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CIRCOLO ACLI MANDAS (CAGLIARI). UN PROGETTO DI INCLUSIONE AL FEMMINILE RIVOLTO A TUTTI, CHE RIMETTE IN MOTO UN PAESE ATTRAVERSO IL RECUPERO DELLE TRADIZIONI CULINARIE, L’ATTENZIONE ALLA SALUTE E LA FORZA DELLA PRESENZA

Nell’agosto del 2009, il Circolo Acli Mandas nasce, sul territorio cagliaritano, affiliandosi alle Acli dopo l’esperienza dell’associazione di promozione sociale che rischiava di chiudere le porte a tutti.

Rosy Dessì la sua energica presidente lo sottolinea: avevamo bisogno di avvicinarci ad una associazione seria con la quale collaborare e poter condividere le nostre idee di volontariato e del mettersi a disposizione delle persone. Per questo abbiamo dato vita ad uno spazio delle Acli. Il nostro desiderio era semplicemente fare qualcosa per il territorio e renderci disponibili, soprattutto per la categoria di persone più fragili, con un’attenzione particolare: in una realtà piccola come la nostra, che non conta più di mille e ottocento abitanti, i servizi e le opportunità rappresentano un bene prezioso, perché si sconta una grave carenza. In seguito, sono nate alcune associazioni sportive qui, ma quando abbiamo deciso di impegnarci con le Acli non c’era nulla, e quindi sentiamo di aver creato qualcosa in più. Volevamo lavorare per i bisogni dei giovani, dei bambini e degli anziani, fasce che ritenevamo trascurate.

Da cosa avene iniziato?

Ci siamo voluti lanciare nel recupero delle tradizioni antiche. Nel nostro paese abbiamo avuto un certo numero di giovani in passato, ma contando chi è andato a lavorare o a studiare fuori, di fatto quello su cui abbiamo deciso di investire è un gruppo di donne, perché le donne sono u gruppo numeroso qui, disponibili e attive. Abbiamo avuto, prima di affiliarci, un settore dei giovani che alla fine si è sciolto. Con l’aiuto di queste donne invece abbiamo creato un percorso per diffondere le ricette originali tipiche delle nostre zone, i sapori di una volta… come si dice, che sta funzionando benissimo. Il territorio offre molto dal punto di vista dell’agricoltura, della pastorizia e il recupero delle ricette è anche un modo per valorizzare i frutti della terra. Lo abbiamo pensato come un progetto di animazione aperto a tutto il paese, dal titolo “I sapori di una volta”, dove alcune donne liberamente hanno iniziato a raccontare le ricette tradizionali, recuperate dai ricordi o dalle esperienze di donne più anziane, e dopo, una volta apprese le ricette, c’è stato modo di sperimentarsi direttamente in cucina. Questa iniziativa ha avuto così successo che da un paio di anni riproponiamo lo stesso progetto e ci ha contattato anche l’istituto alberghiero. Poi ci ha coinvolto “Sardegna verde” con interviste, perché considera che le donne si cimentano in lavori di pasta fresca con il grano senatore Cappelli prodotto nei nostri luoghi, macinato con un mulino a freddo qui vicino, una perla della nostra tradizione culinaria. Bisognerebbe sentire il gusto di queste pietanze una volta preparate, l’odore del grano, è spettacolare. Con questa attività stiamo riavvicinando i giovani perché, attraverso la scuola alberghiera, abbiamo avuto molte soddisfazioni: abbiamo proposto la fregola, il pane pintau (pane artistico sardo), pietanze che ci rappresentano. Le nostre socie sono così brave e si dedicano anima e corpo a questa attività, tanto che abbiamo pensato di realizzare un video ed un reportage fotografico, per diffondere la conoscenza di quello che si fa qui e del suo valore. Le nostre proposte sul territorio sono a costo zero, i laboratori che facciamo per chi ce lo chiede sono gratuiti. Ogni richiesta viene accolta e noi andiamo sempre senza chiedere contributi, ci fa piacere venga riconosciuto a queste donne il giusto merito e il fatto che ci coinvolgano nel territorio è un segnale importante.

Quali altre attività vi caratterizzano Rosy?

La promozione della salute è un altro ambito dove ci spendiamo parecchio, attraverso lo strumento dei convegni per informare le persone e approfondire temi differenti ogni volta. Abbiamo iniziato con un incontro con l’AIRC, per i tumori, poi sulle malattie reumatiche e autoimmuni; fibromialgie e tumori al seno nello specifico. Ogni anno proponiamo argomenti diversi, con relatori di fama internazionale che vengono a parlare gratuitamente. Un contesto come il nostro è ristretto e spesso non si sa come potersi muovere quando si ha a che fare con una questione delicata come la salute, c’è disinformazione, e per questo abbiamo scelto un taglio che ci permette di rivolgerci non solo all’anziano, ma a diverse fasce di età. La salute è un bene di tutti e la disinformazione più essere un grave problema. La partecipazione è davvero numerosa: quando si ha una diagnosi di una malattia per una famiglia si apre il baratro. Una volta abbiamo fatto un incontro su leucemie e linfomi ed è stato con noi il prof. La Nasa e dopo due giorni si ammala la mamma di una nostra socia che mi contatta. Il professore ha potuto riceverla subito e il percorso da fare le era chiaro perché aveva seguito il nostro convegno. Per le fibromialgie è venuto il preside della facoltà di medicina di Cagliari. A settembre lo faremo sulle cure palliative con una sfilata di donne pazienti oncologiche in cura con questo approccio. Noi vogliamo informare su tutte le opportunità.

Ti dicevo all’inizio che anche gli anziani per noi sono un centro di interesse importante, perché qui non si fa mai niente per loro. Così abbiamo pensato di andare alle case di riposo. Facciamo la festa di fine estate dai vecchietti alla Casa di riposo con la carne arrostita alla brace, i malloreddus alla salsiccia, poi lo ripetiamo a Natale e a Carnevale. Ci chiedono anche a Pasqua, perché ci aspettano tutti gli anni come un momento fantastico. Magari sembra poca cosa, ma per loro è una straordinaria occasione per stare insieme e vivere in modo diverso un momento di gioia e allegria.

Da una serie di anni abbiamo anche la giornata dedicata ai bambini, verso gennaio organizziamo Henry Potter. Prendiamo una “location” enorme e molto bella, e poi invitiamo gli animatori che si travestono tutti dai personaggi del film. Allestiamo tutto come in una fiaba, con le pozioni magiche e il resto e ci divertiamo anche noi. Si organizzano dei giochi a squadre e alla fine ci si mette alla prova nella caccia al tesoro. Lo scopo è tenere vivo il paese, guardando a tutti. Anche la parrocchia ci ha chiesto aiuto e diamo una mano per allestire la festa padronale insieme ad altre organizzazioni. Io sono la presidente con il Circolo e il vicepresidente della festa è della proloco.

Lo spirito che anima il nostro Circolo è quello di andare in supporto di chiunque abbia necessità dal Comune, ad una associazione, al singolo, ma è un approccio a cui si è arrivati con fatica, per nulla scontato. La mentalità da noi è molto chiusa ed il Circolo a lungo è stato vissuto come una cosa propria, tendendo a restare chiuso. I soci non accettavano di buon grado di collaborare con chiunque, ma hanno dovuto capire che facciamo quello che facciamo per il paese, non per chi ci sta simpatico o antipatico. L’inclusione è il nostro obiettivo. Io sono presidente ininterrottamente dal 2009, ed è piuttosto pesante. Siamo circa una ventina a collaborare ma siamo tutte donne e inoltre c’è molta competizione tra loro: questo non sempre aiuta, qualche volta allontana le persone. Io cerco di valorizzarle, gratificandole assegnando loro ogni volta una cosa diversa da fare in modo che non si mettano l’una contro l’altra, ma possano sentirsi utili e importanti nel fare la loro parte, senza guardare a quella delle altre.

Hai raccontato poco dell’inizio della vostra esperienza, prima del 2009 quando eravate associazione, parlavi anche di un gruppo di giovani, che cosa è successo?

All’inizio abbiamo avvicinato i giovani insieme al supporto dei miei figli, in particolare due ragazzi che avevano un’associazione sportiva e una scuola di ballo. Ci hanno chiesto di usare gli spazi che avevamo. Qualcuno diceva sono piccoli cerchiamo di tenerli a freno, manifestando le consuete resistenze. Facevamo le tessere alle persone che venivano alla scuola di ballo. Questo gruppo di giovani è stato ingestibile, ogni giorno ne combinavano una nuova, fino a procurarci dei danni seri, che abbiamo dovuto risolvere con esborsi economici nostri. Una volta ci hanno consegnato la sede nuova con le scrivanie e le sedie, tutto ristrutturato; loro avevano le chiavi gli avevamo dato fiducia, entravano e giocavano con le sedie, non so come hanno bucato tutte le porte nuove, forse molta immaturità. Il locale era del Comune ed una stanza era stata messa a disposizione a noi del Circolo e i ragazzi hanno pensato bene di aprire sei estintori per gioco e la struttura era diventata un disastro. La questione è diventata seria perché noi ci dovevamo occupare della sistemazione, spendendo soldi per ripulire, oltre al tempo e alla fatica personale che tutto questo ci scostava. Ormai non mi fidavo più, quindi un po' li controllavo, portavano dentro persone non tesserate, facevano un po' di testa loro, senza curarsi delle conseguenze. Avevamo una scorta di bevande per le feste e gli eventi, siamo andati a vedere un giorno scoprendo che avevano consumato tutto, forse invitando altre persone, facendo salotto, una festa non sappiamo. Però a quel punto si sono fatti avanti tutti i soci, che già erano contrari dall’inizio e siamo stati costretti ad allontanarli.

A parte questa difficile esperienza trascorsa, quali sono le principali difficoltà che il vostro Circolo deve affrontare, nella quotidianità?

La prima in assoluto riguarda il ricambio alla guida del Circolo. Io sono presidente da sempre e faccio molta fatica, ma non riesco a trovare qualcuno disposto ad assumere questo impegno. Inoltre, tutti gli aspetti burocratici appesantiscono di molto la gestione delle attività, scoraggiando anche altri a farsene carico.

Con la Parrocchia abbiamo un buon rapporto, ma non ci possono sostenere economicamente e il Provinciale delle Acli ci aiuta, soprattutto se siamo in difficoltà; nelle Acli ci troviamo molto bene, ma le difficoltà quotidiane non sono poche. C’è molta solidarietà da parte di tutto il Paese, il legame è forte, perché se, ad esempio, organizziamo il convegno e dobbiamo far pernottare il relatore non ci fanno pagare la stanza; il pastore ci regala le pecore; oppure le magliette che stiamo prendendo per il comitato non ce le fanno pagare. Io dico sempre ai soci che il bene fatto torna sempre indietro, lavorare senza aspettarsi nulla in cambio: questo è un valore aggiunto.

Di recente è morta di tumore una nostra socia, che preparava la fregola per noi, e abbiamo riflettuto su cosa potessimo fare per lei, per ricordarla, con un gesto che avrebbe apprezzato. Così si è deciso di donare un televisore al Day Hospital dell’Oncologia di Isili, un modo per essere vicini ai pazienti in cura al San Giuseppe e allo stesso tempo onorare la memoria della nostra Mariella Tola, che prima di morire è stata seguita proprio dal servizio Oncologia. Su questo gesto è stato pubblicato un articolo sull’Unione Sarda, un quotidiano locale. Tutto ciò ha fatto bene ai soci, al paese e alla famiglia della nostra socia. Noi siamo felici di fare quello che facciamo e se ci chiamano anche da fuori Sardegna per fare laboratori noi andiamo. Sarebbe bello poterci contaminare con altri Circoli di altre Provincie Acli, conoscere e far conoscere le nostre potenzialità, scambiare patrimoni e tradizioni, nello spirito di accoglienza delle persone che ci contraddistingue, anche per il fatto di essere Acli.