CIRCOLO ACLI E. ARADELLI DI SEMINO’ - ZIANO PIACENTINO (PIACENZA): UN POSTO PER CONDIVIDERE ED ACCOGLIERE LE PERSONE, L’IMPEGNO PER COLTIVARE RELAZIONI E TENERE IN VITA LE TRADIZIONI DEL PAESE.
A Roberto Molinelli Presidente del Circolo E. Aradelli di Seminò nel piacentino, chiediamo di parlarci della loro esperienza:
Il nostro Circolo si trova fuori Piacenza, a circa ventidue km dalla città, posizionato sulle colline della Val Tidone, sulla punta dell’Emilia, appena un po' più in là c’è l’Oltrepò pavese, c’è la Lombardia. Ci troviamo in un piccolo paese di 250 abitanti e potevamo contare sulla presenza di un solo bar gestito per un certo numero di anni da due vecchietti che, ad un certo punto, hanno voluto interrompere. Nel frattempo, il nipote degli anziani ha deciso di aprire un bar da un’altra parte non qui, ma in un paese vicino. Il Circolo Acli lo avevamo fondato già, ma poi per una serie di vicissitudini abbiamo chiuso il bar, pur restando attivo il Circolo. Ci siamo costituiti nel 1992 e ci siamo trasferiti in un altro edificio in affitto nel 1998, dopo sei anni. Intendevamo restituire alla collettività un luogo di scambio, così io e altri due, collaboratori con me, abbiamo affittato una casa da alcuni nostri amici agricoltori. Nelle nostre zone si produce vino, si può trovare un discreto numero di cantine, e tra i coltivatori ci sono le persone che ci hanno messo a disposizione lo spazio. Abbiamo chiesto un supporto alle Acli per comprendere come poterci muovere. Da quando ci siamo spostati abbiamo riaperto il bar, una grande conquista, arrivando ad un numero di circa 230 soci, tra alti e bassi, creando un ambiente accogliente anche per i giovani che vengono anche dai paesi limitrofi, perché possiamo contare su un giardino molto ampio, che mettiamo a disposizione dei ragazzi, lasciandoli liberi di stare quanto vogliono, sebbene sappiamo che la loro a volte è una frequentazione saltuaria. Lasciare i giovani liberi di vivere un luogo in cui sentirsi accolti è importante ed è l’occasione per coinvolgerli, fargli vivere delle esperienze che uniscono. Potrebbe essere l’opportunità per trattenerli.
Insieme alle attività del bar, avete dato il via a iniziative aggregative che ruotano attorno allo spazio a vostra disposizione?
Su questo aspetto dobbiamo affrontare un problema. Ci troviamo in una situazione critica, perché gli amici che ci hanno affittato la casa la rivogliono indietro, forse per un figlio che si sposa e abbiamo la scadenza ultima del 2026 per lasciare il posto. Ci siamo un mossi, individuando la disponibilità di un locale della parrocchia un po' fatiscente, che però, con un po' di buona volontà, vorremmo provare a ristrutturare completamente. Le nostre iniziative prevalenti riguardano l’organizzazione di due feste all’anno: una è quella di San Miniato del 25 ottobre e quella della Madonna del Carmelo a luglio. Durano quattro giorni, noi prepariamo da mangiare e nonostante le difficoltà burocratiche crescenti riusciamo ancora a farle.
Dunque, con qualche soldino vorremmo poter mettere mano alla nuova sede e sistemarla prima di lasciare l’altra: un locale della parrocchia che ci sarà dato ingestione come Circolo Acli, io credo potrebbe restare a noi almeno trent’anni, insieme ad un ettaro di terreno adiacente, uno spazio dove finalmente poter organizzare le feste. La collocazione al centro del Paese, vicino la chiesa, è ottimale, anche se la festa di San Miniato è più piccola, ma per l’altra lo spazio è essenziale. Grazie a questa sistemazione potremmo pensare anche di fare altro.
Con il ricavato di alcune feste abbiamo anche dato dei contributi per delle cause specifiche, per il covid, ad esempio, alla Croce Rossa; un po' di tempo fa eravamo vicini ad una suora, che ora purtroppo è morta, e mettevamo a disposizione delle somme per la sua struttura a Chiavari, dove accoglieva ragazzi orfani o con delle difficoltà. Quando potevamo facevamo delle donazioni importanti. Una volta all’anno andavamo a Chiavari per la nostra donazione.
Da quando abbiamo riaperto il bar, da venticinque anni, ci siamo affidati ad un gestore che si occupa di tutte le questioni: non sono molti gli anziani che frequentano il bar, sono soprattutto giovani con i quali, fortunatamente, non abbiamo mai avuto problemi, come capita di sentire da altri. Io preferisco che stiano al bar, dove c’è anche una sorta di supervisione, piuttosto che in giro non si sa dove a bighellonare. Se pensi che non abbiamo più neanche il prete, magari ecco qualcuno viene solo la domenica, se chiudiamo il Circolo Acli e il bar, qui non resterebbe più niente. C’è un ospedale a 7 km da qui a San Giovanni che però è una cittadina più grande e a circa 3 km una farmacia. Ci siamo resi conto come in altri comuni vicini i Circoli hanno chiuso e non è rimasto molto, mentre noi resistiamo. Così alcune persone vengono da noi anche da altri paesi, perché siamo sempre aperti, anche grazie ad alcuni volontari con cui ci scambiamo. Siamo riusciti perfino a mettere la tv, per le partite, per aggregare un po' di più. La domenica dopo la messa vengono tutti a fare l’aperitivo: è bello potersi ritrovare in questi momenti, avere un posto dove andare, dove stare.
Inoltre, da un po' di tempo vengono da noi delle donne che fanno l’uncinetto. Da un paio di anni, hanno creato un gruppo di 15 donne, giovani, e si ritrovano da noi che mettiamo a disposizione il locale per apprendere l’arte del lavorare l’uncinetto. Con il covid abbiamo fatto fatica come tutti, ma adesso ci siamo ripresi. Adesso siamo 4/5 consiglieri coinvolti in questo progetto e pensiamo di dover investire adesso, anche sul nuovo locale, quando avremo gli spazi nel 2026, altrimenti non lo faremo più e per il paese è fondamentale.
I legami con le Acli come sono?
Le Acli ci sostengono in questa impresa e se abbiamo problemi possiamo contare su di loro. Vengono da noi, la segretaria, ad esempio, molto spesso e poi non mancano alle nostre feste. Prima andavo e tronavo io da Piacenza. L’importante è che questo che il Circolo sopravviva, per me è una missione. Ci siamo avvicinati per l’idea che hanno le Acli dello stare insieme, di aggregazione. Per aprire un circolo Acli è necessario essere disposti a condividere, a fare l’interesse del paese, delle persone.
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