Emanuela Gussetti ci racconta del Circolo Acli Hamartia di Terni, nato da un’idea e, in un certo senso, da quello che possiamo chiamare un vero impegno “familiare”. Il marito di Emanuela è il Presidente del Circolo Acli, mentre lei, insegnante di teatro è una socia volontaria, ma nei fatti insieme al resto della sua famiglia, si occupa degli aspetti burocratici e ricopre il ruolo di direttrice artistica che coordina le attività teatrali. La passione per questa attività e l’affetto che nutre per i “suoi ragazzi” del Circolo alimentano progetti e speranze.
“Da tempo sono impegnata in un’altra associazione di cui sono presidente”, dice Emanuela. “proprio all’interno di questa realtà nasce un centro giovanile “al Palazzone”, per organizzare attività post scolastiche per i più giovani, in grado di mettere in moto passioni e creatività”. Abbiamo bambini dalla prima elementare fino alle superiori. Ci troviamo in un quartiere semiperiferico di Terni e la condizione sociale di molti giovani richiedeva la nascita di uno spazio dedicato, che si rivolgesse a loro. Si è presentato il bisogno di farli sentire inclusi, parte di una comunità, di un gruppo in cui intrecciare legami, che per loro rappresentino un punto di riferimento. Ed è proprio tutto questo che porta poi alla fondazione di Hamartia. Nel tempo nasce la necessità di impegnare i ragazzi del centro una volta cresciuti in progetti di crescita che gli consentano di mettere a frutto quanto appreso al centro, di coltivare sogni. Dovevamo trovare il modo per non lasciarli andare, coinvolgendoli in attività che per loro avessero un significato, un valore. Soprattutto meritavano un’opportunità per investire e proseguire il percorso iniziato. In questo modo, li abbiamo attivati come insegnanti su corsi che abbiamo appositamente pensato per bambini più piccoli, nella disciplina che i più grandi stavano studiando, in collaborazione con le scuole. Ad esempio, una ragazza che si dedicava al canto da molti anni, ha insegnato in corsi di canto che abbiamo organizzato rivolti ai più piccoli. Lo stesso è avvenuto per la danza, anche grazie alla collaborazione di mio figlio, o con la pittura. Così si crea un gruppetto di ragazzi che dai 15 anni man mano arrivano ai 20 anni. Stavamo costruendo occasioni più strutturate cercando di imprimere una identità all’impegno di questi ragazzi.
Da questa esperienza nasce il Circolo Acli Hamartya?
Sì, perché noi, la nostra famiglia, e le persone che frequentano la mia associazione, da sempre siamo vicini alle Acli, e nel 2012 capiamo che il gruppo di ragazzi del centro giovanile, ormai cresciuti, ha bisogno di uno spazio diverso, di una realtà che possa offrire dei percorsi inediti da quelli fino ad ora sperimentati, riconoscendogli meriti e competenze. Un luogo in cui raccogliere tutti i loro hobbies, le loro passioni, per costruire occasioni di sviluppo di questi interessi generati nel tempo. Il Circolo Acli HamartIa quindi nasce proprio nel 2012 come associazione culturale grazie al coinvolgimento di Acli Arte e Spettacolo, e i filoni di attività riguardano gli ambiti della danza, della musica e del teatro. Il gruppo di ragazzi che partecipano, vengono coinvolti subito nella realizzazione di piccoli laboratori nelle scuole. La nostra sede è a Via di Porta San Giovanni, un locale di una vecchia scuola, palestra, nella città di Terni, una zona direi semi centrale, andando verso la periferia. Si è trasformato in un luogo di incontro e di ritrovo, dove aspettare gli amici, i genitori; un porto sicuro sul quale non solo gli adolescenti ma gli stessi adulti hanno iniziato a fare affidamento.
Con il passare del tempo il Circolo estende il proprio raggio di azione, e nel 2017, si sviluppa l’idea di dar vista ad una scuola di danza e teatro, con caratteristiche proprie, per la quale diamo vita ad un’altra associazione che affiliamo ad US Acli, a cui diamo il nome di Hamartia per rimarcare il collegamento con l’esperienza che c’è dietro, in questo caso siamo nell’ambito dello sport dilettantistico. La scelta del nome è significativa, frutto di una serie di ricerche svolte dai ragazzi che, fin dagli inizi, sono sempre stati il cuore e l’anima dell’associazione. “L’hamartia, secondo la poetica aristotelica rappresenta l’errore inconsapevole che compie l’eroe e dal quale deriva tutta la tragedia. Il senso, però, andava oltre indicando l’errore nel suo insieme. Nel tirare con l’arco, ad esempio, si presuppone che tu non prenda solo la mira, ma valuti la direzione, la tensione dell’arco e il vento. Secondo questa lettura l’hamartia è, quindi, l’errore ponderabile, con margini di aggiustamento, attraverso il quale apprendere per migliorare. Alla base l’idea che proprio “sbagliando si impara”, un’affermazione che riflette pienamente lo spirito del lavoro che si fa nell’associazione.
Tutto questo percorso come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi non era stato immaginato a tavolino, nessuna premeditazione e nessun progetto. Inizia tutto un po' per gioco e per volontà, senza intenzioni specifiche, animati da una spinta forte nel voler coinvolgere questi giovani, in un quartiere a rischio, per offrirgli delle opportunità. Così è stato. Le loro passioni, mentre diventavano grandi, crescevano con loro, iniziando a diventare un’opportunità per uno sviluppo professionale. All’interno del Circolo proponiamo anche laboratori per gli adulti, pensiamo sempre a cose nuove. Siamo partiti occupandoci dei giovani poi abbiamo rivolto l’attenzione a diverse fasce di età.
Vorrei ricordare anche che abbiamo intrapreso delle collaborazioni con il Comune per svolgere delle attività di socialità e di animazione, non ci siamo dedicati solo alla musica, alla danza e al teatro. I ragazzi sono stati coinvolti in queste iniziative legate a progetti come, ad esempio, il progetto “Generazioni X” che richiedeva interventi di animazione nelle strade. Oppure abbiamo svolto attività per San Valentino; Natale ed Halloween. Le Acli, il Comune, piuttosto che altre associazioni ci coinvolgono per introdurre queste attività di animazione molto carine, perché noi utilizziamo giochi vecchi da fare anche in gruppo, trasformandoli in formato maxi. Ad esempio, giochi a tema in base al contesto in cui ci si trovava, come il tiro alla fune, di dimensioni superiori, dove però c’erano dei ragni se si trattava di Halloween, apportando modifiche ai giochi in base al tema dell’iniziativa. Riproponiamo questi giochi, laddove ci chiamano. Siamo sempre andati gratuitamente, per noi è il nostro modo di contribuire ad attività che hanno un valore sociale.
Riuscite a procurarvi delle entrate anche minime per sostenere tutte le vostre attività? E in quanti siete ad organizzare tutte queste attività?
La pandemia ha creato uno strappo forte e stiamo cercando di riprenderci. A parte la quota dei soci non vediamo altri fondi e non abbiamo la capacità per poter partecipare a bandi di qualche tipo. Siamo persone che credono molto in questo progetto e lo viviamo così. L’Associazione con il Centro giovanile esiste ancora e da quel bacino veniamo a contatto con un gran numero di giovani che, per ragioni economiche e culturali, non avrebbero mai alcuna possibilità di avvicinarsi altrove ad attività come quelle che facciamo noi (danza, musica, tetro, ecc.). Quindi il nostro primo contatto è il Centro giovanile, poi ci conoscono e li portiamo al Circolo Acli per provare a fare un lavoro di inclusione e rendere possibile la fruizione di molte attività a ragazzi in difficoltà. Questo è il nostro obiettivo. La maggior parte dei giovani che accogliamo non sono in grado di pagare niente; quindi, lo spirito da parte nostra è notevole, ma le difficoltà economiche si sentono.
Le persone che supportano questo progetto e lo alimentano con le proprie energie sono intanto almeno sei: ovvero i membri della mia famiglia, tra figli, marito, fidanzate dei figli. Una decina in tutto alla fine, con qualche altro supporto. Poi riconosco che siamo fortunati perché abbiamo una cerchia di ragazzi, tra quelli che hanno frequentato il Circolo, che gravitano intorno e ci danno una mano, sono rimasti in buoni rapporti, si creano dei legami. Facciamo anche video clip e video musicali, cose anche un po' più complicate e un aiuto diventa importante, anche per l’apporto di qualche competenza tecnica.
Come soci, devo dire, dopo la pandemia la situazione si è aggravata. Adesso cominciamo a rivedere la luce. Era diffuso un atteggiamento sospettoso. Ci vuole del tempo.
Quali sono le caratteristiche che riconoscete più di valore nell’attività che svolgete nel Circolo?
Siamo consapevoli che la nostra missione va ben oltre la nostra immaginazione e la rete che abbiamo creato offre supporti importanti. Adesso abbiamo due ragazzine musulmane che vengono da noi, e abbiamo scoperto nel tempo, che i genitori non sono propensi per ragioni culturali, religiose e altro a far frequentare le figlie. Ma noi stiamo dando un’occasione a queste ragazze per esprimersi e per conoscere le proprie potenzialità malgrado le difficoltà. Le famiglie alla fine ci hanno dato fiducia, ma noi cerchiamo di fare attenzione alle coreografie, agli abiti che proponiamo, per consentire le esibizioni senza offendere nessuno e nel pieno rispetto delle credenze altrui. Abbiamo anche delle bambine ucraine che non parlano italiano, arrivate da poco, inserite subito da noi. Ci sono state mandate da un’altra realtà. Sul territorio tra associazioni ci si conosce e si riesce a fare questo lavoro di collegamento e di reindirizzamento, consigliando l’associazione più adatta alle esigenze di chi ci contatta.
Si lavora sull’integrazione e sull’offrire ai ragazzi un luogo fisico in cui ritrovarsi, facendo qualcosa di bello insieme, in modo che il pomeriggio non vadano altrove, come in strada, oppure in compagnia di gruppi poco raccomandabili. Il Centro giovanile si occupa dopo scuola dell’aiuto compiti, ma al Circolo Acli, anche per i più grandi svolgiamo queste attività anche noi. Supportiamo nei compiti i ragazzi se sappiamo che non li hanno completati, se hanno avuto delle difficoltà. Può avvenire che i ragazzi, in modo superficiale, trascurino gli studi motivando questo comportamento con il fatto che hanno avuto lezione di teatro o altro. Per noi non è accettabile, l’investimento è sull’istruzione come sulle attività extrascolastiche; pertanto, alle volte ci organizziamo noi per il supporto compiti. Il nostro è un lavoro a tutto tondo sul ragazzo, orientato alla sua crescita, al suo sviluppo nell’insieme. Non si tratta solo di insegnare ai ragazzi a cantare o ballare, si tratta di prepararli per la vita da adulti, gettando basi solide, valori legati alla famiglia, alla condivisione e alla solidarietà: il teatro e l’arte come mezzo per arrivare ad altri obiettivi. Non proponiamo sogni di fama, ma l’opportunità di diventare se stessi, esprimendo le proprie potenzialità e talenti nel rispetto di un equilibrio complessivo dello sviluppo.
L’idea è stata dall’inizio quella di creare un centro d’arte a tutto tondo, dove le varie discipline potessero lavorare insieme a progetti sempre nuovi e stimolanti. Collegare la musica alla danza e al canto, e queste ultime al teatro ad esempio, rimanendo sempre aperti a nuove proposte – ne sono un esempio il corso di kpop o la collaborazione con dei giovani fotografi ternani – lo scopo finale era (ed è rimasto) quello di valorizzare l’arte in ogni suo aspetto.
Tutti i nostri spettacoli sono ad ingresso libero. Solo qualche volta, prima della pandemia, abbiamo organizzato spettacoli per beneficenza, e in questo caso abbiamo chiesto un contributo poi devoluto ad altre realtà. Si è trattato di uno spettacolo eccezionale, che ci ha unito molto. Diversamente dai saggi che facciamo per i parenti, questa volta abbiamo selezionato alcuni, tra allievi e insegnanti, per realizzarlo ed è stata un’esperienza magnifica. Vorremmo riproporlo ma economicamente è un impegno grosso. Lavoriamo affinché ogni sogno diventi una concreta realtà.