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Azione Sociale - Acli - Venerdì, 31 Maggio 2024

CENTRO PARROCCHIALE OTTAVIANO GHETTI. CIRCOLO ACLI DI COLLALBRIGO (TREVISO). IL SOGNO DI UNA COMUNITA’ CHE TORNA VITALE, ATTRAVERSO LA CURA DELLE RELAZIONI E LA SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO.

Collalbrigo è una località di Conegliano, in provincia di Treviso. Territorio che ospita non più di 500 abitanti, nel cuore delle colline del Prosecco DOCG, tra i comuni di Conegliano e Valdobbiadene. La favorevole posizione, tuttavia, non è stata sufficiente a restituire vitalità a questo borgo, spopolato e privo di attrattiva per una popolazione isolata, che manca di spazi di socialità. Un luogo di riferimento per i cittadini, dove incontrarsi e potersi riconoscere come comunità a Collalbrigo, proprio mancava. La risposta arriva nel 2005, con la complicità di Don Antonio, il parroco del paese, e di un gruppo di volontari, che danno vita al Circolo Acli denominato “Centro parrocchiale Ottaviano Ghetti”.

Io e mio marito siamo la coppia più giovane, nata e vissuta in questo territorio, non ce ne siamo andati perché avevamo un progetto, desideravamo valorizzare il nostro borgo, dargli voce insieme alle persone che ne fanno parte. Prendendoci cura del circolo Acli di Collalbrigo abbiamo voluto dare continuità a ciò in cui avevano creduto i nostri genitori, promuovendolo con altri volontari”.

Sono le parole di Michela Piccoli, cittadina, volontaria e cuore pulsante delle attività del circolo. Lei ci accompagna alla scoperta del Centro parrocchiale Ottaviano Ghetti e ci racconta di come, nel tempo, la realtà di questi luoghi si sia trasformata grazie alla presenza di quello che è divenuto un presidio ormai riconosciuto.

Continua Michela: “potevamo contare su poche cose, in particolare dopo lo stop alla sagra paesana, nessuna attività ricreativa animava la vita comunitaria; feste, momenti di convivialità, niente! Nessun bar, osteria o altro spazio in cui potersi ritrovare insieme. Ciò ha compromesso il senso di appartenenza e ha fatto sì che le persone si allontanassero. Noi con il circolo abbiamo voluto imprimere uno sguardo attento alla comunità e ne abbiamo fatto un luogo di prossimità, un punto di partenza da cui poter tornare a vivere”.

Con il tempo, anche grazie alle battaglie della famiglia che possiede parte delle proprietà del borgo, abbiamo ottenuto anche la riapertura di un’osteria storica, un segnale incoraggiante di rilancio per il paese. Tutte le attività che organizziamo hanno come obiettivo specifico il benessere della collettività, all’insegna dello stare insieme e dell’opportunità di comunicare, un aspetto che sembra scontato e che da noi non lo è.

Per comprendere quello che facciamo, è necessario sottolineare due aspetti che caratterizzano il nostro territorio: la maggior parte della popolazione è anziana, salvo la presenza di qualche famiglia con figli piccoli (non dimentichiamo che non c’è la scuola qui). Anche le abitazioni sono dislocate in maniera diffusa sul territorio, piuttosto distanti tra loro, e questo limita di molto le occasioni di incontro, anche quelle fortuite se vogliamo. Quindi, fare in modo che il circolo diventasse un luogo accogliente per ritrovarsi dopo la messa della domenica è stata una delle nostre principali intenzioni.

Tenendo conto di questi aspetti, quali iniziative avete messo in cantiere?

Possiamo affidarci ad una ventina di persone attive e coinvolte in primo piano nella realizzazione degli eventi e circa 160 soci iscritti; alcuni ci supportano ma non tutti naturalmente. Frequentando il circolo sin da quando ero bambina ho potuto constate una crescita notevole del numero dei soci. Questo consenso lo abbiamo ottenuto anche grazie al fatto che le iniziative promosse non si limitano a coinvolgere i nostri compaesani, vanno ben oltre il nostro borgo raggiungendo i paesi limitrofi e chi ci ha conosciuto vede in noi un ambiente accogliente, dove poter fare cose interessanti, che piacciono e fanno stare bene.

Abbiamo un nutrito calendario di attività legate alle ricorrenze familiari più importanti: la festa dei nonni, del papà e della mamma. Promuoviamo cene sociali per festeggiare queste ricorrenze. Dopo il covid, abbiamo attivato una sera a settimana, il martedì, l’immancabile torneo di burraco, occasione ludica per divertirsi e farsi compagnia. A luglio è il momento degli eventi culturali in piazza: spettacoli di teatro, concerti musicali, manifestazioni culturali a tema come la serata dedicata all’Unesco, oppure incentrate sulla fotografia, come un concorso, con foto che poi vengono commentate da un esperto. Inoltre, durante il periodo di Natale allestiamo la casa calendario dell’avvento, meta di visitatori importanti e insieme il concerto di Natale.

Su sollecitazione e iniziative di alcune donne del borgo, è emerso il bisogno di ritrovarsi per fare delle camminate insieme e, da due anni ormai, abbiamo creato un gruppo che si chiama “cammina con noi”. Il giovedì, ci si ritrova in un punto fisso e il gruppo cammina insieme con l’intento di stare all’aria aperta, un’attività che fa bene alla mente e al fisico. Siamo partiti in 5 e ora siamo 25. Questa esperienza è aperta a tutti non solo alle donne. Camminiamo per i boschi e i campi: con l’aiuto di un esperto tecnico agronomo e di una cuoca impariamo a conoscere le diverse varietà di erbe che offre il territorio da quelle commestibili a quelle dannose. Ci concentriamo sulle erbe selvatiche che non conosciamo, ma di cui impariamo le principali proprietà benefiche. Questa iniziativa si propone, da un lato, di investire sulla socialità e il benessere fisico dei partecipanti, ma dall’altro, intende valorizzare le risorse e potenzialità della terra a vantaggio della nostra comunità.

La dimensione della socialità è solo una delle nostre polarità. L’altra dimensione di cui ci prendiamo cura è proprio la tutela paesaggistica e ambientale, volta alla valorizzazione e sviluppo del territorio locale. Ci piace lavorare sul binomio coltura e cultura! In proposito, il circolo nel 2022 si impegna in un progetto per la salvaguardia del patrimonio ambientale, attraverso la piantumazione degli ulivi e lo sradicamento di alberi. Abbiamo collaborato tutti a questa iniziativa di grande rilevanza per il territorio. Lo sguardo si rivolge alla natura del nostro paese, per generare un’armonia, valorizzandone il decoro, in particolare l’ambiente attorno alla parrocchia e poi va nella direzione dei bisognosi. Ad esempio, abbiamo adottato a distanza una bambina dell’Uganda, con la quale abbiamo contatti e organizziamo eventi per aiutare un centro Caritas con quello che ricaviamo.

Quali spazi occupate per svolgete le iniziative?

Il borgo è di proprietà della famiglia Ghetti e in parte della parrocchia, che oltre alla chiesa e alla canonica, possiede una porzione degli altri fabbricati e occupa alcuni locali come il Centro parrocchiale Ottaviano Ghetti, che è stato fin dall’inizio uno spazio di ritrovo e incontro dopo le cerimonie religiose per i fedeli che vivono nelle case sparse della collina, dove c'era l'asilo Ghetti, voluto dalla famiglia Ghetti per i bambini della località coneglianese. L’edificio era abbandonato, adesso grazie al all’impegno del circolo abbiamo a disposizione una cucina attrezzata ed un bar, fondamentali per le nostre attività. Anche lo spazio esterno, completa la struttura, che usiamo per lo più d’estate ed è provvisto di tavoli e di giochi per i bambini.

Quali sono le fatiche che vivete quotidianamente in una realtà come la vostra?

Adesso abbiamo un parroco che, nonostante sia impegnato con quattro parrocchie, si è dimostrato molto accogliente verso le Acli e apprezza le nostre iniziative, questa non è una condizione favorevole, un supporto. La fatica è qualcosa che puoi sostenere e perfino apprezzare se ha un senso, se ne puoi toccare con mano i frutti. Questo è quello che è avvenuto con il nostro circolo: quando provi un senso di soddisfazione e amore per la tua comunità, riesci a vedere il buono, puoi dire che ne vale la pena. Un borgo fantasma che non intrecciava alcun legame all’interno e anche all’esterno, con i paesi vicini, si è tramutato in un luogo vivace, dove le persone hanno interesse a stare insieme, ne hanno scoperto il valore. Grazie al circolo. Questo paese si è persino ripopolato. Provate a immaginare la messa la domenica con la chiesa quasi completamente vuota, ora quel momento è pieno di significato, perché alla celebrazione segue l’occasione di incontrarsi e di trascorrere del tempo insieme. L’impegno che ci mettiamo è davvero tanto. C’è dietro tutto un lavoro di cura, di attenzione e di organizzazione. In una certa fase della vita del circolo, ho provato a staccarmi, almeno per un po', ma alla fine e a me che manca poter vivere questa esperienza e farlo per i miei concittadini. Io sono nata qui e in questo modo; ho respirato questo impegno, vissuto da sempre immersa nel circolo e respirato il senso di quello che si fa. Dei miei quattro figli, una in particolare ci segue e ci aiuta. Troviamo importante saper trasmette questo patrimonio anche ai figli.

Cosa vi caratterizza come circolo Acli, rispetto ad altre realtà?

Siamo Acli nel dna, nella nostra azione verso il prossimo, siamo un’associazione che promuove il bene comune e la dignità della persona. Inoltre, penso che oltre ad essere vicini alle persone e rispondere ai loro bisogni esaudiamo desideri. Non siamo solo noi a proporre iniziative e attività, la cosa interessante è che accogliamo le proposte dei nostri soci. Non si tratta solo di urgenze, necessità, ma anche di aspirazioni, sogni. Se viene in mente qualcosa che qualcuno vuole realizzare lo condivide con noi e insieme cerchiamo di trasformare in realtà questa proposta. Tra noi cittadini c’è un rapporto di convivialità, quella familiarità che permette alle persone di chiedere qualunque cosa, di esprimere i desideri. Questi sono tutti spunti per realizzare attività che poi portiamo anche fuori dal paese.

Michela accennavi ad alcune idee rispetto alla promozione del circolo e alla comunicazione, cosa intendete fare?

Con il provinciale comunichiamo piuttosto bene e le attività di comunicazione principali sono in mano a mia figlia che se ne occupa. Facciamo delle locandine e le appendiamo nella bacheca del circolo. Ma adesso abbiamo deciso di acquistare un telefono dedicato per fare un gruppo whatsapp con i soci ed eventuali simpatizzanti. Lo riteniamo basilare per accrescere il giro del circolo e entrare in contatto con tutti nello spirito anche del nostro lavoro.

CIRCOLO ACLI DI YORK (UK). CONNETTERE LE DIVERSE ESPERIENZE MIGRATORIE DEGLI ITALIANI A YORK: SOCIALITA’, SOSTEGNO E INFORMAZIONE

Silvana Poloni socia del circolo di York (UK) ci racconta la storia e le attività del circolo Oltremanica.

Da quando esiste il circolo? Come è nato?

È nato nel 2019, perché 4 di noi sono entrati in contatto con il circolo Acli di Keighley che organizzava la Festa della Repubblica, altre iniziative per la comunità e degli Incontri Passaporti. Prima di allora non sapevamo nemmeno che le Acli fossero presenti in UK. Tra le altre cose, sentivamo l’esigenza di provare a connettere le varie micro-comunità che ci sono a York, dove l’immigrazione è composta da tre grandi gruppi: l’immigrazione della seconda metà del 900 legata all’ospitalità, alla ristorazione e alle fabbriche del nord, quindi la più anziana che ormai è spesso alla seconda o terza generazione; la migrazione di giovani famiglie o di famiglie che si sono costituite a York, spesso legate all’ospitalità, ma non solo; infine la migrazione legata all’università o a professioni tecniche. Ognuno di noi quattro aveva contatti diversi e incontrandoci abbiamo iniziato a renderci conto di questa presenza che, forse non immediatamente evidente perché parecchio sfaccettata e poco organizzata, era invece massiccia e, ovviamente, portatrice di bisogni. C’erano pochissimi eventi aggregativi, ai quali partecipava solo una parte della comunità, c’era pochissimo scambio di informazioni, non c’era una rete di sostegno (se non interna ai micromondi). Ogni catena migratoria ci sembrava che restasse chiusa su sé stessa, senza aperture verso l’esterno, e questo non permetteva di cogliere le risorse presenti né di far emergere i bisogni comuni.

Una sera, trovandoci a mangiare una pizza, ci siamo chiesti se non fosse possibile costruire connessioni tra questi micro-mondi, provare a costruire qualcosa che ci permettesse di andare oltre il legame fragile e temporaneo dell’esigenza individuale immediata.

Così ad una delle feste organizzate da un privato, oggi volontaria ACLI, abbiamo fatto girare un piccolissimo questionario con tre domande aperte: Cosa manca a York? Cosa vorreste ci fosse? Come attivarci? Fatta questa super generale e casareccia analisi dei bisogni abbiamo registrato il bisogno di attività di aggregazione che coinvolgessero i bambini, soprattutto legate a quelle tradizioni italiane che in Inghilterra non esistono (ad esempio carnevale o befana). Oltre a ciò forte era la richiesta di corsi di  lingua italiana per bambini e di un sostegno burocratico (per passaporti, registrazioni nascite…). Da lì il passaggio è stato abbastanza semplice: abbiamo contattato il circolo di Keighley e abbiamo chiesto di aiutarci ad organizzare un Incontro Passaporti. Noi a York siamo lontani 2 ore di treno da Manchester e a Manchester all’epoca il consolato nemmeno esisteva e si doveva andare a Londra, che voleva dire un giorno di lavoro perso e un costo di circa 150 sterline. Grazie all’intermediazione del circolo di Keighley, e alla disponibilità della rete consolare onoraria, siamo riusciti ad organizzare il nostro primo Incontro Passaporti.

Questo è molto interessante e racconta come nasce la vostra attivazione sul territorio. Ma perché vi siete costituiti come circolo Acli? Solo perché il primo circolo che avevate incontrato era un circolo Acli? Cosa sapevate delle Acli?

Nessuno di noi era aclista, all’epoca, però io essendo cresciuta a Milano conoscevo le Acli, arrivavo dal movimento scout e riconoscevo una vicinanza di approccio. Semplicemente non avevo idea che ci fossero anche all’estero.

Per organizzare il nostro Incontro Passaporti il Consolato chiedeva di essere una organizzazione costituita e poi a noi piaceva che tutte le idee che avevamo in testa non fossero idee di singoli, che fossero di una identità più collettiva, che avessero una identità che andava oltre noi. Ci pareva che questo ci aiutasse anche a presentarci alla comunità, rendesse più semplice spiegare perché ci stavamo attivando. All’inizio, con qualche connazionale, ci fu anche un minimo di dibattito e contrasto attorno alla C di cristiani, e un'iniziale diffidenza, ma siamo andati avanti, convinti della validità della proposta. Noi ci presentiamo come Acli, non rinneghiamo la C, anche se al momento il circolo non si connota con una presenza religiosa perché oggi ci pare che forzare su questo aspetto non sia ciò di cui ha bisogno il territorio. Ma da subito, appena abbiamo deciso di costituirci, abbiamo scelto di essere Acli.

Dopo il primo incontro Passaporti come è proseguita l’attività?

Nel febbraio 2020 abbiamo fatto il nostro primo incontro passaporti, subito dopo c’è stato il covid e anche qui è stato chiuso tutto, anche se in ritardo. Noi però avevamo cominciato a diventare un punto di riferimento per tante cose e per cui, senza nemmeno avere ancora una pagina fb del circolo, anche durante la pandemia abbiamo fatto un gran lavoro di informazione sui gruppi di italiani di York e delle zone limitrofe, facendo anche assistenza da remoto per compilazione moduli (anche con supporto dal circolo di Keighley sulle questioni rispetto alle quali eravamo meno esperti) e, in alcuni casi, anche riuscendo a risolvere situazioni complicate di persone bloccate in UK o in Italia.

Poi, quando la normalità è ripresa, abbiamo continuato ad organizzare gli Incontri Passaporti, che sono stati molto partecipati anche da persone di città vicine, e sono emersi altri bisogni, che inizialmente non avevamo visto: ad esempio la solitudine delle neomamme che restavano chiuse in casa da sole. Perché il Child Care in Uk è carissimo. Nei primi 3 anni di vita dei figli le famiglie inglesi fanno gran uso di incontri genitore-bambino che però, ovviamente sono tutti in inglese. Di fronte a questo la comunità italiana si spacca in due: qualcuno riesce ad usufruire degli incontri in inglese perché conosce la lingua o perché semplicemente “si lancia” di più, oppure rientra presto al lavoro; qualcun altro resta a casa, magari arriva una nonna dall’Italia a supporto ma in generale si ha molto meno scambio e socializzazione.

Probabilmente questo è un fenomeno comune anche ad altre comunità immigrate, oltre a quella italiana. Avete pensato a provare a costruire un contatto con loro?

Recentemente abbiamo preso contatto con l’Ufficio dedicato alle comunità straniere del Council di York. Per ora sappiamo di una associazione di ucraini e di un paio di  associazioni polacche e stiamo cercando di capire se ci sono possibilità di collaborazione. Nel frattempo l’Ufficio ci ha chiesto di andare ai loro incontri del sabato mattina, anche solo per tradurre nel caso arrivino persone italiane. In effetti si potrebbe pensare che l’inglese sia conoscenza diffusa ma in realtà non lo è sempre. Allora una parte di nostro lavoro volontario, ovviamente informale, è anche accompagnare a fare il colloquio con gli insegnanti, dal dottore per una visita particolare…

Comunque, ad oggi, il punto di contatto, anche con altre comunità, è il fatto di parlare italiano, o l’interesse per la nostra cultura. E’ quello il contatto base. Ci sono anche persone che vengono da altrove ma a cui piace approfondire l’italiano.

Quindi avete iniziato a organizzare eventi aggregativi?

Si, la prima è stata una festa di Carnevale nel 2022, che è stata un successone! Abbiamo avuto l’intuizione di avere anche un angolo morbido per i super piccoli e ci siamo ritrovati una sala piena. E poi la Festa della Befana, con una simpatizzante inglese che parla italiano e che quest’anno si è prestata a impersonare la vecchietta più amata dai bambini… Insomma, abbiamo proprio toccato con mano la voglia di stare insieme, di mantenere vive le tradizioni, ma anche la voglia di costruire qualcosa oltre le feste. Qualcuno, aiutando a riordinare la sala dopo le feste ci ha detto: bello! Fatene ancora! Come faccio ad associarmi? Per noi è stato molto bello perché abbiamo risposto: dicci cosa pensi serva, cosa sai fare e come vuoi farlo e possiamo farlo insieme! Quindi le feste sono diventate più frequenti e anche il coinvolgimento delle persone è aumentato…

E poi agli incontri passaporti abbiamo incontrato diversi connazionali che sono a York da decenni e raccontano con nostalgia che un tempo c’era la Italian Society e quando è terminata si sono sentiti orfani di una iniziativa che era fatta anche di incontri grandiosi, cene eleganti e di cui la comunità italiana viveva l’orgoglio della propria identità… Quindi adesso, per Luglio, abbiamo in programma una cena rivolta più ad un pubblico adulto, per provare a riconnettere quella parte di comunità.

E voi avete allargato il gruppetto di persone impegnate…

I soci veramente sempre attivi saranno una decina, con passioni e competenze diverse e con la voglia di fare. Ma dietro a questi dieci comincia a crescere un gruppo più ampio, attivabile su cose singole. Questo ha fatto sì che diverse idee che avevamo in testa diventassero progetti e poi che iniziassero a prendere forma. Da qui, ad esempio, l’8 marzo scorso è partito il Progetto donne, un progetto di incontri tutti al femminile che si rivolge a donne e mamme della zona, con l’idea di costruire una rete di supporto informale, oltre ad offrire l’opportunità di fare due chiacchiere “all’italiana”. Una delle volontarie in Italia faceva l’educatrice e da lì è partito questo gruppo donne, aperto a donne italiane o che parlano italiano (ad esempio, donne inglesi o di altre nazionalità con mariti italiani). Una parrocchia ci ha messo a disposizione gratuitamente una sala coperta e riscaldata e così siamo partiti. Stanno per partire, su proposta di un’altra socia, due club del libro, in cui verranno letti libri di autori italiani.

Ancora, stiamo preparando il lancio di una biblioteca pop-up per rispondere all’esigenza di avere a disposizione libri per bambini e per adulti in italiano. I soci (e non solo) hanno messo a disposizione i loro libri, che stiamo catalogando, e a partire dai prossimi mesi, non appena la catalogazione sarà conclusa, affitteremo una sala in un community centre per aprire la biblioteca una o due volte al mese, al sabato mattina.

Come funziona il legame degli italiani all’estero con l’Italia a York? E’ solo un legame di lingua e di burocrazia? C’è un interesse per restare in contatto con le proprie comunità di origine in Italia?

E’ tutto molto diverso e personalizzato. Qualcuno ha scelto di tagliare ogni legame, qualcuno lo mantiene solo con i parenti, qualcuno all’inizio non cercava nulla di italiano, per integrarsi, ma dopo un po’ di anni ha iniziato a sentirne l’esigenza…

Il primo passaggio è sicuramente stato ritrovarsi tra noi, come italiani e rispondere a bisogni burocratici. Adesso stiamo iniziando ad ampliare il ragionamento, ad esempio sui diritti degli italiani nel Regno Unito. Anche perché con la Brexit la situazione è drasticamente cambiata. La Brexit è stata uno spartiacque enorme. Adesso sentiamo l’esigenza di fare qualcosa per i nostri diritti e di fare qualcosa per cambiare il modo con cui l’Italia vede gli italiani all’estero. Emblematico il fatto che non si possa votare alle Europee se non tornando in Italia. Stiamo facendo sensibilizzazione e campagna sui social, anche perché tanti non ne erano consapevoli, e ci stiamo mobilitando affinché alle prossime europee sia diverso!

Quale è il legame che avete come circolo con le altre realtà Acli in UK? O con altre realtà Acli in altri posti del mondo?

Noi siamo nati dalle iniziative di un altro circolo. E l’entusiasmo del Presidente delle Acli inglesi, Giannino, è un motore importante, così come anche la sua capacità di aggregare persone veramente diverse tra loro.  la Festa della Repubblica Italiana e altri eventi che lui organizza richiamano gente da tanti posti e sono stati di ispirazione anche per noi. Sull’essere veramente una rete tra noi, come circoli in UK, è qualcosa su cui si sta lavorando in questo periodo, devo dire con una nuova spinta legata al nuovo Consiglio Nazionale appena eletto.

Anche avere occasioni di scambio con l’Italia e con le altre realtà FAI è preziosissimo per noi. Lo è stato il percorso formativo di Subiaco l’anno scorso (e lo sarà anche quest’anno con la partecipazione di altri volontari). Importanti sono gli incontri EZA, lo sarà sicuramente il prossimo incontro dei promotori sociali esteri a Trento e l’incontro con il Papa.