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Azione Sociale - Acli - Lunedì, 09 Settembre 2024

CIRCOLO ACLI SAN GIUSEPPE LAVORATORE - ROCCASECCA DEI VOLSCI (LATINA). LA RESISTENZA DI UN CIRCOLO, PROVATO DAL COVID, IN UNA PICCOLA REALTA’, DOVE LA TRADIZIONE E LO SPIRITO POPOLARE RIVIVONO GRAZIE ALLA VOLONTA’ DELLE PERSONE.

Dal 1995, in provincia di Latina, il Circolo San Giuseppe Lavoratore delle Acli, affonda le proprie radici nel territorio di Roccasecca dei Volsci, per volontà dell’allora parroco Don Giuseppe de Nardis e di Eligio Marroni, lo zio dell’attuale presidente. Insieme ad altri intendevano dare alla luce un centro ricreativo, un luogo riconoscibile dove le persone potessero ritrovarsi e trascorrere del tempo insieme. Nel DNA del Circolo riconosciamo una tradizione familiare che, ancora oggi, ne rappresenta le fondamenta. Con la fondazione del Circolo si rispondeva all’esigenza di mettere insieme i membri della comunità, per giocare a carte, per ritrovarsi attorno ad una birra o ad un caffè, in modo spontaneo e familiare. Dal 2016, diventa presidente Cinzia Marroni, che aveva visto precederle il marito alla guida del Circolo: “mio marito – racconta Cinzia - riconfermato presidente, decise di provare a gestire dei campi sportivi di basket; parliamo della fine degli anni Novanta, un periodo in cui veniva ad allenarsi la squadra giovanile di basket di Latina, per una settimana. Durante questa occasione, il Circolo, che aveva sempre avuto una intesa importante con il Comune, riesce ad avere a disposizione una struttura attrezzata con i campi di basket e anche la piscina, in modo da far trascorrere, a questi ragazzi, una settimana intensa, svolgendo attività diverse. Lo gestivamo noi solo per quella settimana, questo era l’accordo con il Comune. Per un po' di anni ci siamo occupati di questo.

Successivamente si è attivato il coinvolgimento nell’organizzazione del pellegrinaggio al Santuario della Madonna della Civita ad Itri, di cui ci occupiamo ogni anno durante il periodo dell’ascensione, a maggio. Questa ricorrenza e il pellegrinaggio è un qualcosa che io mi porto dentro dai tempi di mio nonno, responsabile allora dell’organizzazione; adesso un nostro associato che partecipava e che si era incaricato di organizzare ogni cosa ha lasciato il compito a noi: io ed una mia amica ce ne siamo fatte carico. Questa è un’attività che svolgiamo ancora come Circolo Acli. Queste iniziative le abbiamo portate avanti senza avere una sede a cui poter fare riferimento.

Dal 1995, quindi non avete una sede fisica a cui appoggiarvi?

Sì, ma adesso dal 2021 abbiamo firmato un protocollo d’intesa con il comune di Roccasecca e alla presenza di Nicola Tavoletta delle Acli di Latina, ci hanno consegnato le chiavi della sede di un ambulatorio polifunzionale, dedicato alla memoria di “Luciana Casconi”, una cara amica che è venuta a mancare, troppo presto. Luciana era un’attivista infaticabile che è stata di grande supporto per me e per tutti gli altri. Questo protocollo d’intesa con il comune trova origine nella nostra precedente attività di assistenza medica volontaria, in particolare rivolta agli anziani. Potevamo contare sulla collaborazione e l’impegno di infermieri professionisti, grazie ai quali, nel 2007 abbiamo stretto un rapporto con la asl, firmando un accordo, per poter eseguire prelievi ematici in sede, per coloro, anziani e tesserati, che non potevano recarsi in ospedale a Priverno, a causa della distanza o del disagio fisico che non aiuta la mobilità. Purtroppo, il covid ci ha impedito di proseguire questa iniziativa su cui avevamo molto investito, non ci hanno rinnovato il permesso, e insieme a questo dobbiamo considerare che, sempre a causa della pandemia, abbiamo perso molti anziani. Spesso ci recavamo anche a domicilio, portavamo i risultati degli esami. Non riuscire più in questa attività ci ha un po' spenti. Quindi, il fatto di averci assegnato come sede il vecchio poliambulatorio, ha una continuità con il nostro impegno e, in qualche modo, riaccende la speranza di poter proseguire un servizio alla collettività di cui si avverte il bisogno e che ci qualificava notevolmente.

Adesso che questa attività è venuta a mancare, su cosa vi state concentrando?

Puntiamo sulle iniziative sociali, culturali ed aggregative, come da tradizione, ma a dire il vero le principali ormai sono il pellegrinaggio e la classica polentata dell’8 dicembre, per la quale cuciniamo noi. In totale siamo in 12 ad essere coinvolti in questo Circolo, diciamo i più attivi, ma io quando faccio le riunioni invito tutti, anche quando il direttivo è composto da due persone, per me il contributo è quello di tutti. In passato grandiose erano anche le feste del 1° maggio di cui ci occupavamo, ma il covid ha segnato una frattura difficile da sanare. Dopo questa esperienza ne siamo usciti compromessi e fatichiamo a riprenderci. Per poter rendere il poliambulatorio operativo ci sono spese da affrontare, per le quali non disponiamo le somme di denaro necessarie: come, ad esempio, per coinvolgere i medici per gli screening, ecc. Siamo una realtà molto piccola di mille persone e non riusciamo a ripartire. Siamo un po' fermi. Questo è triste, se pensiamo al 2017, momento a cui io tengo molto, quando c’è stata donata una targa a testimonianza del nostro impegno come Circolo dal Vescovo Mons. Crociata. Per noi è un motivo di orgoglio senza precedenti.

In realtà ci siamo attivati anche molto con la asl, chiedendo supporto al provinciale, ma stiamo ancora attendendo risposte. Resta il fatto che il nostro Sindaco è molto attento e ci coinvolge su ogni iniziativa. Abbiamo pensato anche di partire con un momento di ascolto per cercare di capire le esigenze; volevo parlare anche con l’assessore ai servizi sociali, per capire se ci sono spazi per noi, anche se il Comune offre un servizio simile. Riguardo le associazioni del territorio, a parte un centro anziani che con il covid non è più operante, non c’è molto altro. Le idee non mancano, anche quando ci incontriamo le proposte sono diverse, diventa difficile tradurle nel concreto e devi saperti muovere in queste realtà. Ci conosciamo un po' tutti. La nostra è una speranza quella di rialzarci e riprendere le iniziative di un tempo.