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CIRCOLO ACLI GIOVANNI PAOLO II DI SAVA (TARANTO). IL CONTRIBUTO OFFERTO AL TERRITORIO NELLA PROTEZIONE DALLE PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI: FORMAZIONE, ASSISTENZA. UNA FUNZIONE SOCIALE IMPORTANTE NELLA PROVINCIA DI TARANTO.

Il Circolo delle Acli di Sava coincide un po' con le vicende personali di un decano delle Acli, il signor Mimmo Lomartire, che vanta una esperienza pluriennale anche come ex Direttore di Patronato. La Presidente del Circolo è la signora Cannizzaro Enza, sua moglie, ma in più di 70 anni di attività Mimmo è stato ed è ancora il cuore pulsante di questo Circolo.

“Erano gli anni 1963”, racconta Mimmo, “e le Acli qui a Sava c’erano già, ho visto la scritta su un palazzo”. Mi sono avvicinato a questo mondo, con una passione per le macchine da scrivere, per le pratiche, ed essendo disponibile mi sono offerto per dare una mano. Nel 1965, sono emigrato in Svizzera e per sei anni ho lavorato in alcune fabbriche, studiando per il diploma. Per puro caso incontrai il Direttore di Patronato di Zurigo, in un piccolo paese. Eravamo stati chiamati entrambi in consiglio comunale a rappresentare la componente italiana di quel piccolo paese. Mi disse di andare a lavorare con loro e la mia aspirazione era stata sempre quella di scrivere e partecipare, così andai a Zurigo nell’ufficio Acli. Capitai a Roma per lavoro e andai alla sede nazionale per sostenere un colloquio, al fine di capire se potessi entrare nelle Acli: così nel 1973 iniziai a lavorare a Zurigo, nella speranza di poter tornare in Italia, poi diventai Direttore di Patronato. Una volta tornato a Taranto mi sono fermato, fino a quando non fui trasferito per un po' a Palermo: le Acli da allora non le ho lasciate più.

Ho iniziato il mio percorso a Sava, con il Circolo che è diventato un punto di riferimento per l'intero territorio "orientale" della provincia jonica, in funzione dei servizi che offre, ma anche per il notevole contributo che fornisce al contesto sociale nel quale è collocato, oltre ad avere una lunga storia alle spalle. Un Circolo deve poter allargare gli orizzonti, quindi oltre alle attività di patrocinio che ho ritenuto sempre importanti, abbiamo allargato la collaborazione con il comune e l’ufficio degli assistenti sociali, avvicinandoci alle associazioni del territorio impegnate nel sociale. In particolare, collaboriamo molto con l’Avis, e da questo legame è scaturito il progetto “Ribatti”, attraverso il quale abbiamo dotato tutta la provincia di Taranto, Sava compresa, di defibrillatori; ci siamo adoperati per la formazione a tutela delle persone, per poter garantire la cardio protezione all’interno di quanti più comuni possibili. Questo ha comportato, e comporta tuttora, la prosecuzione con l’aggiornamento dei corsi di formazione e la manutenzione dello strumento, di cui noi abbiamo la responsabilità.

Qui da noi a Sava abbiamo un’associazione che si chiama “Chiara Melle” a cui ci siamo avvicinati, promossa dai genitori di una ragazza che è stata uccisa nel nostro territorio circa quindici anni fa, che ha come principio ispiratore la volontà di promuovere la cultura dell’impegno sociale e solidale. Questa organizzazione mette a disposizione delle borse di studio nell’ambito di un progetto denominato “Piccoli talenti crescono”. Un alunno delle classi primarie e secondarie viene premiato, scelto dai propri compagni, per sostenere il percorso di studi che lo attende. Iniziativa alla quale noi aderiamo. Ci siamo dati da fare con il Comune per aprire la biblioteca comunale e poi lavoriamo con l’ANFFAS, con l’associazione “Disabili insieme”. Inoltre, abbiamo i nonni vigili, gli anziani che mettono a disposizione il loro tempo per supportare i ragazzi che vanno a scuola per la strada, oppure durante le manifestazioni pubbliche, sono nostri soci.

Partecipiamo al mantenimento e alla cura della cultura nel territorio, perché abbiamo fondato un museo cittadino per le attività produttive e c’è un museo orientale-biblioteca che è al convento, gestito un tempo da Padre Giocondo, che è stato nostro assistente spirituale, per quarant’anni. Lui volle fortemente che il Circolo fosse impegnato in queste attività con il museo. Solo un aneddoto per ricordare come è ripartito il nostro Circolo: all’inizio lui Padre Giocondo mi chiamò e mi disse: ora sei tu qui a Sava che stai facendo le Acli? Gli risposi affermativamente e mi porto da lui, aprì una cassapanca dove dentro c’era una bandiera piegata orlata in oro, che si può vedere in fotografia, con il simbolo delle Acli. Questa è l’immagine della nostra rinascita, io la conservo ancora qui.

La storia del Circolo di Sava è legata ad una chiesetta, La Madonna di Pasano, il luogo del prodigioso masso. Nei fatti si racconta che qui sia avvenuto il miracolo della "caduta del masso dall'alto" che liberò lo schiavo. Quest’ultimo era stato incatenato dal suo proprietario e pregò la Madonna di essere liberato, in cambio offrì la sua disponibilità a convertirsi. In quel momento, da non si sa dove, un masso cadde dal cielo e lo liberò. Ricorre una manifestazione in memoria di questo evento significativo e noi la gestiamo insieme alla proloco.

Quale rapporto c’è con le Acli qui nel territorio?

Le Acli qui sono tra le poche associazioni che hanno le idee chiare, pur mantenendo una propria autonomia. Io mi riconosco in questo. Le Acli mi hanno dato molto e credo di aver restituito tanto. E’ stato importante stare vicino alle Acli nei momenti di difficoltà. Sono vicepresidente vicario delle Acli di Taranto quindi il mio contributo non si esaurisce con il Circolo. Essere nelle Acli è fondamentale.

CIRCOLO ACLI “IL CROTTO” DI GARLATE (LECCO). LA SOLIDARIETA’ AL CENTRO: BUONI SPESA PER LE FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’

Siamo a Garlate, in provincia di Lecco, nel Circolo Acli, settantacinque anni lo scorso maggio e non sentirli! Dall’alto dei suoi due mandati conclusi da Presidente, Roberto Manzocchi ci racconta questa realtà, di cui si rintracciano le origini attorno agli anni 1949, dopo la caduta del Fascismo, quando un gruppetto di ferventi cattolici Polvara Alessandro, Maggi Costante e Panzeri Angelo fondano il Circolo ACLI di Garlate. “Questi primi Aclisti”, dice Roberto, “animati da una crescente sensibilità per l’impegno sociale e politico, ampliarono la loro attività anche nella realtà dell’Amministrazione Comunale, svolgendo un lungo servizio di volontariato in favore della comunità”.

Fino al 2001il Circolo poteva contare sulla presenza di un bar e di un campo da bocce, ma per problemi strutturali abbiamo dovuto rinunciare, a causa di un grosso investimento che si richiedeva per risistemare gli spazi. Non avevamo le somme necessarie e anche i volontari iniziavano a scarseggiare, così la parrocchia ha ripreso i locali e oggi noi siamo sistemati in uno spazio dato in dotazione dal Comune: questa posizione strategica ci permette di lavorare con i servizi sociali, che sono a pochi passi, abbiamo una buona collaborazione con gli addetti comunali e io sono Consigliere comunale, quindi, si riesce a fare le attività in sintonia.

In quali attività vi siete coinvolti in prevalenza?

Ci troviamo in un paese molto piccolo, di circa 2.500 abitanti, in un territorio che prevede la presenza di un oratorio, una polisportiva e qualche altra realtà. Noi dal canto nostro svolgiamo circa due assemblee l’anno su vari temi e, in particolare, con il gruppo missionario adozioni a distanza, con il quale abbiamo una stretta collaborazione. Abbiamo organizzato degli incontri uno sull’intelligenza artificiale e uno sui migranti, invitando dei relatori, dei docenti.

Prima del covid, ci occupavamo dell’iniziativa chiamata “l’Armadio del cuore” attraverso la quale si raccoglievano abiti usati per la distribuzione a coloro che ne avevano bisogno, promuovendo lo scambio di vestiti. La pandemia ha reso questo servizio impossibile, a causa delle eccessive richieste, delle normative che imponevano di disinfettare gli indumenti e, allora, quello che raccogliamo lo affidiamo alla Caritas del paese vicino, considerato che abbiamo la stessa parrocchia. Ci occupiamo del servizio ma in modo diverso rispetto a prima.

Ormai da una serie di anni, attiva è la collaborazione con il supermercato locale, diventato CRI, per una iniziativa di solidarietà, un gesto di aiuto per le persone in difficoltà, promossa da noi: raccogliamo fondi tramite l'acquisto di buoni da 5 euro, che facciamo stampare, presso il supermercato ex Garland-Sisa di Garlate. Le persone che fanno la spesa acquistano, versando la somma per questa attività benefica che viene pubblicizzata con dei volantini. Poi io passo una volta al mese e ritiro i buoni che, tramite la parrocchia oppure i servizi sociali, sono distribuiti tra i molti bisognosi presenti sul territorio. Ne diamo diversi a famiglia, in base alle condizioni di partenza, alla numerosità del gruppo familiare, ma solo per acquistare beni di prima necessità. Circa 400 buoni pasto all’anno riusciamo a metterli insieme, di più verso Natale e Pasqua.

Altre iniziative non riusciamo a realizzarle, magari collaboriamo ad iniziative di altri. Siamo in sei nel consiglio e poi dipende dalle situazioni. Da noi vengono soprattutto anziani, quelli che vengono da anni. Dopo il covid ci stiamo riprendendo un po', ci proviamo, e le Acli provinciali ci supportano anche economicamente e con loro partecipiamo ad alcune iniziative. Anche il comune ci offre qualche contributo. Poi da noi ci sono anche i servizi, ma per il Patronato solo la raccolta dei documenti per le pratiche.

CIRCOLO ACLI GRUMO - SAN MICHELE D’ADIGE (TRENTO). UNA “VETRINA” DELLA CURA: SENSIBILITA’ AMBIENTALE, LEGAMI CON IL TERRITORIO E PRESENZA CHE GENERA VALORE.

Sorti sulle rive del fiume Adige, Grumo e San Michele, sono paesi testimoni della nascita del Circolo Acli nella provincia trentina. Mara Vicentini ci parla di quelle origini e del ruolo che questa esperienza ha assunto nel tempo in un territorio ricco di una cultura tramandata da generazioni.

Sono in Acli da Trent’anni, e le Acli le ho sentite vicine da subito, molto in sintonia con il mio modo di fare e di vedere le cose, in particolare nel famoso slogan “sentinelle del territorio”. Ormai siamo arrivati praticamente agli Ottant’anni del Circolo, costituito nel 1948 da un gruppo di giovani volontari, ma ricordo il Settantesimo, dove facemmo qualche ricerca sulla storia, sulla nascita, e in alcuni documenti si ricorda che “solide basi poggiavano su quel collante di mescolanza dei sani principi, con l’apporto di tante persone valide volenterose e capaci”. Questa è stata la nostra realtà dall’inizio, che rispondeva alle esigenze dei bisogni primari della collettività, necessità impellenti proprie di quel periodo storico.

La nostra è una comunità di circa 3.000 abitanti, un tempo erano molto meno, e abbiamo intrapreso la strada della cura del tempo libero e le iniziative divulgative, complice anche un po' il livello di benessere che si stava diffondendo. Ci siamo attivati nel promuovere corsi di approfondimento, soprattutto mirati all’ambito dell’agricoltura, considerata la nostra vocazione, e conferenze a tema. In particolare, dopo gli anni Ottanta, c’è stato un investimento su ambiti “un po' più in chiave moderna” mi viene da dire come la salute, l’ecologia, l’ambiente, la formazione e il lavoro, senza trascurare il tempo libero. Ai giorni nostri, mi piace ricordare, che è stata proprio la storia del nostro Circolo ad insegnarci che la rete, il gruppo, l’unione e l’entusiasmo delle persone messe insieme, fanno la differenza. Le Acli, lungimiranti nella visione, si sono attivare per costruire nuove traiettorie di sviluppo, rinsaldando legami con altre realtà associative del territorio, anche organizzando incontri periodici, cercando di ricostruire quel tessuto associativo che all’inizio era supportato dall’esigenza di stare insieme per rispondere ad esigenze incalzanti.

Puoi descrivermi, Mara, le principali attività che avete realizzato nel tempo?

Quando si organizzano le sagre del Paese noi ci siamo sempre. Uno dei nostri compiti e la sensibilizzazione verso le tematiche ambientali, promuoviamo la giornata ecologica, facendo alleanze anche con la comunità di valle, dove raccogliamo rifiuti, anche ingombranti e sensibilizziamo verso l’uso della plastica e altro. Fra gli obiettivi di questa manifestazione, organizzata in collaborazione con altre realtà del territorio, c’è lo sviluppo di una nuova consapevolezza e cultura ecologica, espressa attraverso comportamenti responsabili quali il rispetto dell’ambiente, del bene pubblico, l’incentivazione di una corretta raccolta differenziata e del riutilizzo di tanti utensili e prodotti, nonché la lotta agli sprechi.

Abbiamo organizzato una mostra che grazie ai linguaggi dell'arte si è proposta di lasciare il segno nelle coscienze dei singoli, di indurre a riflettere su quanto di prezioso abbiamo e preservarlo. Ci siamo cimentati nell’evento “Donne protagoniste”, una quattro giorni di mostre, teatro, tavole rotonde, danza, presentazioni di libri, musica, laboratori e dimostrazioni, con il Distretto famiglia Rotaliana Königsberg e in collaborazione con il Comune e il METS – Museo etnografico trentino San Michele. Poi abbiamo lavorato alla formazione delle badanti e ogni occasione per noi è uno stimolo per fare attività, compresa la serata con contenuti politici. In assemblea ho chiarito che dal mio punto di vista i principali obiettivi sono: la sensibilizzazione verso le questioni ambientali, il supporto alle attività delle istituzioni locali, le camminate naturalistiche fatte insieme, per conoscere il territorio e tessere relazioni, la formazione e l’informazione su temi di interesse locale, la creazione di connessioni per diventare un punto di riferimento per le persone in difficoltà.

Con l’intenzione di creare occasioni di condivisione e conoscenza ci siamo inventati anche il “caffè di comunità”, un momento di incontro fra persone del paese, che consumando del cibo e del caffè insieme, trascorrono del tempo generando relazioni. Oppure abbiamo realizzato iniziative di lettura di brani, di poesie, con un gruppo spontaneo nel nostro magico territorio. Le idee e le occasioni non mancano, sebbene si faccia fatica e spesso si è in pochi a realizzare tutto questo.

Siamo 165 soci circa e abbiamo una sede che ci ha messo a disposizione il Comune, con una caratteristica particolare: una vetrina che è visibile da una strada del paese. Noi con questa vetrina allestiamo uno spazio riconoscibile dalla strada, dove esponiamo i messaggi e le locandine dei talenti di cui è portatrice la nostra comunità. Ci interessa creare contatti, promuovere uno scambio portando a conoscenza di tutti la disponibilità e la bravura di chi è capace in un’attività, come ad esempio l’uncinetto, le sculture di legno, chi si occupa del riuso. Le persone, anche chi non è socio, vengono a conoscenza di quello che il paese offre, facendo incontrare interessi, esigenze, necessità. Adesso, una scuola ha partecipato ad un percorso, il cui tema principale era il prendersi cura. I ragazzi hanno fatto dei lavori, dei disegni e io ho preso contatti con la scuola e abbiamo fatto un momento di presentazione dei lavori, esponendoli poi nella nostra vetrina. Coinvolgiamo le scolaresche anche nelle camminate e abbiamo fatto formazione nelle scuole, ad esempio, sul comportamento da tenere nei boschi e altri temi ambientali.

Quali sono dal tuo punto di vista le principali difficoltà che dovete affrontare?

Le principali difficoltà per me riguardano l’opportunità di mettere insieme un direttivo. Io ho mille entusiasmi, poi mi accordo che è difficile tirarsi dietro le persone, spesso si accontentano di fermarsi un passo prima. Adesso sono riuscita a coinvolgere alcune persone, magari anche spot, in modo che possano supportare le attività su oggetti specifici: ad esempio una maestra in pensione a cui chiedo di tenere i rapporti con le scuole, oppure una vetrinista a cui ho chiesto di allestire la nostra vetrina del Circolo. Molto bravo è il nostro agro ecologo: lui sente molto la comunità ed è presente in tutti i modi, fornendo stimoli e proposte per realizzare l’orto, le camminate, la formazione, ecc.

Invece se dovessi mettere a fuoco il vostro tratto distintivo, una vostra caratteristica cosa diresti?

La nostra caratteristica è quella di essere sensibili alla comunità, anche nei rapporti con l’amministrazione comunale loro sanno che ci siamo. Le persone ci riconoscono nel paese grazie alle attività consolidate che svolgiamo da tempo. La giornata ecologica ne è un esempio: nata così, come una giornata pensata per una particolare iniziativa, si è sviluppata diventando poi la settimana ecologica, oppure il week end, dove si realizza una raccolta dei rifiuti, insomma cose semplici, che però ci hanno permesso di ampliare i contatti. Abbiamo un legame con una squadra di calcio grazie a questa trovata ed è bellissimo perché è un modo per coinvolgere dei giovani. Magari con l’occasione della giornata ecologica organizziamo una serata come quella che abbiamo pensato per informare sulle CER, come quella che è stata creata qui da noi. Questa sensibilità ambientale ci distingue molto.

La Cassa di risparmio di Trento ha messo a disposizione un contributo, minimo nulla di eccessivo, ma l’aspetto interessante è stato quello di promuovere idee da organizzare con almeno tre associazioni; questo ci ha offerto l’opportunità di coinvolgere i tre circoli della Rotaliana, difficile da spiegare, siamo in un bacino dove siamo tutti e tre. Potrebbe essere il modo per investire sullo sviluppo del territorio, facendo leva sul turismo, ma non da soli come Circolo. Provare ad offrire un tocco di ospitalità in più, valorizzando la bellezza, poter esserci collaborando con gli altri, questa è una bella sfida. Siamo in contatto con il Consorzio turistico rotaliano. Insomma, ci si prova, le prospettive ci sono.

Come sono i legami con le Acli?

Le Acli provinciali ci supportano molto per ogni necessità. Le Acli sono un’associazione generalista, a largo raggio, non siamo quelli del calcio o del ricamo, siamo molte cose, è questo è un valore. Se si iniziasse a settorializzare eccessivamente non credo si riuscirebbero ad avere gli stessi riscontri che abbiamo oggi.

CIRCOLO ACLI BARRAFRANCA (ENNA): DALLA SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO ALLE INIZIATIVE AGGREGATIVE E RICREATIVE, UN CIRCOLO E LA SUA STORIA, AL SERVIZIO DEL TERRITORIO E DELLA CITTADINANZA.

Siamo nel cantone sudoccidentale del territorio della provincia di Enna, contesto collinare a vocazione agricola, e a Francesco D'Auria, presidente del Circolo di Barrafranca, chiediamo di narrare le vicende storiche entro cui si traccia il cammino di questa realtà delle Acli, che nasce dalle radici profonde delle tradizioni siciliane.

Francesco, puoi raccontarci in che modo la storia del Circolo di Barrafranca è legata ad una delle vicende produttive e occupazionali che, a partire dagli anni Sessanta, ha segnato la comunità del vostro territorio?

Parlando delle Acli di Barrafranca, prima della nascita vera e propria del Circolo, posso dire che è stata percorsa una strada piuttosto lunga, che risale agli anni ’65, quando inizia l’impegno nel promuovere il lavoro e i lavoratori, al cuore della missione delle Acli, sebbene qui, nel nostro territorio, grande spazio ha occupato la questione della tutela della salute dei cittadini barresi, affianco a quella del lavoro. Ci troviamo a circa 25/30 km dalla miniera di Pasquasia, ormai dismessa da tempo, ma che in passato, attorno agli anni Trenta, era il centro del giacimento di silvite (cloruro di potassio), quindi del sale, e successivamente dell’estrazione della kainite (solfato di potassio). Questa realtà non coinvolgeva solo la provincia di Enna, ma tutta la Sicilia, se non addirittura tutto il Sud Italia. A partire dagli anni Sessanta, si può parlare di un complesso industriale produttivo e vitale, che ha rappresentato una delle più importanti fonti occupazionali per la provincia di Enna e Caltanissetta, sebbene le condizioni dei lavoratori, anche in termini di tutela della salute, fossero piuttosto precarie. Le Acli nel territorio di Barrafranca entrano in gioco per farsi carico delle richieste dei lavoratori e sostenere la loro battaglia. Parliamo di un percorso, fatto di vicende e intrecci storici, che ha attraversato tre decenni circa, fino alla controversa sospensione delle attività, intorno agli anni Novanta, con le relative casse integrazioni e la perdita dei posti di lavoro. Si conclude un’esperienza lavorativa e per tutti i disoccupati, la realtà associativa Acli di Barrafranca diventa un importante punto di riferimento, perché contribuisce allo sviluppo e al benessere dei cittadini. L’impegno delle Acli, in questi anni, si concretizza sempre di più nella tutela dei diritti e si investe nel futuro del terzo settore all’interno della comunità di Barrafranca, consolidando il proprio mestiere. Ecco questo un po' il percorso nel tempo. Una storia che costruisce il terreno fertile su cui poggia le basi la nascita del Circolo di Barrafranca.

A partire da questo excursus storico, quali fasi hanno scandito la nascita e lo sviluppo del Circolo di Barrafranca?

Il 2009 è una data importante per il Circolo e per me: coincide con il pensionamento di mio padre Giuseppe D'Auria, maresciallo dei carabinieri. A quei tempi Nicola De Luca, l’allora presidente delle Acli provinciali di Enna, si cimenta in una riorganizzazione, investendo in un maggiore radicamento delle Acli nella provincia di Enna. Mio padre assume l’incarico di presidente di Circolo, con il supporto dei volontari locali di Barrafranca. Siamo un piccolo comune allargato, di circa 13.000 abitanti, persone attive e volenterose. Questo impegno segna quella che potremmo definire la vera nascita del Circolo di Barrafranca, con l’esperienza di mio padre, una figura di spicco del territorio, rispettata, un vero punto di riferimento che, in virtù del ruolo ricoperto nel suo lavoro, è sempre stato visto come un simbolo di supporto. L’arma dei carabinieri lo ha reso riconoscibile e fidato e da quel momento la sua credibilità è al servizio del Circolo Acli di Barrafranca.

Poi non posso dimenticare il 2016, un’altra data significativa, perché assistiamo ad un cambio direzionale nella presidenza provinciale con Notararigo e, in questa fase, io sono diventato presidente di Circolo di Barrafranca con incredibile soddisfazione, una importante esperienza di crescita personale e professionale. Un impegno crescente il mio, nell’organizzare e coordinare gli eventi, nell’interagire con i volontari e con le istituzioni locali. Il Circolo Acli ha espresso anche degli esponenti politici autorevoli: un nostro socio, l'avv. Totò Marchì, che è anche l'attuale Presidente dell'Enaip Enna Impresa Sociale. Lui è diventato sindaco per ben due mandati e anche altri nostri due esponenti delle Acli  hanno partecipato alla politica amministrativa. L’obiettivo è sempre stato uno quello di agire in prima persona e mettersi in gioco per il cittadino, affinché sia tutelato e sostenuto.

 

Quali attività sono state realizzate dal Circolo?

Il Circolo si è distinto con molte attività, ma ci tengo a dirlo, iniziative che non coinvolgono solo i pensionati, bensì giovani attivi e capaci del nostro comune, lo affermo con una punta di orgoglio. Barrafranca è un comune che si trova in una posizione centrale, a circa 40 km dalla Provincia di Enna, vicino ai comuni di Valguarnera, al Bosco di Floristella, al Parco Ronza. Nel nostro paese amiamo fare delle escursioni oppure camminare, trascorrendo il week end con le famiglie nei boschi. La vegetazione è fitta e si usa raccogliere funghi senza però possedere, il più delle volte, alcuna conoscenza sulle diverse tipologie: avvelenamenti e intossicazioni erano la conseguenza immediata di questa pratica, purtroppo esercitata nell’incapacità di distinguere i funghi commestibili dagli altri. Come Circolo ci siamo attivati per promuovere maggiore sensibilità nei confronti di questa attività e una corretta informazione, approfondendo la conoscenza dell’ambiente e la micologia. Non significa diventare esperti, ma saper distinguere i funghi, muovendosi nell’ambiente. I comuni rilasciano anche un patentino per il riconoscimento dei funghi, ci è sembrata un’azione importante farlo rilasciare. Abbiamo coinvolto degli esperti per fare delle lezioni e, inoltre, abbiamo promosso delle escursioni in questi boschi. Da questa occasione sono nate delle iniziative di convivialità attorno ai funghi raccolti, modi diversi per stare insieme, cercando di lavorare anche sull’educazione al rispetto e alla tutela dell’ambiente.

Altro fiore all’occhiello del Circolo sono le nostre gite organizzate, per far conoscere il territorio e le bellezze della Sicilia orientale come Modica, Siracusa, fino ad arrivare Catania e nel palermitano. Questa attività viene svolta in collaborazione con le Acli provinciali e coinvolge altri circoli del territorio. Il Circolo di Barrafranca è diventato un faro, perché ci siamo fortificati anche grazie all’azione dei servizi, dell’Enaip ad esempio e poi abbiamo il primato come assistenza di Patronato. Siamo aperti a tutti e vogliamo offrire opportunità alle persone su molteplici fronti e questo ci ha assicurato la fiducia dei cittadini. Barrafranca nasce come un comune prettamente agricolo e come Circolo assistiamo 50 produttori agricoli. Riguardo l’Enaip, io sono un tutor formatore e come Circolo Acli lavoriamo in sinergia sugli aspetti dell’obbligo formativo e sull’accompagnamento al lavoro. Non sempre è facile, ma ci adoperiamo per le persone e cerchiamo di fare del nostro meglio per garantire al territorio una presenza costante e consolidata.

CIRCOLO ACLI E. ARADELLI DI SEMINO’ - ZIANO PIACENTINO (PIACENZA): UN POSTO PER CONDIVIDERE ED ACCOGLIERE LE PERSONE, L’IMPEGNO PER COLTIVARE RELAZIONI E TENERE IN VITA LE TRADIZIONI DEL PAESE.

A Roberto Molinelli Presidente del Circolo E. Aradelli di Seminò nel piacentino, chiediamo di parlarci della loro esperienza:

Il nostro Circolo si trova fuori Piacenza, a circa ventidue km dalla città, posizionato sulle colline della Val Tidone, sulla punta dell’Emilia, appena un po' più in là c’è l’Oltrepò pavese, c’è la Lombardia. Ci troviamo in un piccolo paese di 250 abitanti e potevamo contare sulla presenza di un solo bar gestito per un certo numero di anni da due vecchietti che, ad un certo punto, hanno voluto interrompere. Nel frattempo, il nipote degli anziani ha deciso di aprire un bar da un’altra parte non qui, ma in un paese vicino. Il Circolo Acli lo avevamo fondato già, ma poi per una serie di vicissitudini abbiamo chiuso il bar, pur restando attivo il Circolo. Ci siamo costituiti nel 1992 e ci siamo trasferiti in un altro edificio in affitto nel 1998, dopo sei anni. Intendevamo restituire alla collettività un luogo di scambio, così io e altri due, collaboratori con me, abbiamo affittato una casa da alcuni nostri amici agricoltori. Nelle nostre zone si produce vino, si può trovare un discreto numero di cantine, e tra i coltivatori ci sono le persone che ci hanno messo a disposizione lo spazio. Abbiamo chiesto un supporto alle Acli per comprendere come poterci muovere. Da quando ci siamo spostati abbiamo riaperto il bar, una grande conquista, arrivando ad un numero di circa 230 soci, tra alti e bassi, creando un ambiente accogliente anche per i giovani che vengono anche dai paesi limitrofi, perché possiamo contare su un giardino molto ampio, che mettiamo a disposizione dei ragazzi, lasciandoli liberi di stare quanto vogliono, sebbene sappiamo che la loro a volte è una frequentazione saltuaria. Lasciare i giovani liberi di vivere un luogo in cui sentirsi accolti è importante ed è l’occasione per coinvolgerli, fargli vivere delle esperienze che uniscono. Potrebbe essere l’opportunità per trattenerli.

Insieme alle attività del bar, avete dato il via a iniziative aggregative che ruotano attorno allo spazio a vostra disposizione?

Su questo aspetto dobbiamo affrontare un problema. Ci troviamo in una situazione critica, perché gli amici che ci hanno affittato la casa la rivogliono indietro, forse per un figlio che si sposa e abbiamo la scadenza ultima del 2026 per lasciare il posto. Ci siamo un mossi, individuando la disponibilità di un locale della parrocchia un po' fatiscente, che però, con un po' di buona volontà, vorremmo provare a ristrutturare completamente. Le nostre iniziative prevalenti riguardano l’organizzazione di due feste all’anno: una è quella di San Miniato del 25 ottobre e quella della Madonna del Carmelo a luglio. Durano quattro giorni, noi prepariamo da mangiare e nonostante le difficoltà burocratiche crescenti riusciamo ancora a farle.

Dunque, con qualche soldino vorremmo poter mettere mano alla nuova sede e sistemarla prima di lasciare l’altra: un locale della parrocchia che ci sarà dato ingestione come Circolo Acli, io credo potrebbe restare a noi almeno trent’anni, insieme ad un ettaro di terreno adiacente, uno spazio dove finalmente poter organizzare le feste. La collocazione al centro del Paese, vicino la chiesa, è ottimale, anche se la festa di San Miniato è più piccola, ma per l’altra lo spazio è essenziale. Grazie a questa sistemazione potremmo pensare anche di fare altro.

Con il ricavato di alcune feste abbiamo anche dato dei contributi per delle cause specifiche, per il covid, ad esempio, alla Croce Rossa; un po' di tempo fa eravamo vicini ad una suora, che ora purtroppo è morta, e mettevamo a disposizione delle somme per la sua struttura a Chiavari, dove accoglieva ragazzi orfani o con delle difficoltà. Quando potevamo facevamo delle donazioni importanti. Una volta all’anno andavamo a Chiavari per la nostra donazione.

Da quando abbiamo riaperto il bar, da venticinque anni, ci siamo affidati ad un gestore che si occupa di tutte le questioni: non sono molti gli anziani che frequentano il bar, sono soprattutto giovani con i quali, fortunatamente, non abbiamo mai avuto problemi, come capita di sentire da altri. Io preferisco che stiano al bar, dove c’è anche una sorta di supervisione, piuttosto che in giro non si sa dove a bighellonare. Se pensi che non abbiamo più neanche il prete, magari ecco qualcuno viene solo la domenica, se chiudiamo il Circolo Acli e il bar, qui non resterebbe più niente. C’è un ospedale a 7 km da qui a San Giovanni che però è una cittadina più grande e a circa 3 km una farmacia. Ci siamo resi conto come in altri comuni vicini i Circoli hanno chiuso e non è rimasto molto, mentre noi resistiamo. Così alcune persone vengono da noi anche da altri paesi, perché siamo sempre aperti, anche grazie ad alcuni volontari con cui ci scambiamo. Siamo riusciti perfino a mettere la tv, per le partite, per aggregare un po' di più. La domenica dopo la messa vengono tutti a fare l’aperitivo: è bello potersi ritrovare in questi momenti, avere un posto dove andare, dove stare.

Inoltre, da un po' di tempo vengono da noi delle donne che fanno l’uncinetto. Da un paio di anni, hanno creato un gruppo di 15 donne, giovani, e si ritrovano da noi che mettiamo a disposizione il locale per apprendere l’arte del lavorare l’uncinetto. Con il covid abbiamo fatto fatica come tutti, ma adesso ci siamo ripresi. Adesso siamo 4/5 consiglieri coinvolti in questo progetto e pensiamo di dover investire adesso, anche sul nuovo locale, quando avremo gli spazi nel 2026, altrimenti non lo faremo più e per il paese è fondamentale.

I legami con le Acli come sono?

Le Acli ci sostengono in questa impresa e se abbiamo problemi possiamo contare su di loro. Vengono da noi, la segretaria, ad esempio, molto spesso e poi non mancano alle nostre feste. Prima andavo e tronavo io da Piacenza. L’importante è che questo che il Circolo sopravviva, per me è una missione. Ci siamo avvicinati per l’idea che hanno le Acli dello stare insieme, di aggregazione. Per aprire un circolo Acli è necessario essere disposti a condividere, a fare l’interesse del paese, delle persone.

CIRCOLO ACLI LIGOSULLO (UDINE): IL PIACERE DI RITROVARSI INSIEME E RESTITUIRE L’IMMAGINE POSITIVA DI UN PAESE VIVACE GRAZIE ALLA PRESENZA DEL CIRCOLO ACLI

Nel comune più piccolo della Carnia, nel 2018 viene alla luce il Circolo Acli di Ligosullo, insieme all’inaugurazione dell’unico bar del paese, una realtà che ad esclusione di una trattoria, non vanta la presenza di altri esercizi pubblici. “Una borgata di poche anime” la definisce Giorgio Morocutti, il vicepresidente del Circolo, il cui unico bar ha chiuso i battenti diversi anni prima, lasciando una realtà senza spazi di condivisione e socialità.

A cosa avete pensato?

In totale non più di 650 persone considerando l’accorpamento di due comuni vicini, quello di Ligosullo con Treppo Camico, senza alcun luogo di ritrovo per animare la vita del paese. Allora contatto le Acli e il presidente provinciale di Udine mi illustra le opportunità di aprire sia un bar mescita, sia uno spaccio. Entrambe le ipotesi facevano al caso nostro rispetto agli obiettivi che ci eravamo prefissi. In primo luogo, dare agli anziani la possibilità di rifornirsi di generi alimentari e di prima necessità nelle vicinanze attraverso uno spaccio, risparmiandosi la fatica di scendere verso il primo centro utile a sette km di distanza. In secondo luogo, volevamo un punto di riferimento per le persone dove bere qualcosa, parlare e riscoprire il piacere di stare insieme. Così abbiamo deciso di avventurarci inaugurando il tutto nel 2018 con due volontari. Il Circolo è aperto tutti i giorni dal lunedì al sabato e venerdì sera dalle 17 in poi e anche il sabato stesso orario, fino a notte tarda, perché da noi si fanno le ore piccole. Andiamo d’accordo e amiamo divertirci, quindi spesso si va oltre le 23, che sarebbe l’orario di chiusura. Questa proposta sta funzionando molto bene anche e soprattutto grazie all’impegno dei volontari che coprono le quattro ore della mattina e quelle serali.

Lucia è la presidente del Circolo, una ragazza giovani di circa 25 anni, mentre io sono il vicepresidente all’epoca ero amministratore comunale, e abbiamo un direttivo. Ad essere coinvolti in modo continuativo e attivamente siamo in sette. Poi se manca qualcuno ci si riorganizza e si copre con gli altri, questioni che affrontano tutti i circoli di questo genere.

Cosa ha riscoperto la vostra comunità grazie alla nascita del Circolo Acli?

Di sicuro è stato bello poter riscoprire il piacere di stare insieme, sapere di poter tornare la mattina, la sera, quando si desidera in un luogo che ciascuno sente un po' il proprio, per chiacchierare, tenersi compagnia, organizzare qualche evento. Poter contare su qualcosa nel vuoto che dominava non ha prezzo. La gioia di ritrovarsi nasce anche dall’aver individuato uno spazio, una stanza, come sede del Circolo, davvero molto bello a vedersi e in armonia con il paesaggio dei nostri luoghi quello della montagna. Abbiamo ricostruito un ambiente caloroso e familiare, accogliente che si presta bene allo scopo. Le persone si fermano a giocare a carte oppure, di recente, è stato inserito il calcio balilla e l’anno scorso abbiamo fatto un torneo, con molta partecipazione. Sappiamo però che deve esserci sempre uno o due persone almeno che trainano, altrimenti non si riesce a concludere niente.

Organizziamo anche delle piccole serate musicali a tema, serata di liscio oppure con il dj, o anche di musica melodica italiana con la chitarra e qualcuno che viene a suonare, anche questo momenti riscontrano grande apprezzamento. Ci sono degli eventi che invece realizziamo in esterna, come ad esempio, un memorial in alta montagna che per noi ha un grande valore, dove organizziamo da mangiare e da bere. Insomma, tutto è funzionale allo stare bene della nostra comunità. Ci occupiamo anche della realizzazione della sagra di paese, con una grigliata e un concerto musicale, e siamo operativi per la cittadinanza ma non solo, perché soprattutto nel periodo da giugno a settembre da noi arrivano persone da fuori: chi inizia ad acquistare case per trascorrere le vacanze qui, oppure parenti di chi viveva nel nostro paese ed è andato via, ma ritorna per l’estate. Con queste occasioni il paese rivive e noi siamo al centro di questo evento, che contribuisce ad alimentare la partecipazione, la vitalità. Poi c’è il bar, lo spaccio, possiamo dare un servizio e restituire un’immagine del paese positiva e vivace.

Cosa vi lega alle Acli?

Io le conoscevo prima e volevo lavorare per offrire un servizio sociale agli anziani tramite un bando, poi però bisogna rendersi conto che i volontari che possono impegnarsi non sono molti e non puoi chiedere troppo alle poche persone che si attivano e magari sono persone che lavorano. Con le Acli abbiamo pensato a delle altre cose e anche con i Circoli vicini abbiamo buoni rapporti e disponibilità, bisogna fare però i conti con le forze che abbiamo.

CIRCOLO ACLI SAN GIUSEPPE DI SAN MARCO IN LAMIS (FOGGIA). SPAZIO DI PARTECIPAZIONE POPOLARE, DI FORMAZIONE E AGGREGAZIONE: DALLA CULTURA POLITICA, AL TEATRO, ALLA SOCIALITA’, UN LUOGO DOVE TROVARE SOSTEGNO E ACCOGLIENZA.

Il Circolo San Giuseppe di San Marco in Lamis, è uno dei più antichi d’Italia, attestato fin dal 1948 con i Comitati Civici di Luigi Gedda e poi riconosciuto statutariamente nel 1950 come circolo aclista. L’Avv. Antonio Donato La Sala, Presidente del Circolo, ci aiuta a ricostruire quella fase, nelle azioni di supporto attivate dal Circolo. Così ci racconta: “come Circolo siamo rimasti negli anni saldamente ancorati al lavoro nel sociale. All’epoca della costituzione del circolo il compito dei soci non poteva che essere quello necessario nei contesti sociali del dopoguerra come il nostro: distribuire pasta, zucchero e beni di prima necessità, sostenere nella lettura di corrispondenza o di altri documenti la popolazione semianalfabeta. Apprezzati erano i corsi di dattilografia, negli anni Cinquanta e Sessanta, affiancati nel tempo dall’attività dei servizi. Il Circolo, per oltre trent’anni, ha espresso anche un buon numero di consiglieri comunali (almeno uno per mandato elettorale), in uno dei comuni più grandi della provincia. Esclusa Foggia, San Marco in Lamis è il decimo comune per numero di abitanti.

Come numero di iscritti raggiungiamo e superiamo i cinquecento tesserati, su circa 12.700 abitanti: il Circolo è di tutti e, fino a non poco tempo fa, avevamo una stanza dedicata a quelli che chiamavamo i nostri “senatori”, iscritti di lunga data, che si incontravano per giocare a carte. Poi con il covid c’è stata la chiusura per ragioni sanitare e non siamo più riusciti a riaprire questa attività ricreativa. Nella quotidianità una quarantina di soci gravitano attivamente attorno al Circolo, contribuendo in maniera sostanziale alla realizzazione delle attività.

Quali sono le attività prevalenti che svolge il Circolo? Lavorate in collaborazione con altre realtà del territorio?

Nelle nostre iniziative annoveriamo convegni e gite sociali, cioè’ per i soli soci.

I convegni, almeno un paio all’anno, sono di carattere politico sui temi prettamente aclisti. Inoltre, in occasione delle elezioni comunali, abbiamo promosso incontri e dibattiti pubblici nella biblioteca comunale del paese, invitando tutti i candidati a sindaco. A questi incontri, noi delle ACLI abbiamo fatto da moderatori e i candidati a sindaco dovevano rispondere a domande, non concordate, di diversi giornalisti locali.

L’anno scorso abbiamo organizzato un convegno sui LEP (livelli essenziali delle prestazioni).

Curiamo anche l’aspetto religioso con un nostro sacerdote, parroco del paese, Don Tonino Tenace, che ci segue e a dicembre organizziamo la festa del tesseramento con una messa in cui ricordiamo tutti gli aclisti defunti. All’offertorio, durante la celebrazione, portiamo le nostre tessere per farle benedire.

Organizziamo anche una gita sociale all’anno, per la quale il Circolo sostiene economicamente la spesa di un pullman, che mettiamo a disposizione dei soci. Siamo stati a Napoli, a Lecce, a Matera e quest’anno andremo a Bari e parteciperemo anche ad una messa in rito ortodosso.

Purtroppo, dal 2020 al 2023 siamo stati bloccati con queste iniziative a causa del covid, riprendendo il tutto dal 2024.

La nostra sede è in Corso Matteotti 190, nel cuore del paese, ed è di proprietà del Fondo per il sostentamento del clero. Paghiamo un affitto e abbiamo investito molto, rinnovando i locali e facendo delle migliorie. Adesso nel Circolo c’è una sala riunioni, una stanza per la Presidenza del Circolo, una stanza per le attività della Compagnia Teatrale, due stanze per le attività del Patronato ed una sala d’attesa. Complessivamente lo spazio complessivo a disposizione del Circolo è di circa 200 mq.

Collaboriamo in modo stabile con altre realtà. Ad esempio, facciamo parte del Comitato Libera 21 marzo, della Consulta delle associazioni comunali. Molto spesso sono gli altri soggetti del terzo settore che chiedono di aderire alle nostre iniziative.

Mi accennavi ad una particolarità nella storia del vostro Circolo, quale?

Attorno agli anni Novanta e per circa 25 anni, abbiamo avuto una emittente televisiva che trasmetteva nel territorio del nostro comune, si chiamava Tele Radio ACLI (TRA). TRA aveva una propria autonomia all’interno del Circolo, con un calendario di programmi televisivi. Tra i principali appuntamenti televisivi promossi, alcuni erano curati da un nostro associato, che svolgeva dei servizi intervistando personaggi della politica, del sociale, oppure che si erano distinti per azioni significative sul nostro territorio. Le trasmissioni erano soprattutto dedicate alla politica.

Questa televisione l’aveva fortemente voluta un nostro storico dirigente Sebastiano Contessa, ex Presidente di Circolo, professore si storia. Vi era un ripetitore sulla montagna, nulla di più, poi l’avvento del digitale. Ormai è storia! La TV TRA non è più operativa da parecchio tempo, purtroppo. Altra trasmissione famosa era Il Carnevale in tv. Si trasmettevano giochi, battute per allietare lo spirito, alimentare risate durante il periodo carnevalesco e sulla scia di questa iniziativa si è pensato di dare vita ad una esperienza teatrale in vernacolo sammarchese, il nostro dialetto. Quando è venuto Il Presidente Manfredonia a Foggia, gli abbiamo regalato il vocabolario sammarchese-italiano, opera di una scrittrice e divulgatrice sammarchese.

Da questa esperienza nasce la “Compagnia Teatrale delle Acli” che ogni anno organizza uno spettacolo di cinque serate con trecento spettatori ogni serata (circa 1500 persone complessive). Il ricavato viene utilizzato per le finalità della Compagnia Teatrale e per rientrare dalle numerose spese necessarie all’allestimento delle scenografie, del service dei microfoni e delle luci di scena. L’iniziativa teatrale, quindi, nasce prima del 2000, ma il suo primo vero spettacolo, come commedia in dialetto, risale al 2003. Abbiamo appena festeggiato il ventennale. Anima della Compagnia Teatrale, composta da circa 30 persone, sono Angelo Bonfitto, storico militante ed ex Presidente di Circolo, e Pasquale Accadia, che è anche Direttore provinciale del CAF delle ACLI di Foggia.

In cosa vi riconoscete Acli rispetto alle iniziative che perseguite?

Come Presidente sono chiamato ad esprimermi in pubblico e, a tal proposito, ho di solito una frase centrale che cito sempre: negli anni Cinquanta distribuivamo pasta, pane, sale e olio ed ora abbiamo i servizi di patronato, che si occupano di pratiche previdenziali con competenza e professionalità, all’interno di uno spazio di partecipazione, sociale e politica. Come 80 anni fa, il nostro “tavolo” è sempre a disposizione di tutti, di qualunque provenienza sociale o colore politico. Nel nostro Circolo chiunque può trovare accoglienza e sostegno. La cosa fondamentalmente è che ci occupiamo del prossimo e siamo fedeli al messaggio religioso. In questo soprattutto siamo riconoscibili come aclisti.

Qualche progetto per il futuro?

Al momento cerchiamo di onorare la nostra storia, di mantenere alto il livello delle nostre iniziative e dei nostri servizi di patronato. A settembre avevamo immaginato un grande evento, anche un po’ autocelebrativo, con tre giorni di convegni, presentazione di libri, per il quale volevamo anche il coinvolgimento dei dirigenti nazionali delle Acli, ma in piena stagione congressuale ci è sembrato complicato da realizzare. Se il Circolo resta così, a questi livelli operativi, di per sé già rappresenta un grande spazio di partecipazione popolare, di diffusione del messaggio aclista, con una notevole capacità di coinvolgimento delle persone.

Ci auguriamo di mantenere questa tendenza, investendo sempre più energie e competenze. Evviva Le ACLI!!!!!

CIRCOLO ACLI PAIDEIA (CROTONE). RADICI CULTURALI PROFONDE ISPIRANO IL CIRCOLO CHE CONTRIBUISCE ALLA FORMAZIONE UMANA E SPIRITUALI DELLA COLLETTIVITA’ E MUOVE BATTAGLIE A TUTELA DELLA SALUTE E DELL’AMBIENTE

A Crotone, negli anni Ottanta, si concretizza un progetto culturale che prende il nome di Associazione Paideia. Questo esperimento ad un certo punto della sua storia intreccia il proprio percorso con quello delle Acli. Il suo Presidente, Luigi Bitonti, ricostruisce il passato dell’Associazione e spiega le ragioni della fondazione di una esperienza, che affonda le radici nella tradizione culturale del crotonese.

Dice Luigi: il Circolo Acli riprende la storia quarantennale dell’Associazione Paideia che io ho contribuito a fondare e che abbraccia la dimensione culturale, sociale ed ambientale. Nata nel 1987, quindi con una storia molto lunga, poi ha trovato una caratterizzazione ideale nelle Acli, incontrandone valori ed ispirazione. Sono entrato in contatto con il Prof. Tommaso Pupa, Presidente provinciale e collega di mia moglie al Polo di Cutro, dove insegna Scienze della terra e con il Prof. E Santino Mariano: siamo amici da tanti anni. La sede del Centro di formazione delle Acli di Crotone ci ospita come Circolo e abbiamo un’ottima sinergia con il Provinciale.

Nasciamo operando nell’ambito culturale, promuovendo un serie di convegni e iniziative che hanno visto protagonisti dei docenti universitari importanti. Ci siamo avvicinati ai movimenti ambientalisti, sostenendo le tesi di Papa Francesco con la Laudato sì e con l‘altro richiamo della Laudate Deum, occupandoci delle questioni cardine dell’ecologia, del cambiamento climatico, del rispetto della natura. Il nostro obiettivo principale da subito è stato quello di provare a portare un contributo alla provincia di Crotone e alla Sila per l’elevazione morale, culturale e spirituale della popolazione dei nostri luoghi, perché noi ci ispiriamo alla grande Scuola Pitagorica e al movimento di spiritualità di Gioacchino Da Fiore. Nel nostro logo c’è la tavola pitagorica dell’antico tempio di Hera Lacinia, come simbolo della scuola pitagorica, e i cerchi trinitari di Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore, che Dante Alighieri ha utilizzato per descrivere la divinità nel paradiso. Ci sono radici culturali profonde nell’esperienza della nostra associazione, una grande idealità di cui vogliamo rendere partecipe la comunità.

In termini di azioni concrete come avete tradotto queste radici e l’idealità che vi caratterizza?

Abbiamo voluto realizzare numerosi incontri a partire dalle scuole superiori, perché il termine Paideia ha una radice greca che nell’accezione originaria assume il significato di «educazione», ed in Grecia di “formazione umana”. Per queste ragioni abbiamo ritenuto che il nostro principale destinatario fosse il mondo dei giovani, per il quale collaborare allo sviluppo della conoscenza e del sapere. Siamo stati gli unici a portare a Crotone, nel 2007, un Vicedirettore e professore emerito di fisica della Scuola Normale Superiore di Pisa, Il professor Lorenzo Foà, poi abbiamo coinvolto molti docenti della Federico II, dell’UNICAL, università della Calabria e altri. Questa per noi è stata l’impostazione primaria. Poi a questo si aggiunge l’aspetto di difesa dei diritti primari della persona, riconosciuti nella tutela della vita, della salute e dell’ambiente, scendendo in campo per quattro anni, insieme ad associazioni ambientaliste, per delle battaglie contro la costruzione di discariche e degli inceneritori, un problema molto sentito dalla popolazione. Qui a Crotone, infatti, c’è una triste realtà da questo punto di vista.

Puoi parlarmene un po', quali battaglie avete sostenuto?

Per comprendere dobbiamo fare un piccolo passo indietro nella storia e tornare agli anni Trenta quando qui vennero costruite due fabbriche che si occupavano della produzione di pannelli di zinco e di fertilizzante. Quindi Crotone nasce come unica esperienza industriale chimica e metallurgica pesante, qui in Calabria dove non c’era nulla. Questa volontà era legata alla creazione dei bacini idrici della Sila: le dighe producevano corrente elettrica a bassissimo costo e la vicinanza del porto ha attratto degli imprenditori del Nord, che avevano il sostegno delle banche; la Comit e l’industria della Bastogi, crearono per la prima volta nel nostro territorio un polo industriale. Crotone era denominata la Stalingrado del Sud, dopo quasi ottant’anni di attività industriale gestita in modo discutibile, ci hanno restituito un’emergenza ambientale molto pesante. Del resto, anche della ricchezza è stata portata in quel periodo questo va riconosciuto: nei periodi di massima produzione trovavi 5-6 mila addetti alla produzione, oltre a numerosi altri operatori che giravano attorno all’industria, un’economia florida che ha conosciuto anche un incremento demografico e urbanistico. Alla fine degli anni Novanta con la chiusura delle fabbriche il deserto e i danni. Invece di operare seriamente una bonifica del territorio, hanno portato inceneritori, centrali biomasse, come se non bastasse, in un contesto in cui facciamo i conti con una grave emergenza sanitaria, associata a quella ambientale. Noi siamo scesi in piazza, riunendo venti associazioni nella Chiesa di San Domenico, abbiamo raccolto dodici mila firme, mandando avanti una battaglia serrata che è durata quattro anni. Volevamo informare la popolazione e renderla consapevole della pericolosità di questi strumenti come gli inceneritori, considerato che da noi ce ne sono sette. Un caso unico il nostro, siamo la Cernobyl d’Italia.

Un'altra questione a noi vicina è quella della sanità allo sbando. Avevamo un ospedale nato negli anni Settanta con 950 posti, ridotto ad una portata massima di duecento posti, incapace di far fronte a tutte le necessità dei nostri luoghi. Ogni famiglia qui può contare al proprio interno un malato o un morto di tumore, è assurdo e la risposta sanitaria è del tutto insufficiente. Anche su questo vorremmo lavorare.

Come Circolo un anno e mezzo fa abbiamo sottoscritto una convenzione con il Comune di Crotone, perché vogliamo far candidare la città, con il comune della provincia e con San Giovanni in fiore, a capitale italiana della cultura nel 2028. Un impegno che non è solo di carattere culturale, ma volto a coinvolgere la popolazione in un progetto di rinascita e di presa di coscienza di un bagaglio millenario di cui la città è portatrice, provando a rimettere in luce quello che di valore e di ideale ancora esiste in questo territorio. Anche con la sede siamo abbastanza centrali, vicino il liceo umanistico “Vincenzo Gravina” e la cittadella studentesca con gli altri istituti superiori, un luogo ideale per le nostre attività.

Con l’Assessorato alla cultura stiamo lanciando un altro progetto, trattando l’argomento della filosofia e delle scienze pitagoriche in chiave moderna, attraverso dei webinar con docenti che vengono da varie università. Poi organizziamo lezioni nei licei, con astrofisici, pedagogisti, ecc.

Oltre a quello a cui accennavi, il legame con le Acli come lo vivete?

Oltre al legame con il Presidente Provinciale di Crotone, ci siamo affiliati alle Acli intorno al 2021 e ci siamo avvicinati al tema della pace, come bene supremo dell’umanità, un paio di anni fa con Mons. Tonino Staglianò, che presiede la Pontificia Accademia Lateranense. Pace che deve essere intesa come azione giornaliera dello Spirito Santo. Una fede a favore dei poveri e dei lavoratori, la fratellanza e la solidarietà nei confronti dei nostri fratelli immigrati, sono tutti aspetti che ci legano profondamente alle Acli.

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