misura in cui sono realtà costituite in rete con diverse associazioni, con un capofila. All’interno trovano spazio diverse iniziative di cui cito il progetto “scuola di italiano per stranieri”, che coinvolge principalmente donne, noi facciamo parte di questa progettualità. Abbiamo raccolto delle volontarie e ci occupiamo di fare le baby-sitter per i figli delle donne impegnate nello studio. Abbiamo pensato che, anche in presenza di un genitore che possa tenere i bimbi piccoli, questi ultimi resterebbero chiusi in casa, invece, insieme a noi avrebbero avuto l’opportunità di fare pratica anche con la lingua, e trovare uno spaio dove giocare non lontano dalle madri. Collaboriamo con l’istituto statale che si occupa della scuola serale per adulti e con il CESTIM, centro studi sull’immigrazione, un’esperienza veronese, volta all’integrazione degli immigrati; loro hanno gli inseganti e mettono insieme alcuni stranieri che vogliono apprendere l’italiano. A noi vengono affidati i bambini dalle mamme, che con il nostro intervento, possono frequentare i corsi di lingua e acquisire il livello necessario per ottenere il permesso di soggiorno. Adesso non sono partiti i corsi, a causa delle poche adesioni e del numero esiguo di insegnanti, ma a febbraio riprendiamo. Con questo progetto abbiamo raccolto molti volontari tra gli ex insegnanti, ad esempio, ora in pensione, che proseguono l’attività di insegnamento a supporto dei bambini stranieri che vanno alle elementari.
Non finisce qui. Siamo giunti ormai alla diciottesima edizione della “festa dei popoli”, che organizziamo insieme ad un comitato composto da realtà diversificate del territorio, dove dentro si trova la parrocchia, il gruppo missionario e altre organizzazioni private e anche singoli. Proponiamo un tema in particolare, come una volta è stato il corso di cucina tenuto da tre giovani provenienti da paesi diversi, e dura in tutto una mezza giornata questa iniziativa.
Qual è la caratteristica prevalente che vi riconoscete e che pensiate vi dia una marcia in più nel vostro territorio?
Abbiamo un piccolo ufficio al Circolo e incontriamo quotidianamente persone che vengono per parlare, sottoponendoci le criticità più disparate. Questo riteniamo sia il modo di essere Circolo sul territorio: rappresentare un riferimento per l’ascolto, un porto sicuro. Siamo tutte donne pensionate e volontarie questa è la forza del Circolo, l’aspetto che ci differenzia e ci offre uno sguardo più ampio sulla realtà territoriale. Non si riesce a coprire tutte le esigenze, ma non ci perdiamo d’animo. Come presidenza adesso siamo 11 e ci sono 4 maschi. C’era bisogno di questa sensibilità, di una capacità pratica e di cura che contribuisca ad una più ampia conoscenza del contesto, grazie ad con un approccio relazionale. La mia presidenza ha dato forza a questa peculiarità, quindi.
Com’è il vostro rapporto con le Acli e cosa significa per voi questo incontro?
Per noi, e le mie compagne di viaggio me lo ricordano sempre, essere Acli è una questione di stile. Non si limita al buongiorno quando accogli la persona, ma è saper mostrare interesse e praticare la cura, volere il loro bene. La gente deve sentire che possiamo lavorare insieme, anche con altre realtà e non in competizione: spesso arrivano arrabbiati, sentono di aver subito un’ingiustizia, ma devono capire che le Acli hanno uno stile diverso, perché facciamo nostro il problema dell’altro. Vogliamo creare un ambiente familiare fondato sul rispetto.
Grazie al fatto che io sono in Acli da 45 anni, conosco i vari passaggi, le figure del sistema e abbiamo ottimi rapporti con l’ufficio progetti qui a Verona delle Acli. Ci supportano sulle iniziative e anche sugli aspetti burocratici. Sento che siamo con le spalle coperte. Ho un buon rapporto, molto sincero: non manco nel dire quello che non condivido. La relazione con gli altri circoli del territorio è, invece, una piccola nota dolente: il nostro Circolo ha più volte espresso la necessità di una maggiore conoscenza e integrazione. Comprendiamo la difficoltà, un percorso del genere era stato avviato e poi si è interrotto, ma non deve essere abbandonato. Però il desiderio fra circoli c’è, è necessario individuare delle modalità, affinché questo scambio sia più frequente. Per il primo maggio riusciamo a fare delle attività insieme. Serve di più.
Ti potrebbe interessare
- LE CONTRADE DI PROPEZZANO (ASCOLI PICENO). UNA NUOVA SEDE E IL PROTAGONISMO DI UN GRUPPO DI GIOVANI: IL SEME DELLA RINASCITA DELLE ACLI A MONTEGALLO
- CIRCOLO ACLI MARCIGNAGO (PAVIA). ATTIVITA’ DI AGGREGAZIONE E SPORTELLO LAVORO PER LA CRESCITA DI UN PAESE IN TRASFORMAZIONE
- CIRCOLO DALFINO (BARI). LA VOCE DI UN TERRITORIO SOFFERENTE CHE RISCOPRE LA PROPRIA IDENTITA’ BARESE NEL RECUPERO DELLE TRADIZIONI
- CIRCOLO ACLI ME.MO CANTIERI CULTURALI a.p.s. a POZZILLI (ISERNIA): RAFFORZARE IL SENSO DI APPARTENENZA ALLA PROPRIA IDENTITA’ CULTURALE CON ATTIVITA’ DI DIVULGAZIONE, VALORIZZAZIONE E PROMOZIONE DEI MUSEI E DEL PATRIMONIO ARTISTICO DEL MOLISE.
- CIRCOLO ACLI MONTEMAGNO DI QUARRATA (PISTOIA). LA DIMENSIONE RICREATIVA INTRECCIA QUELLA DELLA PROMOZIONE SOCIALE, CULTURALE, AMBIENTALE E POLITICA NELLO STORICO “PILASTRO” DELLE ACLI A MONTEMAGNO