CENTRO PARROCCHIALE OTTAVIANO GHETTI. CIRCOLO ACLI DI COLLALBRIGO (TREVISO). IL SOGNO DI UNA COMUNITA’ CHE TORNA VITALE, ATTRAVERSO LA CURA DELLE RELAZIONI E LA SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO.
Collalbrigo è una località di Conegliano, in provincia di Treviso. Territorio che ospita non più di 500 abitanti, nel cuore delle colline del Prosecco DOCG, tra i comuni di Conegliano e Valdobbiadene. La favorevole posizione, tuttavia, non è stata sufficiente a restituire vitalità a questo borgo, spopolato e privo di attrattiva per una popolazione isolata, che manca di spazi di socialità. Un luogo di riferimento per i cittadini, dove incontrarsi e potersi riconoscere come comunità a Collalbrigo, proprio mancava. La risposta arriva nel 2005, con la complicità di Don Antonio, il parroco del paese, e di un gruppo di volontari, che danno vita al Circolo Acli denominato “Centro parrocchiale Ottaviano Ghetti”.
“Io e mio marito siamo la coppia più giovane, nata e vissuta in questo territorio, non ce ne siamo andati perché avevamo un progetto, desideravamo valorizzare il nostro borgo, dargli voce insieme alle persone che ne fanno parte. Prendendoci cura del circolo Acli di Collalbrigo abbiamo voluto dare continuità a ciò in cui avevano creduto i nostri genitori, promuovendolo con altri volontari”.
Sono le parole di Michela Piccoli, cittadina, volontaria e cuore pulsante delle attività del circolo. Lei ci accompagna alla scoperta del Centro parrocchiale Ottaviano Ghetti e ci racconta di come, nel tempo, la realtà di questi luoghi si sia trasformata grazie alla presenza di quello che è divenuto un presidio ormai riconosciuto.
Continua Michela: “potevamo contare su poche cose, in particolare dopo lo stop alla sagra paesana, nessuna attività ricreativa animava la vita comunitaria; feste, momenti di convivialità, niente! Nessun bar, osteria o altro spazio in cui potersi ritrovare insieme. Ciò ha compromesso il senso di appartenenza e ha fatto sì che le persone si allontanassero. Noi con il circolo abbiamo voluto imprimere uno sguardo attento alla comunità e ne abbiamo fatto un luogo di prossimità, un punto di partenza da cui poter tornare a vivere”.
Con il tempo, anche grazie alle battaglie della famiglia che possiede parte delle proprietà del borgo, abbiamo ottenuto anche la riapertura di un’osteria storica, un segnale incoraggiante di rilancio per il paese. Tutte le attività che organizziamo hanno come obiettivo specifico il benessere della collettività, all’insegna dello stare insieme e dell’opportunità di comunicare, un aspetto che sembra scontato e che da noi non lo è.
Per comprendere quello che facciamo, è necessario sottolineare due aspetti che caratterizzano il nostro territorio: la maggior parte della popolazione è anziana, salvo la presenza di qualche famiglia con figli piccoli (non dimentichiamo che non c’è la scuola qui). Anche le abitazioni sono dislocate in maniera diffusa sul territorio, piuttosto distanti tra loro, e questo limita di molto le occasioni di incontro, anche quelle fortuite se vogliamo. Quindi, fare in modo che il circolo diventasse un luogo accogliente per ritrovarsi dopo la messa della domenica è stata una delle nostre principali intenzioni.
Tenendo conto di questi aspetti, quali iniziative avete messo in cantiere?
Possiamo affidarci ad una ventina di persone attive e coinvolte in primo piano nella realizzazione degli eventi e circa 160 soci iscritti; alcuni ci supportano ma non tutti naturalmente. Frequentando il circolo sin da quando ero bambina ho potuto constate una crescita notevole del numero dei soci. Questo consenso lo abbiamo ottenuto anche grazie al fatto che le iniziative promosse non si limitano a coinvolgere i nostri compaesani, vanno ben oltre il nostro borgo raggiungendo i paesi limitrofi e chi ci ha conosciuto vede in noi un ambiente accogliente, dove poter fare cose interessanti, che piacciono e fanno stare bene.
Abbiamo un nutrito calendario di attività legate alle ricorrenze familiari più importanti: la festa dei nonni, del papà e della mamma. Promuoviamo cene sociali per festeggiare queste ricorrenze. Dopo il covid, abbiamo attivato una sera a settimana, il martedì, l’immancabile torneo di burraco, occasione ludica per divertirsi e farsi compagnia. A luglio è il momento degli eventi culturali in piazza: spettacoli di teatro, concerti musicali, manifestazioni culturali a tema come la serata dedicata all’Unesco, oppure incentrate sulla fotografia, come un concorso, con foto che poi vengono commentate da un esperto. Inoltre, durante il periodo di Natale allestiamo la casa calendario dell’avvento, meta di visitatori importanti e insieme il concerto di Natale.
Su sollecitazione e iniziative di alcune donne del borgo, è emerso il bisogno di ritrovarsi per fare delle camminate insieme e, da due anni ormai, abbiamo creato un gruppo che si chiama “cammina con noi”. Il giovedì, ci si ritrova in un punto fisso e il gruppo cammina insieme con l’intento di stare all’aria aperta, un’attività che fa bene alla mente e al fisico. Siamo partiti in 5 e ora siamo 25. Questa esperienza è aperta a tutti non solo alle donne. Camminiamo per i boschi e i campi: con l’aiuto di un esperto tecnico agronomo e di una cuoca impariamo a conoscere le diverse varietà di erbe che offre il territorio da quelle commestibili a quelle dannose. Ci concentriamo sulle erbe selvatiche che non conosciamo, ma di cui impariamo le principali proprietà benefiche. Questa iniziativa si propone, da un lato, di investire sulla socialità e il benessere fisico dei partecipanti, ma dall’altro, intende valorizzare le risorse e potenzialità della terra a vantaggio della nostra comunità.
La dimensione della socialità è solo una delle nostre polarità. L’altra dimensione di cui ci prendiamo cura è proprio la tutela paesaggistica e ambientale, volta alla valorizzazione e sviluppo del territorio locale. Ci piace lavorare sul binomio coltura e cultura! In proposito, il circolo nel 2022 si impegna in un progetto per la salvaguardia del patrimonio ambientale, attraverso la piantumazione degli ulivi e lo sradicamento di alberi. Abbiamo collaborato tutti a questa iniziativa di grande rilevanza per il territorio. Lo sguardo si rivolge alla natura del nostro paese, per generare un’armonia, valorizzandone il decoro, in particolare l’ambiente attorno alla parrocchia e poi va nella direzione dei bisognosi. Ad esempio, abbiamo adottato a distanza una bambina dell’Uganda, con la quale abbiamo contatti e organizziamo eventi per aiutare un centro Caritas con quello che ricaviamo.
Quali spazi occupate per svolgete le iniziative?
Il borgo è di proprietà della famiglia Ghetti e in parte della parrocchia, che oltre alla chiesa e alla canonica, possiede una porzione degli altri fabbricati e occupa alcuni locali come il Centro parrocchiale Ottaviano Ghetti, che è stato fin dall’inizio uno spazio di ritrovo e incontro dopo le cerimonie religiose per i fedeli che vivono nelle case sparse della collina, dove c'era l'asilo Ghetti, voluto dalla famiglia Ghetti per i bambini della località coneglianese. L’edificio era abbandonato, adesso grazie al all’impegno del circolo abbiamo a disposizione una cucina attrezzata ed un bar, fondamentali per le nostre attività. Anche lo spazio esterno, completa la struttura, che usiamo per lo più d’estate ed è provvisto di tavoli e di giochi per i bambini.
Quali sono le fatiche che vivete quotidianamente in una realtà come la vostra?
Adesso abbiamo un parroco che, nonostante sia impegnato con quattro parrocchie, si è dimostrato molto accogliente verso le Acli e apprezza le nostre iniziative, questa non è una condizione favorevole, un supporto. La fatica è qualcosa che puoi sostenere e perfino apprezzare se ha un senso, se ne puoi toccare con mano i frutti. Questo è quello che è avvenuto con il nostro circolo: quando provi un senso di soddisfazione e amore per la tua comunità, riesci a vedere il buono, puoi dire che ne vale la pena. Un borgo fantasma che non intrecciava alcun legame all’interno e anche all’esterno, con i paesi vicini, si è tramutato in un luogo vivace, dove le persone hanno interesse a stare insieme, ne hanno scoperto il valore. Grazie al circolo. Questo paese si è persino ripopolato. Provate a immaginare la messa la domenica con la chiesa quasi completamente vuota, ora quel momento è pieno di significato, perché alla celebrazione segue l’occasione di incontrarsi e di trascorrere del tempo insieme. L’impegno che ci mettiamo è davvero tanto. C’è dietro tutto un lavoro di cura, di attenzione e di organizzazione. In una certa fase della vita del circolo, ho provato a staccarmi, almeno per un po', ma alla fine e a me che manca poter vivere questa esperienza e farlo per i miei concittadini. Io sono nata qui e in questo modo; ho respirato questo impegno, vissuto da sempre immersa nel circolo e respirato il senso di quello che si fa. Dei miei quattro figli, una in particolare ci segue e ci aiuta. Troviamo importante saper trasmette questo patrimonio anche ai figli.
Cosa vi caratterizza come circolo Acli, rispetto ad altre realtà?
Siamo Acli nel dna, nella nostra azione verso il prossimo, siamo un’associazione che promuove il bene comune e la dignità della persona. Inoltre, penso che oltre ad essere vicini alle persone e rispondere ai loro bisogni esaudiamo desideri. Non siamo solo noi a proporre iniziative e attività, la cosa interessante è che accogliamo le proposte dei nostri soci. Non si tratta solo di urgenze, necessità, ma anche di aspirazioni, sogni. Se viene in mente qualcosa che qualcuno vuole realizzare lo condivide con noi e insieme cerchiamo di trasformare in realtà questa proposta. Tra noi cittadini c’è un rapporto di convivialità, quella familiarità che permette alle persone di chiedere qualunque cosa, di esprimere i desideri. Questi sono tutti spunti per realizzare attività che poi portiamo anche fuori dal paese.
Michela accennavi ad alcune idee rispetto alla promozione del circolo e alla comunicazione, cosa intendete fare?
Con il provinciale comunichiamo piuttosto bene e le attività di comunicazione principali sono in mano a mia figlia che se ne occupa. Facciamo delle locandine e le appendiamo nella bacheca del circolo. Ma adesso abbiamo deciso di acquistare un telefono dedicato per fare un gruppo whatsapp con i soci ed eventuali simpatizzanti. Lo riteniamo basilare per accrescere il giro del circolo e entrare in contatto con tutti nello spirito anche del nostro lavoro.