Il circolo Acli San Luigi, è situato in un rione di Trieste con passato caratterizzato dalla presenza di moltissimi servizi e negozi per la cittadinanza. In pochi anni, ha perso la sua centralità, trasformandosi in quartiere “dormitorio”, assistendo alla progressiva chiusura di tutti gli esercizi commerciali e dei servizi primari (stiamo lottando adesso per conservare almeno l’ufficio postale e ci resta un bar). Questa condizione ha reso necessario recarsi in centro a Trieste anche solo per un pezzo di pane.
Così esordisce Valentina Benedetti, presidente del circolo San Luigi, nel raccontarci la storia, sottolineando le ragioni che hanno portato a dare vita, in questi spazi, ad un G.A.S., dall’impronta tutta femminile.
Come è andata, quindi, Valentina, per quale ragione proprio un G.A.S.?
Sul finire dell’anno 2014 il Circolo Acli San Luigi, in collaborazione con il gruppo parrocchiale di San Giovanni (un altro rione di Trieste), ha quindi pensato di attivare un G.A.S. per rispondere alle varie esigenze, tra cui la difficoltà di reperire generi alimentari nelle vicinanze. L’esperienza - che poi è diventata un G.A.S. - è nata da un gruppetto di 5-6 donne della parrocchia di San Giovanni che condividevano la volontà di acquistare prodotti alimentari freschi e di stagione, con la necessità di coniugare il poco tempo a disposizione (tra lavoro e famiglia) per recarsi a fare la spesa nelle aziende agricole (che distano comunque circa 40 km dal centro della città), facendo a turno la strada per la spesa di tutte. Tuttavia, questa modalità incontrava delle difficoltà a causa dei continui cambiamenti negli impegni di ciascuno di noi e abbiamo trovato altre modalità. Con il passaparola dalle 6/7 famiglie iniziali abbiamo raggiunto un numero superiore alle 70 famiglie.
La scelta di attivare un Gas è stata motivata da una visione critica verso il consumo, adottando i principi di equità, solidarietà, sostenibilità, approcciando direttamente i produttori e ponendo particolare attenzione alla sostenibilità ambientale, alla solidarietà verso il produttore e alla qualità dei prodotti. La volontà è stata quella di mettere insieme produzione e condivisione, valorizzando l’importanza delle capacità creative e relazionali per costruire comunità. Si è partiti dalla conoscenza diretta che alcuni fondatori del G.A.S. avevano di un paio di piccole aziende famigliari, situate nella zona agricola di Fossalon (a circa 40 km dalla città di Trieste) con produzione di frutta e verdura, per poi allargarsi nel tempo ad altre aziende del territorio, con cui si sono instaurati rapporti di collaborazione molto proficua. Abbiamo iniziato un percorso di conoscenza delle altre realtà produttive del territorio andando presso le loro sedi, non senza incontrare difficoltà, legate prevalentemente alla novità della proposta per queste piccole aziende locali, alla loro iniziale diffidenza e alla ricerca dei metodi di lavoro che potessero essere gestibili per noi e per loro. Riceviamo parecchie offerte da parte di varie aziende verso le quali facciamo una selezione: restiamo fedeli a quelle realtà che esprimono attenzione all’ambiente e alla dignità del lavoro e alle persone, oltre ovviamente alla qualità dei prodotti.
Puoi entrare più nel dettaglio rispetto alle attività che propone il G.A.S. e a come funziona?
L’attività del G.A.S. è sempre stata rivolta ai generi alimentari, proponendo una spesa settimanale dei prodotti delle aziende a km quasi zero (frutta, verdura, carni, formaggi, miele, per un totale di circa 8 aziende) da cui andiamo a ritirare le borse spesa. Da un listino aggiornato settimanalmente (che segue la stagionalità, il clima e la disponibilità dei prodotti), ogni partecipante ordina la quantità e i prodotti desiderati per ogni azienda. Si aggiungono alle spese settimanali, le proposte di acquisto di prodotti “a corriere” o con consegna da parte del fornitore (ad esempio pasta, vino, parmigiano, arance, olio, ecc.) di aziende medio-piccole, laboratori artigianali e altro, conosciuti, provati e proposti al gruppo dai nostri gasisti, con cui si instaurano rapporti di relazione e collaborazione.
Con l’arrivo del Covid, nel 2020, e il primo lockdown, ci si è attivati per l’acquisto di mascherine (all’inizio introvabili), attivando una rete di collaborazione tra cooperative sociali locali e aziende sul territorio italiano che si sono reinventate nella produzione di mascherine, con l’obiettivo di sostenere sia queste realtà produttive, sia alcune comunità di accoglienza del nostro territorio in difficoltà di approvvigionamento. Nei vari mesi successivi, nelle zone in cui non era permesso uscire dal proprio comune, i produttori potevano consegnare a domicilio, così abbiamo stimolato la nascita di una relazione tra i nostri fornitori settimanali che, sebbene dello stesso territorio, non si conoscevano tra loro. Abbiamo ottenuto la consegna delle spese di più aziende con un unico mezzo di trasporto: a loro il riconoscimento di un’entrata economica, già ridotta in quel periodo, e per noi l’opportunità di una continuità nei rifornimenti. Tale periodo è stato caratterizzato anche da un forte incremento di domanda di spese alla Caritas, soprattutto di nuove famiglie in difficoltà; avendo ancora il vincolo di spostamento dettato dai decreti, ci si è organizzati in modo da “aggiungere degli acquisti di prodotti freschi per solidarietà” alla propria spesa. Le aziende preparavano le borse solidali che venivano poi portate direttamente alla Caritas dall’azienda di turno che faceva il trasporto delle nostre spese. Si è trattato di un ulteriore passaggio che ha consolidato il rapporto di collaborazione con le aziende, in modo particolare con la prima azienda con cui abbiamo iniziato l’attività. Quest’ultima ha continuato a donare prodotto fresco a fini solidali e la titolare è diventata, a sua volta, nostra gasista per altri prodotti.
Oltre al riuso delle scatole e dei contenitori di cartone e di plastica per i prodotti agricoli, da pochi anni abbiamo attivato una serie di collaborazioni con associazioni e cooperative sociali per il riciclo di alcuni oggetti rotti o che non vengono più usati, quali cellulari, occhiali, tappi di sughero e di plastica, ombrelli e cravatte. Sono state inoltre organizzate in un paio di occasioni incontri di socialità informata, con la visita di alcune delle nostre aziende a km zero, al fine di conoscere il ciclo produttivo, le modalità di lavoro, le caratteristiche degli allevamenti e dei prodotti, nonché le difficoltà che le piccole aziende incontrano.
La vostra è una rete “solidale”, ma in che senso?
L’aggettivo “solidale” è stato dall’inizio declinato con azioni concrete di supporto alle famiglie più in difficoltà nelle comunità rionali, ma non solo. In modo particolare la collaborazione con le parrocchie e la Caritas parrocchiale vede una continuità di rapporto con il G.A.S che riesce a donare borse spesa grazie alla continua sensibilità dei partecipanti. In occasione di eventi, purtroppo catastrofici, quali il sisma in Emilia Romagna del 2012 e del Centro Italia del 2016, ci siamo mossi per collaborare con le Acli regionali dei territori colpiti e di conseguenza con le aziende produttrici che, nel nostro piccolo, abbiamo sostenuto nel processo di ricostruzione con ripetuti acquisti dei prodotti. Il rapporto con alcune di queste aziende è continuato nel tempo, consolidandosi. Si è instaurato, inoltre, un rapporto di partenariato con alcuni altri circoli della Regione per alcuni acquisti di prodotti (ad esempio, il parmigiano reggiano) sempre in occasioni di particolare necessità. A questo si aggiunga la collaborazione con altri G.A.S. del territorio giuliano, con le quali si condividono alcune proposte di acquisto ai propri soci, con l’obiettivo di ridurre i viaggi e i costi di trasporto.
Come sostenete le attività del circolo, avete immaginato qualche strategia?
Ci tengo a sottolineare che l’attività del G.A.S. viene svolta completamente a titolo di volontariato, prestando attenzione da parte del direttivo del circolo a possibili fonti di finanziamento per poter potenziare ed ampliare le attività del circolo e del Gas. Cerchiamo di partecipare a dei bandi, ma la progettualità segue un suo iter e dei tempi burocratici che, purtroppo, non sono in linea con le scadenze delle bollette, quindi aggiungiamo a questo i contributi dei nostri soci, anche quelli storici: un contributo ad esempio per il torneo di burraco, oppure da parte delle organizzazioni che occupano lo spazio da noi. Considera che noi abbiamo uno spazio al piano terra di un condominio, con un’entrata indipendente ed un cortile, ma è uno spazio privato e paghiamo un affitto per stare lì. Siamo fieri del fatto che buona parte dei progetti presentati fino ad ora siano stati finanziati. Non parliamo di somme elevate, tuttavia importanti per il circolo. Tra questi molto utile è il bando “Effetto moltiplicatore”, proposto dalle Acli Nazionali, tramite anche a questo piccolo supporto, è stato possibile dar il via ad una nuova esperienza per la comunità di San Luigi. In collaborazione con Ugorà-Urban Gardening Ora – un gruppo informale di ragazzi del Pag-progetto Area Giovani del Comune di Trieste, che porta avanti un progetto intergenerazionale di orticoltura -, la parrocchia di San Luigi Gonzaga, proprietaria del terreno incolto da anni, e il nostro circolo Acli San Luigi hanno promosso la realizzazione di un Orto Urbano, a partire dalla primavera del 2022. Intendevamo diffondere il messaggio di valore che si cela dietro all’uso degli spazi verdi impiegati per incentivare momenti di incontro, socialità, laddove è possibile favorire la rigenerazione di vita nelle comunità che l’esperienza del covid ha messo fortemente in discussione. Per il Gas, invece, limitatamente alle possibilità di ciascuno, è previsto un contributo che confluisce in un fondo di solidarietà destinato alle famiglie in condizioni di fragilità economica. Siamo in contatto con la Caritas locale che indirizza dai noi delle persone che hanno bisogno di un supporto per la spesa.
Non vi siete fermati vero? Avete attivato altre iniziative per far crescere il circolo?
Abbiamo deciso di ampliare le nostre attività investendo sul tema del benessere, della salute e su tutte le sue declinazioni, promuovendo, ad esempio, percorsi d yoga terapia adatti a tutti i possibili partecipanti, oppure i corsi di trekkingenergy nell’ambito del progetto “Hub del benessere e della socialità” a cura dell’US Acli Aps Trieste. Quindi pittura, medicazione, yoga, laboratorio dedicato al recupero della memoria e delle storie di vita per le persone anziane. Inoltre, un deciso impulso lo ha avuto una maggiore e integrata collaborazione con associazioni del territorio affini alle Acli, con le quali condividiamo lo spazio del circolo. Questo è necessario per dare, almeno in parte, risposta ad alcune difficoltà economiche che vivono le piccole realtà come la nostra, pensiamo alle utenze e agli affitti; comunque la nostra richiesta di contributo è davvero minima e sostenibile per le altre organizzazioni e questo ci permette di offrire un ricco calendario di iniziative e attività, contaminandoci con altre esperienze locali.
Il circolo è frequentato da famiglie con bambini e andando incontro alle loro esigenze abbiamo aperto un bookcrossing per scambio di libri, giocattoli, vestiti per bambini… da cosa nasce cosa….e lo spazio del circolo viene utilizzato anche per feste di compleanno. Insomma, siamo un patrimonio che viene messo a disposizione delle famiglie del rione. Il sostegno e la partecipazione si alimentano con il passa parola, non possedendo le risorse e le energie per poter attivare campagne promozionali dedicate, ma per ora ci basta direi.
Non ti ho ancora chiesto qualche spunto sulla nascita del circolo San Luigi. L’avvio del circolo non ha coinciso con la nascita del G.A.S. giusto?
No, no, infatti, il G.A.S. è del 2014. il circolo ha più anni. In realtà, quando sia nato il circolo ancora non si sa. Abbiamo trovato vecchie foto di alcuni giornali e delle cartoline, grazie all’opera di un volontario che ha ripulito la cantina, ma ancora è tutto da scoprire. Sappiamo che sicuramente ha più di 70 anni. Ha avuto un momento di stasi per circa 5-6 anni attorno agli anni ’60-’70, parliamo di un circolo tradizionale, dove le persone si ritrovavano per stare insieme. Poi verso gli anni ’90 ha attraversato una fase delicata dove si è cercato di capire come andare avanti e, dopo, è subentrato il nostro gruppo portando il GAS e altre iniziative.
In quello che fate e per come lo fate, cosa vi fa riconoscere di più nelle Acli, motivo per cui sentite di essere nel posto giusto?
Oh sì, oggi più di ieri devo dire, nonostante la fatica, sta nel fatto di essere maggiormente riconosciuti come punto di supporto per la cittadinanza. Si sperimenta spesso la solitudine e adesso intendiamo lavorare per diventare un punto di “microarea”, uno spazio con la presenza di un’infermiera e un’assistente sociale, dove affermare la dimensione della salute, dei diritti e del benessere, in un’ottica globale della persona, in particolare della persona anziana, le cui necessità nel nostro territorio sono in crescita. Questo ci rende volontari, se non capaci di dare risposte, comunque di orientare e dare consulenza alla persona. Il fatto di essere al fianco del cittadino, in ogni ambito, è un aspetto che ci caratterizza come aclisti; nella prossimità i nostri volontari sentono di appartenere alle Acli. Il valore della democrazia e la Dottrina sociale della Chiesa sono i due canali di riferimento rispetto alle scelte e alle dinamiche che intraprende il circolo e questo arriva ai volontari, sia che vengano dal servizio civile o da altri canali.
E’ trascorso molto tempo, ma siamo andati avanti ed i “frutti” si iniziano a cogliere. Nessuna frase poteva essere più adatta per un G.A.S. come il nostro.