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CIRCOLO ACLI BARRAFRANCA (ENNA): DALLA SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO ALLE INIZIATIVE AGGREGATIVE E RICREATIVE, UN CIRCOLO E LA SUA STORIA, AL SERVIZIO DEL TERRITORIO E DELLA CITTADINANZA.

Siamo nel cantone sudoccidentale del territorio della provincia di Enna, contesto collinare a vocazione agricola, e a Francesco D'Auria, presidente del Circolo di Barrafranca, chiediamo di narrare le vicende storiche entro cui si traccia il cammino di questa realtà delle Acli, che nasce dalle radici profonde delle tradizioni siciliane.

Francesco, puoi raccontarci in che modo la storia del Circolo di Barrafranca è legata ad una delle vicende produttive e occupazionali che, a partire dagli anni Sessanta, ha segnato la comunità del vostro territorio?

Parlando delle Acli di Barrafranca, prima della nascita vera e propria del Circolo, posso dire che è stata percorsa una strada piuttosto lunga, che risale agli anni ’65, quando inizia l’impegno nel promuovere il lavoro e i lavoratori, al cuore della missione delle Acli, sebbene qui, nel nostro territorio, grande spazio ha occupato la questione della tutela della salute dei cittadini barresi, affianco a quella del lavoro. Ci troviamo a circa 25/30 km dalla miniera di Pasquasia, ormai dismessa da tempo, ma che in passato, attorno agli anni Trenta, era il centro del giacimento di silvite (cloruro di potassio), quindi del sale, e successivamente dell’estrazione della kainite (solfato di potassio). Questa realtà non coinvolgeva solo la provincia di Enna, ma tutta la Sicilia, se non addirittura tutto il Sud Italia. A partire dagli anni Sessanta, si può parlare di un complesso industriale produttivo e vitale, che ha rappresentato una delle più importanti fonti occupazionali per la provincia di Enna e Caltanissetta, sebbene le condizioni dei lavoratori, anche in termini di tutela della salute, fossero piuttosto precarie. Le Acli nel territorio di Barrafranca entrano in gioco per farsi carico delle richieste dei lavoratori e sostenere la loro battaglia. Parliamo di un percorso, fatto di vicende e intrecci storici, che ha attraversato tre decenni circa, fino alla controversa sospensione delle attività, intorno agli anni Novanta, con le relative casse integrazioni e la perdita dei posti di lavoro. Si conclude un’esperienza lavorativa e per tutti i disoccupati, la realtà associativa Acli di Barrafranca diventa un importante punto di riferimento, perché contribuisce allo sviluppo e al benessere dei cittadini. L’impegno delle Acli, in questi anni, si concretizza sempre di più nella tutela dei diritti e si investe nel futuro del terzo settore all’interno della comunità di Barrafranca, consolidando il proprio mestiere. Ecco questo un po' il percorso nel tempo. Una storia che costruisce il terreno fertile su cui poggia le basi la nascita del Circolo di Barrafranca.

A partire da questo excursus storico, quali fasi hanno scandito la nascita e lo sviluppo del Circolo di Barrafranca?

Il 2009 è una data importante per il Circolo e per me: coincide con il pensionamento di mio padre Giuseppe D'Auria, maresciallo dei carabinieri. A quei tempi Nicola De Luca, l’allora presidente delle Acli provinciali di Enna, si cimenta in una riorganizzazione, investendo in un maggiore radicamento delle Acli nella provincia di Enna. Mio padre assume l’incarico di presidente di Circolo, con il supporto dei volontari locali di Barrafranca. Siamo un piccolo comune allargato, di circa 13.000 abitanti, persone attive e volenterose. Questo impegno segna quella che potremmo definire la vera nascita del Circolo di Barrafranca, con l’esperienza di mio padre, una figura di spicco del territorio, rispettata, un vero punto di riferimento che, in virtù del ruolo ricoperto nel suo lavoro, è sempre stato visto come un simbolo di supporto. L’arma dei carabinieri lo ha reso riconoscibile e fidato e da quel momento la sua credibilità è al servizio del Circolo Acli di Barrafranca.

Poi non posso dimenticare il 2016, un’altra data significativa, perché assistiamo ad un cambio direzionale nella presidenza provinciale con Notararigo e, in questa fase, io sono diventato presidente di Circolo di Barrafranca con incredibile soddisfazione, una importante esperienza di crescita personale e professionale. Un impegno crescente il mio, nell’organizzare e coordinare gli eventi, nell’interagire con i volontari e con le istituzioni locali. Il Circolo Acli ha espresso anche degli esponenti politici autorevoli: un nostro socio, l'avv. Totò Marchì, che è anche l'attuale Presidente dell'Enaip Enna Impresa Sociale. Lui è diventato sindaco per ben due mandati e anche altri nostri due esponenti delle Acli  hanno partecipato alla politica amministrativa. L’obiettivo è sempre stato uno quello di agire in prima persona e mettersi in gioco per il cittadino, affinché sia tutelato e sostenuto.

 

Quali attività sono state realizzate dal Circolo?

Il Circolo si è distinto con molte attività, ma ci tengo a dirlo, iniziative che non coinvolgono solo i pensionati, bensì giovani attivi e capaci del nostro comune, lo affermo con una punta di orgoglio. Barrafranca è un comune che si trova in una posizione centrale, a circa 40 km dalla Provincia di Enna, vicino ai comuni di Valguarnera, al Bosco di Floristella, al Parco Ronza. Nel nostro paese amiamo fare delle escursioni oppure camminare, trascorrendo il week end con le famiglie nei boschi. La vegetazione è fitta e si usa raccogliere funghi senza però possedere, il più delle volte, alcuna conoscenza sulle diverse tipologie: avvelenamenti e intossicazioni erano la conseguenza immediata di questa pratica, purtroppo esercitata nell’incapacità di distinguere i funghi commestibili dagli altri. Come Circolo ci siamo attivati per promuovere maggiore sensibilità nei confronti di questa attività e una corretta informazione, approfondendo la conoscenza dell’ambiente e la micologia. Non significa diventare esperti, ma saper distinguere i funghi, muovendosi nell’ambiente. I comuni rilasciano anche un patentino per il riconoscimento dei funghi, ci è sembrata un’azione importante farlo rilasciare. Abbiamo coinvolto degli esperti per fare delle lezioni e, inoltre, abbiamo promosso delle escursioni in questi boschi. Da questa occasione sono nate delle iniziative di convivialità attorno ai funghi raccolti, modi diversi per stare insieme, cercando di lavorare anche sull’educazione al rispetto e alla tutela dell’ambiente.

Altro fiore all’occhiello del Circolo sono le nostre gite organizzate, per far conoscere il territorio e le bellezze della Sicilia orientale come Modica, Siracusa, fino ad arrivare Catania e nel palermitano. Questa attività viene svolta in collaborazione con le Acli provinciali e coinvolge altri circoli del territorio. Il Circolo di Barrafranca è diventato un faro, perché ci siamo fortificati anche grazie all’azione dei servizi, dell’Enaip ad esempio e poi abbiamo il primato come assistenza di Patronato. Siamo aperti a tutti e vogliamo offrire opportunità alle persone su molteplici fronti e questo ci ha assicurato la fiducia dei cittadini. Barrafranca nasce come un comune prettamente agricolo e come Circolo assistiamo 50 produttori agricoli. Riguardo l’Enaip, io sono un tutor formatore e come Circolo Acli lavoriamo in sinergia sugli aspetti dell’obbligo formativo e sull’accompagnamento al lavoro. Non sempre è facile, ma ci adoperiamo per le persone e cerchiamo di fare del nostro meglio per garantire al territorio una presenza costante e consolidata.

CIRCOLO ACLI E. ARADELLI DI SEMINO’ - ZIANO PIACENTINO (PIACENZA): UN POSTO PER CONDIVIDERE ED ACCOGLIERE LE PERSONE, L’IMPEGNO PER COLTIVARE RELAZIONI E TENERE IN VITA LE TRADIZIONI DEL PAESE.

A Roberto Molinelli Presidente del Circolo E. Aradelli di Seminò nel piacentino, chiediamo di parlarci della loro esperienza:

Il nostro Circolo si trova fuori Piacenza, a circa ventidue km dalla città, posizionato sulle colline della Val Tidone, sulla punta dell’Emilia, appena un po' più in là c’è l’Oltrepò pavese, c’è la Lombardia. Ci troviamo in un piccolo paese di 250 abitanti e potevamo contare sulla presenza di un solo bar gestito per un certo numero di anni da due vecchietti che, ad un certo punto, hanno voluto interrompere. Nel frattempo, il nipote degli anziani ha deciso di aprire un bar da un’altra parte non qui, ma in un paese vicino. Il Circolo Acli lo avevamo fondato già, ma poi per una serie di vicissitudini abbiamo chiuso il bar, pur restando attivo il Circolo. Ci siamo costituiti nel 1992 e ci siamo trasferiti in un altro edificio in affitto nel 1998, dopo sei anni. Intendevamo restituire alla collettività un luogo di scambio, così io e altri due, collaboratori con me, abbiamo affittato una casa da alcuni nostri amici agricoltori. Nelle nostre zone si produce vino, si può trovare un discreto numero di cantine, e tra i coltivatori ci sono le persone che ci hanno messo a disposizione lo spazio. Abbiamo chiesto un supporto alle Acli per comprendere come poterci muovere. Da quando ci siamo spostati abbiamo riaperto il bar, una grande conquista, arrivando ad un numero di circa 230 soci, tra alti e bassi, creando un ambiente accogliente anche per i giovani che vengono anche dai paesi limitrofi, perché possiamo contare su un giardino molto ampio, che mettiamo a disposizione dei ragazzi, lasciandoli liberi di stare quanto vogliono, sebbene sappiamo che la loro a volte è una frequentazione saltuaria. Lasciare i giovani liberi di vivere un luogo in cui sentirsi accolti è importante ed è l’occasione per coinvolgerli, fargli vivere delle esperienze che uniscono. Potrebbe essere l’opportunità per trattenerli.

Insieme alle attività del bar, avete dato il via a iniziative aggregative che ruotano attorno allo spazio a vostra disposizione?

Su questo aspetto dobbiamo affrontare un problema. Ci troviamo in una situazione critica, perché gli amici che ci hanno affittato la casa la rivogliono indietro, forse per un figlio che si sposa e abbiamo la scadenza ultima del 2026 per lasciare il posto. Ci siamo un mossi, individuando la disponibilità di un locale della parrocchia un po' fatiscente, che però, con un po' di buona volontà, vorremmo provare a ristrutturare completamente. Le nostre iniziative prevalenti riguardano l’organizzazione di due feste all’anno: una è quella di San Miniato del 25 ottobre e quella della Madonna del Carmelo a luglio. Durano quattro giorni, noi prepariamo da mangiare e nonostante le difficoltà burocratiche crescenti riusciamo ancora a farle.

Dunque, con qualche soldino vorremmo poter mettere mano alla nuova sede e sistemarla prima di lasciare l’altra: un locale della parrocchia che ci sarà dato ingestione come Circolo Acli, io credo potrebbe restare a noi almeno trent’anni, insieme ad un ettaro di terreno adiacente, uno spazio dove finalmente poter organizzare le feste. La collocazione al centro del Paese, vicino la chiesa, è ottimale, anche se la festa di San Miniato è più piccola, ma per l’altra lo spazio è essenziale. Grazie a questa sistemazione potremmo pensare anche di fare altro.

Con il ricavato di alcune feste abbiamo anche dato dei contributi per delle cause specifiche, per il covid, ad esempio, alla Croce Rossa; un po' di tempo fa eravamo vicini ad una suora, che ora purtroppo è morta, e mettevamo a disposizione delle somme per la sua struttura a Chiavari, dove accoglieva ragazzi orfani o con delle difficoltà. Quando potevamo facevamo delle donazioni importanti. Una volta all’anno andavamo a Chiavari per la nostra donazione.

Da quando abbiamo riaperto il bar, da venticinque anni, ci siamo affidati ad un gestore che si occupa di tutte le questioni: non sono molti gli anziani che frequentano il bar, sono soprattutto giovani con i quali, fortunatamente, non abbiamo mai avuto problemi, come capita di sentire da altri. Io preferisco che stiano al bar, dove c’è anche una sorta di supervisione, piuttosto che in giro non si sa dove a bighellonare. Se pensi che non abbiamo più neanche il prete, magari ecco qualcuno viene solo la domenica, se chiudiamo il Circolo Acli e il bar, qui non resterebbe più niente. C’è un ospedale a 7 km da qui a San Giovanni che però è una cittadina più grande e a circa 3 km una farmacia. Ci siamo resi conto come in altri comuni vicini i Circoli hanno chiuso e non è rimasto molto, mentre noi resistiamo. Così alcune persone vengono da noi anche da altri paesi, perché siamo sempre aperti, anche grazie ad alcuni volontari con cui ci scambiamo. Siamo riusciti perfino a mettere la tv, per le partite, per aggregare un po' di più. La domenica dopo la messa vengono tutti a fare l’aperitivo: è bello potersi ritrovare in questi momenti, avere un posto dove andare, dove stare.

Inoltre, da un po' di tempo vengono da noi delle donne che fanno l’uncinetto. Da un paio di anni, hanno creato un gruppo di 15 donne, giovani, e si ritrovano da noi che mettiamo a disposizione il locale per apprendere l’arte del lavorare l’uncinetto. Con il covid abbiamo fatto fatica come tutti, ma adesso ci siamo ripresi. Adesso siamo 4/5 consiglieri coinvolti in questo progetto e pensiamo di dover investire adesso, anche sul nuovo locale, quando avremo gli spazi nel 2026, altrimenti non lo faremo più e per il paese è fondamentale.

I legami con le Acli come sono?

Le Acli ci sostengono in questa impresa e se abbiamo problemi possiamo contare su di loro. Vengono da noi, la segretaria, ad esempio, molto spesso e poi non mancano alle nostre feste. Prima andavo e tronavo io da Piacenza. L’importante è che questo che il Circolo sopravviva, per me è una missione. Ci siamo avvicinati per l’idea che hanno le Acli dello stare insieme, di aggregazione. Per aprire un circolo Acli è necessario essere disposti a condividere, a fare l’interesse del paese, delle persone.

CIRCOLO ACLI LIGOSULLO (UDINE): IL PIACERE DI RITROVARSI INSIEME E RESTITUIRE L’IMMAGINE POSITIVA DI UN PAESE VIVACE GRAZIE ALLA PRESENZA DEL CIRCOLO ACLI

Nel comune più piccolo della Carnia, nel 2018 viene alla luce il Circolo Acli di Ligosullo, insieme all’inaugurazione dell’unico bar del paese, una realtà che ad esclusione di una trattoria, non vanta la presenza di altri esercizi pubblici. “Una borgata di poche anime” la definisce Giorgio Morocutti, il vicepresidente del Circolo, il cui unico bar ha chiuso i battenti diversi anni prima, lasciando una realtà senza spazi di condivisione e socialità.

A cosa avete pensato?

In totale non più di 650 persone considerando l’accorpamento di due comuni vicini, quello di Ligosullo con Treppo Camico, senza alcun luogo di ritrovo per animare la vita del paese. Allora contatto le Acli e il presidente provinciale di Udine mi illustra le opportunità di aprire sia un bar mescita, sia uno spaccio. Entrambe le ipotesi facevano al caso nostro rispetto agli obiettivi che ci eravamo prefissi. In primo luogo, dare agli anziani la possibilità di rifornirsi di generi alimentari e di prima necessità nelle vicinanze attraverso uno spaccio, risparmiandosi la fatica di scendere verso il primo centro utile a sette km di distanza. In secondo luogo, volevamo un punto di riferimento per le persone dove bere qualcosa, parlare e riscoprire il piacere di stare insieme. Così abbiamo deciso di avventurarci inaugurando il tutto nel 2018 con due volontari. Il Circolo è aperto tutti i giorni dal lunedì al sabato e venerdì sera dalle 17 in poi e anche il sabato stesso orario, fino a notte tarda, perché da noi si fanno le ore piccole. Andiamo d’accordo e amiamo divertirci, quindi spesso si va oltre le 23, che sarebbe l’orario di chiusura. Questa proposta sta funzionando molto bene anche e soprattutto grazie all’impegno dei volontari che coprono le quattro ore della mattina e quelle serali.

Lucia è la presidente del Circolo, una ragazza giovani di circa 25 anni, mentre io sono il vicepresidente all’epoca ero amministratore comunale, e abbiamo un direttivo. Ad essere coinvolti in modo continuativo e attivamente siamo in sette. Poi se manca qualcuno ci si riorganizza e si copre con gli altri, questioni che affrontano tutti i circoli di questo genere.

Cosa ha riscoperto la vostra comunità grazie alla nascita del Circolo Acli?

Di sicuro è stato bello poter riscoprire il piacere di stare insieme, sapere di poter tornare la mattina, la sera, quando si desidera in un luogo che ciascuno sente un po' il proprio, per chiacchierare, tenersi compagnia, organizzare qualche evento. Poter contare su qualcosa nel vuoto che dominava non ha prezzo. La gioia di ritrovarsi nasce anche dall’aver individuato uno spazio, una stanza, come sede del Circolo, davvero molto bello a vedersi e in armonia con il paesaggio dei nostri luoghi quello della montagna. Abbiamo ricostruito un ambiente caloroso e familiare, accogliente che si presta bene allo scopo. Le persone si fermano a giocare a carte oppure, di recente, è stato inserito il calcio balilla e l’anno scorso abbiamo fatto un torneo, con molta partecipazione. Sappiamo però che deve esserci sempre uno o due persone almeno che trainano, altrimenti non si riesce a concludere niente.

Organizziamo anche delle piccole serate musicali a tema, serata di liscio oppure con il dj, o anche di musica melodica italiana con la chitarra e qualcuno che viene a suonare, anche questo momenti riscontrano grande apprezzamento. Ci sono degli eventi che invece realizziamo in esterna, come ad esempio, un memorial in alta montagna che per noi ha un grande valore, dove organizziamo da mangiare e da bere. Insomma, tutto è funzionale allo stare bene della nostra comunità. Ci occupiamo anche della realizzazione della sagra di paese, con una grigliata e un concerto musicale, e siamo operativi per la cittadinanza ma non solo, perché soprattutto nel periodo da giugno a settembre da noi arrivano persone da fuori: chi inizia ad acquistare case per trascorrere le vacanze qui, oppure parenti di chi viveva nel nostro paese ed è andato via, ma ritorna per l’estate. Con queste occasioni il paese rivive e noi siamo al centro di questo evento, che contribuisce ad alimentare la partecipazione, la vitalità. Poi c’è il bar, lo spaccio, possiamo dare un servizio e restituire un’immagine del paese positiva e vivace.

Cosa vi lega alle Acli?

Io le conoscevo prima e volevo lavorare per offrire un servizio sociale agli anziani tramite un bando, poi però bisogna rendersi conto che i volontari che possono impegnarsi non sono molti e non puoi chiedere troppo alle poche persone che si attivano e magari sono persone che lavorano. Con le Acli abbiamo pensato a delle altre cose e anche con i Circoli vicini abbiamo buoni rapporti e disponibilità, bisogna fare però i conti con le forze che abbiamo.

CIRCOLO ACLI SAN GIUSEPPE DI SAN MARCO IN LAMIS (FOGGIA). SPAZIO DI PARTECIPAZIONE POPOLARE, DI FORMAZIONE E AGGREGAZIONE: DALLA CULTURA POLITICA, AL TEATRO, ALLA SOCIALITA’, UN LUOGO DOVE TROVARE SOSTEGNO E ACCOGLIENZA.

Il Circolo San Giuseppe di San Marco in Lamis, è uno dei più antichi d’Italia, attestato fin dal 1948 con i Comitati Civici di Luigi Gedda e poi riconosciuto statutariamente nel 1950 come circolo aclista. L’Avv. Antonio Donato La Sala, Presidente del Circolo, ci aiuta a ricostruire quella fase, nelle azioni di supporto attivate dal Circolo. Così ci racconta: “come Circolo siamo rimasti negli anni saldamente ancorati al lavoro nel sociale. All’epoca della costituzione del circolo il compito dei soci non poteva che essere quello necessario nei contesti sociali del dopoguerra come il nostro: distribuire pasta, zucchero e beni di prima necessità, sostenere nella lettura di corrispondenza o di altri documenti la popolazione semianalfabeta. Apprezzati erano i corsi di dattilografia, negli anni Cinquanta e Sessanta, affiancati nel tempo dall’attività dei servizi. Il Circolo, per oltre trent’anni, ha espresso anche un buon numero di consiglieri comunali (almeno uno per mandato elettorale), in uno dei comuni più grandi della provincia. Esclusa Foggia, San Marco in Lamis è il decimo comune per numero di abitanti.

Come numero di iscritti raggiungiamo e superiamo i cinquecento tesserati, su circa 12.700 abitanti: il Circolo è di tutti e, fino a non poco tempo fa, avevamo una stanza dedicata a quelli che chiamavamo i nostri “senatori”, iscritti di lunga data, che si incontravano per giocare a carte. Poi con il covid c’è stata la chiusura per ragioni sanitare e non siamo più riusciti a riaprire questa attività ricreativa. Nella quotidianità una quarantina di soci gravitano attivamente attorno al Circolo, contribuendo in maniera sostanziale alla realizzazione delle attività.

Quali sono le attività prevalenti che svolge il Circolo? Lavorate in collaborazione con altre realtà del territorio?

Nelle nostre iniziative annoveriamo convegni e gite sociali, cioè’ per i soli soci.

I convegni, almeno un paio all’anno, sono di carattere politico sui temi prettamente aclisti. Inoltre, in occasione delle elezioni comunali, abbiamo promosso incontri e dibattiti pubblici nella biblioteca comunale del paese, invitando tutti i candidati a sindaco. A questi incontri, noi delle ACLI abbiamo fatto da moderatori e i candidati a sindaco dovevano rispondere a domande, non concordate, di diversi giornalisti locali.

L’anno scorso abbiamo organizzato un convegno sui LEP (livelli essenziali delle prestazioni).

Curiamo anche l’aspetto religioso con un nostro sacerdote, parroco del paese, Don Tonino Tenace, che ci segue e a dicembre organizziamo la festa del tesseramento con una messa in cui ricordiamo tutti gli aclisti defunti. All’offertorio, durante la celebrazione, portiamo le nostre tessere per farle benedire.

Organizziamo anche una gita sociale all’anno, per la quale il Circolo sostiene economicamente la spesa di un pullman, che mettiamo a disposizione dei soci. Siamo stati a Napoli, a Lecce, a Matera e quest’anno andremo a Bari e parteciperemo anche ad una messa in rito ortodosso.

Purtroppo, dal 2020 al 2023 siamo stati bloccati con queste iniziative a causa del covid, riprendendo il tutto dal 2024.

La nostra sede è in Corso Matteotti 190, nel cuore del paese, ed è di proprietà del Fondo per il sostentamento del clero. Paghiamo un affitto e abbiamo investito molto, rinnovando i locali e facendo delle migliorie. Adesso nel Circolo c’è una sala riunioni, una stanza per la Presidenza del Circolo, una stanza per le attività della Compagnia Teatrale, due stanze per le attività del Patronato ed una sala d’attesa. Complessivamente lo spazio complessivo a disposizione del Circolo è di circa 200 mq.

Collaboriamo in modo stabile con altre realtà. Ad esempio, facciamo parte del Comitato Libera 21 marzo, della Consulta delle associazioni comunali. Molto spesso sono gli altri soggetti del terzo settore che chiedono di aderire alle nostre iniziative.

Mi accennavi ad una particolarità nella storia del vostro Circolo, quale?

Attorno agli anni Novanta e per circa 25 anni, abbiamo avuto una emittente televisiva che trasmetteva nel territorio del nostro comune, si chiamava Tele Radio ACLI (TRA). TRA aveva una propria autonomia all’interno del Circolo, con un calendario di programmi televisivi. Tra i principali appuntamenti televisivi promossi, alcuni erano curati da un nostro associato, che svolgeva dei servizi intervistando personaggi della politica, del sociale, oppure che si erano distinti per azioni significative sul nostro territorio. Le trasmissioni erano soprattutto dedicate alla politica.

Questa televisione l’aveva fortemente voluta un nostro storico dirigente Sebastiano Contessa, ex Presidente di Circolo, professore si storia. Vi era un ripetitore sulla montagna, nulla di più, poi l’avvento del digitale. Ormai è storia! La TV TRA non è più operativa da parecchio tempo, purtroppo. Altra trasmissione famosa era Il Carnevale in tv. Si trasmettevano giochi, battute per allietare lo spirito, alimentare risate durante il periodo carnevalesco e sulla scia di questa iniziativa si è pensato di dare vita ad una esperienza teatrale in vernacolo sammarchese, il nostro dialetto. Quando è venuto Il Presidente Manfredonia a Foggia, gli abbiamo regalato il vocabolario sammarchese-italiano, opera di una scrittrice e divulgatrice sammarchese.

Da questa esperienza nasce la “Compagnia Teatrale delle Acli” che ogni anno organizza uno spettacolo di cinque serate con trecento spettatori ogni serata (circa 1500 persone complessive). Il ricavato viene utilizzato per le finalità della Compagnia Teatrale e per rientrare dalle numerose spese necessarie all’allestimento delle scenografie, del service dei microfoni e delle luci di scena. L’iniziativa teatrale, quindi, nasce prima del 2000, ma il suo primo vero spettacolo, come commedia in dialetto, risale al 2003. Abbiamo appena festeggiato il ventennale. Anima della Compagnia Teatrale, composta da circa 30 persone, sono Angelo Bonfitto, storico militante ed ex Presidente di Circolo, e Pasquale Accadia, che è anche Direttore provinciale del CAF delle ACLI di Foggia.

In cosa vi riconoscete Acli rispetto alle iniziative che perseguite?

Come Presidente sono chiamato ad esprimermi in pubblico e, a tal proposito, ho di solito una frase centrale che cito sempre: negli anni Cinquanta distribuivamo pasta, pane, sale e olio ed ora abbiamo i servizi di patronato, che si occupano di pratiche previdenziali con competenza e professionalità, all’interno di uno spazio di partecipazione, sociale e politica. Come 80 anni fa, il nostro “tavolo” è sempre a disposizione di tutti, di qualunque provenienza sociale o colore politico. Nel nostro Circolo chiunque può trovare accoglienza e sostegno. La cosa fondamentalmente è che ci occupiamo del prossimo e siamo fedeli al messaggio religioso. In questo soprattutto siamo riconoscibili come aclisti.

Qualche progetto per il futuro?

Al momento cerchiamo di onorare la nostra storia, di mantenere alto il livello delle nostre iniziative e dei nostri servizi di patronato. A settembre avevamo immaginato un grande evento, anche un po’ autocelebrativo, con tre giorni di convegni, presentazione di libri, per il quale volevamo anche il coinvolgimento dei dirigenti nazionali delle Acli, ma in piena stagione congressuale ci è sembrato complicato da realizzare. Se il Circolo resta così, a questi livelli operativi, di per sé già rappresenta un grande spazio di partecipazione popolare, di diffusione del messaggio aclista, con una notevole capacità di coinvolgimento delle persone.

Ci auguriamo di mantenere questa tendenza, investendo sempre più energie e competenze. Evviva Le ACLI!!!!!

CIRCOLO ACLI PAIDEIA (CROTONE). RADICI CULTURALI PROFONDE ISPIRANO IL CIRCOLO CHE CONTRIBUISCE ALLA FORMAZIONE UMANA E SPIRITUALI DELLA COLLETTIVITA’ E MUOVE BATTAGLIE A TUTELA DELLA SALUTE E DELL’AMBIENTE

A Crotone, negli anni Ottanta, si concretizza un progetto culturale che prende il nome di Associazione Paideia. Questo esperimento ad un certo punto della sua storia intreccia il proprio percorso con quello delle Acli. Il suo Presidente, Luigi Bitonti, ricostruisce il passato dell’Associazione e spiega le ragioni della fondazione di una esperienza, che affonda le radici nella tradizione culturale del crotonese.

Dice Luigi: il Circolo Acli riprende la storia quarantennale dell’Associazione Paideia che io ho contribuito a fondare e che abbraccia la dimensione culturale, sociale ed ambientale. Nata nel 1987, quindi con una storia molto lunga, poi ha trovato una caratterizzazione ideale nelle Acli, incontrandone valori ed ispirazione. Sono entrato in contatto con il Prof. Tommaso Pupa, Presidente provinciale e collega di mia moglie al Polo di Cutro, dove insegna Scienze della terra e con il Prof. E Santino Mariano: siamo amici da tanti anni. La sede del Centro di formazione delle Acli di Crotone ci ospita come Circolo e abbiamo un’ottima sinergia con il Provinciale.

Nasciamo operando nell’ambito culturale, promuovendo un serie di convegni e iniziative che hanno visto protagonisti dei docenti universitari importanti. Ci siamo avvicinati ai movimenti ambientalisti, sostenendo le tesi di Papa Francesco con la Laudato sì e con l‘altro richiamo della Laudate Deum, occupandoci delle questioni cardine dell’ecologia, del cambiamento climatico, del rispetto della natura. Il nostro obiettivo principale da subito è stato quello di provare a portare un contributo alla provincia di Crotone e alla Sila per l’elevazione morale, culturale e spirituale della popolazione dei nostri luoghi, perché noi ci ispiriamo alla grande Scuola Pitagorica e al movimento di spiritualità di Gioacchino Da Fiore. Nel nostro logo c’è la tavola pitagorica dell’antico tempio di Hera Lacinia, come simbolo della scuola pitagorica, e i cerchi trinitari di Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore, che Dante Alighieri ha utilizzato per descrivere la divinità nel paradiso. Ci sono radici culturali profonde nell’esperienza della nostra associazione, una grande idealità di cui vogliamo rendere partecipe la comunità.

In termini di azioni concrete come avete tradotto queste radici e l’idealità che vi caratterizza?

Abbiamo voluto realizzare numerosi incontri a partire dalle scuole superiori, perché il termine Paideia ha una radice greca che nell’accezione originaria assume il significato di «educazione», ed in Grecia di “formazione umana”. Per queste ragioni abbiamo ritenuto che il nostro principale destinatario fosse il mondo dei giovani, per il quale collaborare allo sviluppo della conoscenza e del sapere. Siamo stati gli unici a portare a Crotone, nel 2007, un Vicedirettore e professore emerito di fisica della Scuola Normale Superiore di Pisa, Il professor Lorenzo Foà, poi abbiamo coinvolto molti docenti della Federico II, dell’UNICAL, università della Calabria e altri. Questa per noi è stata l’impostazione primaria. Poi a questo si aggiunge l’aspetto di difesa dei diritti primari della persona, riconosciuti nella tutela della vita, della salute e dell’ambiente, scendendo in campo per quattro anni, insieme ad associazioni ambientaliste, per delle battaglie contro la costruzione di discariche e degli inceneritori, un problema molto sentito dalla popolazione. Qui a Crotone, infatti, c’è una triste realtà da questo punto di vista.

Puoi parlarmene un po', quali battaglie avete sostenuto?

Per comprendere dobbiamo fare un piccolo passo indietro nella storia e tornare agli anni Trenta quando qui vennero costruite due fabbriche che si occupavano della produzione di pannelli di zinco e di fertilizzante. Quindi Crotone nasce come unica esperienza industriale chimica e metallurgica pesante, qui in Calabria dove non c’era nulla. Questa volontà era legata alla creazione dei bacini idrici della Sila: le dighe producevano corrente elettrica a bassissimo costo e la vicinanza del porto ha attratto degli imprenditori del Nord, che avevano il sostegno delle banche; la Comit e l’industria della Bastogi, crearono per la prima volta nel nostro territorio un polo industriale. Crotone era denominata la Stalingrado del Sud, dopo quasi ottant’anni di attività industriale gestita in modo discutibile, ci hanno restituito un’emergenza ambientale molto pesante. Del resto, anche della ricchezza è stata portata in quel periodo questo va riconosciuto: nei periodi di massima produzione trovavi 5-6 mila addetti alla produzione, oltre a numerosi altri operatori che giravano attorno all’industria, un’economia florida che ha conosciuto anche un incremento demografico e urbanistico. Alla fine degli anni Novanta con la chiusura delle fabbriche il deserto e i danni. Invece di operare seriamente una bonifica del territorio, hanno portato inceneritori, centrali biomasse, come se non bastasse, in un contesto in cui facciamo i conti con una grave emergenza sanitaria, associata a quella ambientale. Noi siamo scesi in piazza, riunendo venti associazioni nella Chiesa di San Domenico, abbiamo raccolto dodici mila firme, mandando avanti una battaglia serrata che è durata quattro anni. Volevamo informare la popolazione e renderla consapevole della pericolosità di questi strumenti come gli inceneritori, considerato che da noi ce ne sono sette. Un caso unico il nostro, siamo la Cernobyl d’Italia.

Un'altra questione a noi vicina è quella della sanità allo sbando. Avevamo un ospedale nato negli anni Settanta con 950 posti, ridotto ad una portata massima di duecento posti, incapace di far fronte a tutte le necessità dei nostri luoghi. Ogni famiglia qui può contare al proprio interno un malato o un morto di tumore, è assurdo e la risposta sanitaria è del tutto insufficiente. Anche su questo vorremmo lavorare.

Come Circolo un anno e mezzo fa abbiamo sottoscritto una convenzione con il Comune di Crotone, perché vogliamo far candidare la città, con il comune della provincia e con San Giovanni in fiore, a capitale italiana della cultura nel 2028. Un impegno che non è solo di carattere culturale, ma volto a coinvolgere la popolazione in un progetto di rinascita e di presa di coscienza di un bagaglio millenario di cui la città è portatrice, provando a rimettere in luce quello che di valore e di ideale ancora esiste in questo territorio. Anche con la sede siamo abbastanza centrali, vicino il liceo umanistico “Vincenzo Gravina” e la cittadella studentesca con gli altri istituti superiori, un luogo ideale per le nostre attività.

Con l’Assessorato alla cultura stiamo lanciando un altro progetto, trattando l’argomento della filosofia e delle scienze pitagoriche in chiave moderna, attraverso dei webinar con docenti che vengono da varie università. Poi organizziamo lezioni nei licei, con astrofisici, pedagogisti, ecc.

Oltre a quello a cui accennavi, il legame con le Acli come lo vivete?

Oltre al legame con il Presidente Provinciale di Crotone, ci siamo affiliati alle Acli intorno al 2021 e ci siamo avvicinati al tema della pace, come bene supremo dell’umanità, un paio di anni fa con Mons. Tonino Staglianò, che presiede la Pontificia Accademia Lateranense. Pace che deve essere intesa come azione giornaliera dello Spirito Santo. Una fede a favore dei poveri e dei lavoratori, la fratellanza e la solidarietà nei confronti dei nostri fratelli immigrati, sono tutti aspetti che ci legano profondamente alle Acli.

CIRCOLO ACLI IL GELSO - CASTEL GOFFREDO (MANTOVA). TRASPORTO PROTETTO PER LE VISISTE, LAVORI SOCIALMENTE UTILI, GIOCHI PER BAMBINI, IL BALLO: LA FORZA DEL VOLONTARIATO AL SERVIZIO DEL PAESE

Una storia lunga oltre 50 anni quella del Circolo Acli “Il Gelso” di Castel Goffredo nel mantovano e che ora, dopo la rinascita avvenuta nel 2000, si impegna a sostegno dei diritti dei più fragili, motivato a costruire azioni in collaborazioni con altre realtà del territorio per aiutare i cittadini ad affrontare le difficoltà quotidiane. La sua proposta è ampia e guarda a fasce diverse della popolazione, intercettando bisogni e opportunità.

Il presidente Luigi Cortellazzi, con travolgente energia, ci parla dell’esperienza del Circolo:

A Castel Goffredo erano già state presenti le Acli, poi per una fase ricordo che c’è stato uno stop e il presidente che mi ha preceduto ha avuto l’idea di riportare le Acli nel paese, aprendo il Circolo. L’obiettivo è stato quello di riavvicinare gli anziani, offrendo uno spazio in cui potersi incontrare, usando il ballo come stimolo. Poi c’era il gioco delle carte e la tombola, ogni tanto, insomma, si proponeva quello che poteva essere utile almeno per le persone del paese più avanti con l’età e così si è andati avanti fino al 2003. Si tratta dell’anno in cui sono entrato io e sono diventato presidente. Ho voluto dare una scossa e creare un po' di movimento, introducendo alcune innovazioni per rendere il Circolo più vicino alle necessità delle persone. Alla prova dei fatti alcune novità a cui ho pensato hanno avuto un discreto successo, se si considera anche il passaggio dalle 80-90 tessere che avevamo, ai circa 180 soci che abbiamo raggiunto. A spingermi è stata una gran voglia di lavorare e capisco che alle volte si può far fatica a starmi dietro, ma siamo stati in grado di intercettare molti cittadini.

Quali innovazioni hai portato, quali iniziative hai immaginato che sono state, poi, realizzate?

La mia esperienza è un po' diversa. Ho sempre lavorato in ospedale e, ad un certo punto, sono andato in pensione. Mi sono sempre cimentato con il pubblico, avevo familiarità e questo approccio mi permetteva di vedere le cose in modo diverso. Mi sono attivato con l’intenzione di avviare un servizio di trasporto protetto per accompagnare gli anziani a fare le analisi e le visite mediche per supportare i soci con delle difficoltà. Quindi siamo partiti rispondendo ad una esigenza reale. In seguito, abbiamo realizzato delle attività con il supporto dei pensionati: un servizio di accompagnamento dei bambini per attraversare la strada in sicurezza, rivolto alle scuole elementari e medie, una iniziativa che abbiamo denominato “Nonno vigile”. Siamo riusciti a coinvolgere 7/8 volontari, con un impegno la mattina e all’ora di pranzo, quando i bambini escono da scuola. Ci occupiamo noi dell’attraversamento anche quando ci sono i funerali o le processioni. L’organizzazione articolata con questi tempi non è una cosa banale, inoltre abbiamo trovato il modo di coinvolgere attivamente soci che si prestano per il servizio, facendoli sentire utili.

Nella Casa albergo qui da noi, dove risiedeva una casa di riposo, avevamo trovato una stanza per riunirci e fare le attività. Ci siamo resi conto che era troppo piccola per le nostre esigenze e soprattutto era ubicata in un luogo troppo isolato; avevamo provato anche ad aprire il Patronato lì, ma era così distante e con poco passaggio che non veniva nessuno. Nel 2006 circa, grazie al supporto del Comune, ci siamo appoggiati nel Parco chiamato “La Fontanella”. Abbiamo fatto un accordo con il Comune per uno spazio che però non era gestito interamente da noi, ma insieme ad altre associazioni. Una serata era a disposizione per le nostre attività e gli altri si organizzavano per le altre. Lo spazio è al chiuso, ma con la possibilità di sfruttare l’esterno del Parco durante l’estate e svolgiamo tutte le attività aggregative e di intrattenimento in questo luogo: i tornei di scala 40 e di briscola, le tombole e il sabato e la domenica le serate di ballo. Perché noi ci siamo specializzati nelle serate musicali, quindi il week end lo hanno lasciato a noi. Il posto è talmente bello che organizziamo anche dei pranzi. Contribuiamo con il versamento di una quota di affitto e fino ad oggi non è cambiato nulla, fortunatamente.

Eravamo motivati a riprendere anche l’aspetto dei servizi, opportunità che era sfumata a causa della sede inadeguata che avevamo in passato. Quindi, con questo obiettivo siamo andati dal parroco, che ci ha riservato una stanza in paese, così abbiamo iniziato con le pratiche fiscali e di Patronato. Ci occupiamo il giovedì e il sabato anche della consegna dei sacchi della plastica per la raccolta differenziata delle famiglie del Paese; lo facciamo da circa tre anni e non è un lavoro da poco, ci vuole tempo ed un certo coordinamento, perché è a titolo gratuito e sono le famiglie che vengono a ritirare i sacchi da noi, che abbiamo un elenco dei destinatari. Il Comune offre un contributo per questa attività e noi la realizziamo in questa sede che è al centro del Paese, che nei fatti è la sede del Circolo Acli, la gestiamo noi: è davvero molto bella, tutta affrescata.

Possiamo contare anche sul servizio di alcune auto con le quali accompagniamo a scuola due bambini disabili e alle 13 li prendiamo e li portiamo a casa. Tutti i giorni dal lunedì al sabato. Siamo più di venti volontari ad alternarci, altrimenti non riusciremmo ad offrire il servizio.

Fra le iniziative più significative ricordo anche la raccolta e la distribuzione di alimenti in scadenza dagli esercizi locali a favore di persone svantaggiate, legate al progetto “Buon samaritano”, che permette di non sprecare quanto non viene consumato dalle mense scolastiche.

C’è qualche iniziativa della quale sei particolarmente fiero?

Dal 2011 siamo stati coinvolti anche nei lavori socialmente utili, quando è uscita la legge ed era possibile accedere a questa opportunità ho deciso che potevamo tentare, l’ho voluto fortemente. Abbiamo messo insieme una bella macchina organizzativa, con una forte presenza grazie al supporto di 4 persone il sabato, 3 la domenica, e 3 il lunedì e il martedì, con dei ragazzi che hanno iniziato ad impegnarsi in questa attività. In sostanza, le persone che vengono fermate dai vigili e risultano positive all’alcool test commettono un reato e devono scontare una pena con dei lavori socialmente utili. Noi li accogliamo, siamo gli unici nella provincia di Mantova a fare questo servizio, ed è bello perché abbiamo aiutato molte persone le abbiamo viste cambiare. Gli facciamo fare delle attività organizzative, per le nostre iniziative. La serata del ballo ci aiutano a preparare le sedie, poi fanno le pulizie, si occupano dell’iscrizione delle persone per la gara di briscola. Sono lavori funzionali alle attività che facciamo, non sono azioni particolari, ma coinvolgono le persone che hanno commesso degli errori a partecipare alla vita di un circolo, un’esperienza che altrimenti non avrebbero fatto. Per i volontari devo dire che qualcuno è tornato per darci una mano ma poi non restano. Il problema del ricambio generazionale e la necessità di reclutare volontari giovani è una questione che ci riguarda, come avviene per altre associazioni.

Una volta l’anno facciamo anche una tombola per i bambini, e poi mettiamo in palio una bicicletta, tutto gratuitamente. Abbiamo anche dei contatti con le scuole e collaboriamo con loro. Ci occupiamo anche della raccolta dai supermercati dell’invenduto per portarlo poi alla Caritas. Così facciamo per il pane da un fornaio della zona. Ci siamo occupati anche della formazione per volontarie e operatrici dei centri antiviolenza, insieme ad una rete di organizzazioni.

Che significa essere Acli per voi?

Siamo tutte persone che vogliono fare del volontariato, ma noi non siamo schierati politicamente, piuttosto vogliamo impegnarci nel sociale, occupandoci al limite di politica associativa concreta. Noi ci vogliamo bene tutti e abbiamo una buona comunicazione ed un ottimo rapporto con l’amministrazione comunale e la parrocchia e non è poco. Naturalmente la collaborazione è importante anche con le Acli provinciali di Mantova, siamo il Circolo più grande della provincia e io sono parte della presidenza delle Acli di Mantova. Il dialogo e forte e aperto con tutti. Dobbiamo continuare a fare il nostro mestiere con entusiasmo e forza perché siamo dalla parte della gente, sono queste le Acli.

Il circolo Acli Insieme per Paganica (L'Aquila). Sensibilità ambientale, spirito aggregativo al crocevia tra tre frazioni di Montereale

Punto di incontro di tre frazioni nel Comune di Paganica di Montereale, in provincia de L’Aquila, il Circolo Acli “Insieme per Paganica” mostra nel nome la volontà di riunire le persone, di farle sentire parte di un territorio fatto di relazioni e spazi di comunanza. Un’esperienza relativamente giovane quella del Circolo aquilano, così ce la descrive Fabio Guarnieri, forza trainante del Circolo: 

“eravamo riuniti in associazione già nel 2013 e poi, nel 2014, ci siamo affiliati alle Acli. Potremmo dire in effetti che nasciamo nel 2014 e ormai, da circa dieci anni, siamo con le Acli, rinsaldando una collaborazione produttiva. Ci siamo avvicinati per via di alcune conoscenze nel direttivo, perché ritenevamo fosse il momento di strutturarci meglio, nei confronti dei soci, per il tesseramento, ecc. Nelle nostre intenzioni c’era anche quella di aprire un bar con mescita, su cui stiamo ancora lavorando, per una questione di permessi. 

Quale è la configurazione territoriale dove il Circolo svolge le sue attività, quali caratteristiche ha?

La nostra è una particolare collocazione. All’interno del vasto comune di Paganica di Montereale ci troviamo al crocevia di tre frazioni denominate Colle Paganica, Castel Paganica e San Giovanni Paganica. Il Comune è vasto e piuttosto dispersivo, comprende se non sbaglio più di 26 frazioni. Ad esclusione dei grandi eventi, che organizziamo qui da noi, per i quali le persone si spostano, arrivando anche da molto lontano, dovevamo ragionare sulle frazioni a noi vicine, attivando iniziative per aggregare le persone intorno; quindi, le tre fazioni a cui accennavo. Per fare un esempio, la festa dei nonni che, di solito, realizziamo a fine anno ha coinvolto una cinquantina di anziani e noi abbiamo pensato a questa attività nella consapevolezza di poter raggiungere le nostre tre frazioni, anzi è rivolta esclusivamente a loro. Mentre per la degustazione della matriciana, realizzata in prossimità dell’estate, in collaborazione con un’Associazione di Amatrice che viene sul posto, si raccolgono partecipanti da tutti i paesi e anche dall’Aquila. Il Comune di Montereale non è un corpo unico, ci saranno circa 20 associazioni attive sul territorio. 

Con quali finalità nasce l’idea di questo Circolo?

Il nostro è stato da subito un bisogno aggregativo, mettendo in piedi delle iniziative, o piccole attività che potessero rappresentare una risposta sociale alle necessità della collettività, in particolare quella di ritrovarsi.

Il Comune ci ha messo a disposizione i locali di una ex scuola, con annesso giardino esterno. Stiamo rinnovando il contratto che prevedeva, fino ad ora, il pagamento di un affitto; ora questa quota viene scomputata dal costo delle pulizie che svolgiamo nelle piazze delle tre frazioni in cui ci troviamo, in occasione di feste o manifestazioni di paese, ecc. A breve, nel piazzale antistante al Circolo dovremmo riuscire ad aprire un parco giochi destinato a tutti i bambini della zona. Dovevamo partire per l’estate, anche con la mescita, ma il comune proroga il rinnovo del contratto per questioni burocratiche e quindi non possiamo neanche avviare il parco giochi. L’iniziativa del parco è partita da noi, nel momento in cui questa necessità è stata espressa da tutte e tre le frazioni a cui facciamo riferimento, ma non si riusciva a trovare uno spazio dove collocarlo. Noi con l’associazione abbiamo i servizi igienici, abbiamo tutto a norma e un piazzale molto grande di circa 200 mq; quindi, abbiamo messo a disposizione gratuitamente lo spazio, con l’accordo che i paesi potessero poi rifornirlo di giochi. Si parlava di questo bisogno da più di dieci anni e noi volevamo intervenire per la realizzazione di un bene a vantaggio di tutta la collettività.

Eravamo partiti anche con i servizi di Caf e Patronato, ma nel tempo per via dei nostri impegni non siamo riusciti a consolidare, ma ancora ci occupiamo della raccolta pratiche, che poi consegniamo al provinciale per la lavorazione.

Parlavi di un certo numero di realtà associative presenti nel vostro territorio, avete dei legami delle collaborazioni stabili?

Sì, infatti, non sono poche per un Comune come il nostro e ciascuna però opera per la propria frazione, ogni festività è curata individualmente. Non posso dire ci sia uno spirito di stretta collaborazione, se escludi i grandi eventi, per cui ci accorda e si trova un modo per lavorare in comune. Qui nel nostro territorio funziona un po' così. Qualche anno fa abbiamo dato avvio ad un concorso con le scuole per delle borse di studio, in collaborazione con altre associazioni, ma per una iniziativa molto grande. Un percorso piuttosto importante che ci ha visti coinvolti con altri, sebbene queste occasioni siano sporadiche. Si tratta del progetto “Mi sento bene nella mia terra”, frutto della collaborazione tra il Circolo ACLI “Insieme per Paganica”, l’associazione “Il cenacolo degli angeli” (soggetto capofila), l’associazione Co.me.te., l’Istituto Comprensivo “Don L. Milani” di Pizzoli, l’Università di Pisa – Dipartimento di Scienze Politiche. Un progetto a sostegno delle aree colpite dal sisma in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, per il potenziamento delle abilità di apprendimento dei ragazzi delle scuole. Quindi è partito il corso di scacchi e altro.

Quali altre attività svolgete?

Di frequente organizziamo delle giornate ecologiche e stiamo lavorando con il Comune ad un progetto sulla struttura per avviare un impianto fotovoltaico. In nostri sono paesi di montagna e siamo molto sensibili alla tematica ambientale. I lavori dovrebbero partire il prossimo anno, vediamo. A breve dovrebbe uscire un bando regionale, dove proveremo a proporre la realizzazione di un cappotto termico in modo da sostenere parte della copertura delle spese. Con il progetto delle Acli nazionali “Effetto moltiplicatore” abbiamo preso una stufa a pellet. La nostra sede è una ex scuola, quindi abbiamo delle stanze che sono delle aule, che siamo riusciti a riscaldare grazie a questa stufa, una in ogni aula. Da noi fa davvero molto freddo. Pensare però di accedere a qualche fondo e ristrutturare la sede in modo da renderla più sostenibile per l’ambiente ci sembra l’idea migliore, ma da vedere se si riesce. 

Siamo nel Direttivo circa 9 persone, ma sempre gli stessi dal 2014. Abbiamo competenze varie da giocare nel Circolo, quando si presenta la necessità. Quello che ci caratterizza è l’età media: intorno ai 50 anni, nessun pensionato e io che sono il più giovane che ho 38 anni. Da un lato è un aspetto interessante, ma anche difficoltoso perché lavoriamo tutti e il tempo da dedicare non è moltissimo. Mentre i Circoli dalla parte di Scanno sono pensionati.

Questa estate, presso la nostra sede, abbiamo attivato il Centro estivo, ce lo hanno richiesto con forza e considera che è un bel impegno in termini di energie e tempo. I genitori ci chiedono un supporto e noi cerchiamo di risponde per quello che possiamo alle necessità e questa volta mettiamo un contributo economico noi per famiglia, in modo che la retta sia accessibile a tutte le famiglie. Siamo qui per questo. Lavoriamo molto con le famiglie, con i bambini, organizzando la festa di Pasqua, poi raccontavo della festa dei nonni.

Cerchiamo di muoverci su più fasce di età perché in collaborazione con le Acli de L’Aquila abbiamo anche attivato degli screening medici. 

Dal 2014 ad oggi, quali problemi avete incontrato e ci sono state fasi difficili?

Penso che al momento la fase davvero drammatica che abbiamo attraversato è stata quella della pandemia. Per due anni non ci siamo mossi. Abbiamo pensato che davvero non ci saremmo più ripresi, ci ha sfiorato l’idea di chiudere, ma siamo consapevoli che se veniamo meno noi in questa realtà non resta niente e non possiamo permetterci di mollare tutto così. 

Il terremoto ci ha coinvolto, a più livelli ed ha scosso tutti emotivamente, ma la nostra struttura ad un piano ha tenuto, non ha avuto danni. L’impatto maggiore lo abbiamo avvertito soprattutto con il sisma del 2016 che ha influito sul turismo estivo, i nostri paesi sono popolati da turisti romani che hanno le case o i parenti qui. Tutti se ne sono andati. Economicamente è stato un grande danno, ma come Circolo non siamo riusciti ad attivarci in nessun modo. Noi collaboriamo con la proloco di Amatrice e la sera del terremoto non siamo andati alla loro manifestazione solo per caso. Dobbiamo affrontare le criticità e procedere oltre per i nostri paesi.

CIRCOLO ACLI MANDAS (CAGLIARI). UN PROGETTO DI INCLUSIONE AL FEMMINILE RIVOLTO A TUTTI, CHE RIMETTE IN MOTO UN PAESE ATTRAVERSO IL RECUPERO DELLE TRADIZIONI CULINARIE, L’ATTENZIONE ALLA SALUTE E LA FORZA DELLA PRESENZA

Nell’agosto del 2009, il Circolo Acli Mandas nasce, sul territorio cagliaritano, affiliandosi alle Acli dopo l’esperienza dell’associazione di promozione sociale che rischiava di chiudere le porte a tutti.

Rosy Dessì la sua energica presidente lo sottolinea: avevamo bisogno di avvicinarci ad una associazione seria con la quale collaborare e poter condividere le nostre idee di volontariato e del mettersi a disposizione delle persone. Per questo abbiamo dato vita ad uno spazio delle Acli. Il nostro desiderio era semplicemente fare qualcosa per il territorio e renderci disponibili, soprattutto per la categoria di persone più fragili, con un’attenzione particolare: in una realtà piccola come la nostra, che non conta più di mille e ottocento abitanti, i servizi e le opportunità rappresentano un bene prezioso, perché si sconta una grave carenza. In seguito, sono nate alcune associazioni sportive qui, ma quando abbiamo deciso di impegnarci con le Acli non c’era nulla, e quindi sentiamo di aver creato qualcosa in più. Volevamo lavorare per i bisogni dei giovani, dei bambini e degli anziani, fasce che ritenevamo trascurate.

Da cosa avene iniziato?

Ci siamo voluti lanciare nel recupero delle tradizioni antiche. Nel nostro paese abbiamo avuto un certo numero di giovani in passato, ma contando chi è andato a lavorare o a studiare fuori, di fatto quello su cui abbiamo deciso di investire è un gruppo di donne, perché le donne sono u gruppo numeroso qui, disponibili e attive. Abbiamo avuto, prima di affiliarci, un settore dei giovani che alla fine si è sciolto. Con l’aiuto di queste donne invece abbiamo creato un percorso per diffondere le ricette originali tipiche delle nostre zone, i sapori di una volta… come si dice, che sta funzionando benissimo. Il territorio offre molto dal punto di vista dell’agricoltura, della pastorizia e il recupero delle ricette è anche un modo per valorizzare i frutti della terra. Lo abbiamo pensato come un progetto di animazione aperto a tutto il paese, dal titolo “I sapori di una volta”, dove alcune donne liberamente hanno iniziato a raccontare le ricette tradizionali, recuperate dai ricordi o dalle esperienze di donne più anziane, e dopo, una volta apprese le ricette, c’è stato modo di sperimentarsi direttamente in cucina. Questa iniziativa ha avuto così successo che da un paio di anni riproponiamo lo stesso progetto e ci ha contattato anche l’istituto alberghiero. Poi ci ha coinvolto “Sardegna verde” con interviste, perché considera che le donne si cimentano in lavori di pasta fresca con il grano senatore Cappelli prodotto nei nostri luoghi, macinato con un mulino a freddo qui vicino, una perla della nostra tradizione culinaria. Bisognerebbe sentire il gusto di queste pietanze una volta preparate, l’odore del grano, è spettacolare. Con questa attività stiamo riavvicinando i giovani perché, attraverso la scuola alberghiera, abbiamo avuto molte soddisfazioni: abbiamo proposto la fregola, il pane pintau (pane artistico sardo), pietanze che ci rappresentano. Le nostre socie sono così brave e si dedicano anima e corpo a questa attività, tanto che abbiamo pensato di realizzare un video ed un reportage fotografico, per diffondere la conoscenza di quello che si fa qui e del suo valore. Le nostre proposte sul territorio sono a costo zero, i laboratori che facciamo per chi ce lo chiede sono gratuiti. Ogni richiesta viene accolta e noi andiamo sempre senza chiedere contributi, ci fa piacere venga riconosciuto a queste donne il giusto merito e il fatto che ci coinvolgano nel territorio è un segnale importante.

Quali altre attività vi caratterizzano Rosy?

La promozione della salute è un altro ambito dove ci spendiamo parecchio, attraverso lo strumento dei convegni per informare le persone e approfondire temi differenti ogni volta. Abbiamo iniziato con un incontro con l’AIRC, per i tumori, poi sulle malattie reumatiche e autoimmuni; fibromialgie e tumori al seno nello specifico. Ogni anno proponiamo argomenti diversi, con relatori di fama internazionale che vengono a parlare gratuitamente. Un contesto come il nostro è ristretto e spesso non si sa come potersi muovere quando si ha a che fare con una questione delicata come la salute, c’è disinformazione, e per questo abbiamo scelto un taglio che ci permette di rivolgerci non solo all’anziano, ma a diverse fasce di età. La salute è un bene di tutti e la disinformazione più essere un grave problema. La partecipazione è davvero numerosa: quando si ha una diagnosi di una malattia per una famiglia si apre il baratro. Una volta abbiamo fatto un incontro su leucemie e linfomi ed è stato con noi il prof. La Nasa e dopo due giorni si ammala la mamma di una nostra socia che mi contatta. Il professore ha potuto riceverla subito e il percorso da fare le era chiaro perché aveva seguito il nostro convegno. Per le fibromialgie è venuto il preside della facoltà di medicina di Cagliari. A settembre lo faremo sulle cure palliative con una sfilata di donne pazienti oncologiche in cura con questo approccio. Noi vogliamo informare su tutte le opportunità.

Ti dicevo all’inizio che anche gli anziani per noi sono un centro di interesse importante, perché qui non si fa mai niente per loro. Così abbiamo pensato di andare alle case di riposo. Facciamo la festa di fine estate dai vecchietti alla Casa di riposo con la carne arrostita alla brace, i malloreddus alla salsiccia, poi lo ripetiamo a Natale e a Carnevale. Ci chiedono anche a Pasqua, perché ci aspettano tutti gli anni come un momento fantastico. Magari sembra poca cosa, ma per loro è una straordinaria occasione per stare insieme e vivere in modo diverso un momento di gioia e allegria.

Da una serie di anni abbiamo anche la giornata dedicata ai bambini, verso gennaio organizziamo Henry Potter. Prendiamo una “location” enorme e molto bella, e poi invitiamo gli animatori che si travestono tutti dai personaggi del film. Allestiamo tutto come in una fiaba, con le pozioni magiche e il resto e ci divertiamo anche noi. Si organizzano dei giochi a squadre e alla fine ci si mette alla prova nella caccia al tesoro. Lo scopo è tenere vivo il paese, guardando a tutti. Anche la parrocchia ci ha chiesto aiuto e diamo una mano per allestire la festa padronale insieme ad altre organizzazioni. Io sono la presidente con il Circolo e il vicepresidente della festa è della proloco.

Lo spirito che anima il nostro Circolo è quello di andare in supporto di chiunque abbia necessità dal Comune, ad una associazione, al singolo, ma è un approccio a cui si è arrivati con fatica, per nulla scontato. La mentalità da noi è molto chiusa ed il Circolo a lungo è stato vissuto come una cosa propria, tendendo a restare chiuso. I soci non accettavano di buon grado di collaborare con chiunque, ma hanno dovuto capire che facciamo quello che facciamo per il paese, non per chi ci sta simpatico o antipatico. L’inclusione è il nostro obiettivo. Io sono presidente ininterrottamente dal 2009, ed è piuttosto pesante. Siamo circa una ventina a collaborare ma siamo tutte donne e inoltre c’è molta competizione tra loro: questo non sempre aiuta, qualche volta allontana le persone. Io cerco di valorizzarle, gratificandole assegnando loro ogni volta una cosa diversa da fare in modo che non si mettano l’una contro l’altra, ma possano sentirsi utili e importanti nel fare la loro parte, senza guardare a quella delle altre.

Hai raccontato poco dell’inizio della vostra esperienza, prima del 2009 quando eravate associazione, parlavi anche di un gruppo di giovani, che cosa è successo?

All’inizio abbiamo avvicinato i giovani insieme al supporto dei miei figli, in particolare due ragazzi che avevano un’associazione sportiva e una scuola di ballo. Ci hanno chiesto di usare gli spazi che avevamo. Qualcuno diceva sono piccoli cerchiamo di tenerli a freno, manifestando le consuete resistenze. Facevamo le tessere alle persone che venivano alla scuola di ballo. Questo gruppo di giovani è stato ingestibile, ogni giorno ne combinavano una nuova, fino a procurarci dei danni seri, che abbiamo dovuto risolvere con esborsi economici nostri. Una volta ci hanno consegnato la sede nuova con le scrivanie e le sedie, tutto ristrutturato; loro avevano le chiavi gli avevamo dato fiducia, entravano e giocavano con le sedie, non so come hanno bucato tutte le porte nuove, forse molta immaturità. Il locale era del Comune ed una stanza era stata messa a disposizione a noi del Circolo e i ragazzi hanno pensato bene di aprire sei estintori per gioco e la struttura era diventata un disastro. La questione è diventata seria perché noi ci dovevamo occupare della sistemazione, spendendo soldi per ripulire, oltre al tempo e alla fatica personale che tutto questo ci scostava. Ormai non mi fidavo più, quindi un po' li controllavo, portavano dentro persone non tesserate, facevano un po' di testa loro, senza curarsi delle conseguenze. Avevamo una scorta di bevande per le feste e gli eventi, siamo andati a vedere un giorno scoprendo che avevano consumato tutto, forse invitando altre persone, facendo salotto, una festa non sappiamo. Però a quel punto si sono fatti avanti tutti i soci, che già erano contrari dall’inizio e siamo stati costretti ad allontanarli.

A parte questa difficile esperienza trascorsa, quali sono le principali difficoltà che il vostro Circolo deve affrontare, nella quotidianità?

La prima in assoluto riguarda il ricambio alla guida del Circolo. Io sono presidente da sempre e faccio molta fatica, ma non riesco a trovare qualcuno disposto ad assumere questo impegno. Inoltre, tutti gli aspetti burocratici appesantiscono di molto la gestione delle attività, scoraggiando anche altri a farsene carico.

Con la Parrocchia abbiamo un buon rapporto, ma non ci possono sostenere economicamente e il Provinciale delle Acli ci aiuta, soprattutto se siamo in difficoltà; nelle Acli ci troviamo molto bene, ma le difficoltà quotidiane non sono poche. C’è molta solidarietà da parte di tutto il Paese, il legame è forte, perché se, ad esempio, organizziamo il convegno e dobbiamo far pernottare il relatore non ci fanno pagare la stanza; il pastore ci regala le pecore; oppure le magliette che stiamo prendendo per il comitato non ce le fanno pagare. Io dico sempre ai soci che il bene fatto torna sempre indietro, lavorare senza aspettarsi nulla in cambio: questo è un valore aggiunto.

Di recente è morta di tumore una nostra socia, che preparava la fregola per noi, e abbiamo riflettuto su cosa potessimo fare per lei, per ricordarla, con un gesto che avrebbe apprezzato. Così si è deciso di donare un televisore al Day Hospital dell’Oncologia di Isili, un modo per essere vicini ai pazienti in cura al San Giuseppe e allo stesso tempo onorare la memoria della nostra Mariella Tola, che prima di morire è stata seguita proprio dal servizio Oncologia. Su questo gesto è stato pubblicato un articolo sull’Unione Sarda, un quotidiano locale. Tutto ciò ha fatto bene ai soci, al paese e alla famiglia della nostra socia. Noi siamo felici di fare quello che facciamo e se ci chiamano anche da fuori Sardegna per fare laboratori noi andiamo. Sarebbe bello poterci contaminare con altri Circoli di altre Provincie Acli, conoscere e far conoscere le nostre potenzialità, scambiare patrimoni e tradizioni, nello spirito di accoglienza delle persone che ci contraddistingue, anche per il fatto di essere Acli.

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