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Il dovere civico del voto, una conquista della democrazia - Acli Milano

L’inattesa crisi del governo d’emergenza del premier Draghi, chiamato dal Presidente Mattarella a guidare una coalizione disomogenea per affrontare e gestire gli impegni assunti con l’Unione europea in relazione alla crisi economica e sociale generata dalle conseguenze dell’epidemia, ha costretto all’urgenza delle elezioni anticipate in una situazione di forte disorientamento delle forze politiche e della popolazione.

C’è infatti il rischio che la tendenza ormai universale a disertare i seggi elettorali e le urne, si trasferisca purtroppo anche in Italia, con la deriva di un divorzio che appare quasi irreversibile fra le istituzioni democratiche e la vita quotidiana dei cittadini, con i partiti che non sembrano più essere nella condizione di “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” come prevede la Costituzione italiana.

Che fare allora per evitare che l’improvvisa campagna elettorale estiva di fine legislatura anticipata, si trasformi inevitabilmente in uno scontro dialettico quasi soltanto attraverso i giornali o in televisione, con l’esclusivo dibattito fra i diversi candidati alla Camera e al Senato, scelti dai leader delle varie liste senza il coinvolgimento razionale ed emotivo dell’elettorato costretto a votare con una legge parzialmente maggioritaria e senza preferenze?

Si deve innanzitutto evitare di cadere nella spirale del pessimismo e dell’antipolitica, per recuperare il diritto alla libertà e all’eguaglianza, con la possibilità di realizzare concretamente “l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” nella definizione degli obiettivi di giustizia sociale, di solidarietà e di apertura all’Europa e alla comunità internazionale.

Recuperare la volontà e la capacità di elaborare dal basso, personalmente e in forme associate, i progetti e i programmi, in un confronto dialettico con le promesse elettorali dei partiti, ci consente di valutare, condividere o contestare le varie proposte legislative, al fine di evitare scelte in contraddizione con la storia della Repubblica fondata sui “diritti inviolabili dell’uomo” e sulla “pari dignità sociale” nel cambio d’epoca che stiamo attraversando.

Se nella scelta delle candidature non sembra che le diverse coalizioni partitiche si siano preoccupate di coinvolgere anche la società civile e le organizzazioni sociali esperte di sussidiarietà, è pero evidente che l’esperienza maturata a contatto con i bisogni della popolazione ha evidenziato le priorità di intervento su temi essenziali del diritto al lavoro, dell’abitazione, della sicurezza sociale.

Le richieste e i suggerimenti elaborati dalle varie associazioni in vista delle elezioni, possono diventare materiale fondante per ricostruire una visione del futuro, da valutare insieme nel rapporto con le istituzioni e per ricucire un tessuto sociale lacerato dagli squilibri e dalle ingiustizie nella gestione della cosa pubblica, con conseguenze inaccettabili per la convivenza civile e le condizioni di vita delle classi popolari.

C’è ormai un distacco crescente fra le contraddizioni della politica e l’opinione pubblica, spesso alimentata da populismi e rinascenti nazionalismi, che rischiano di minare le basi della democrazia con proposte di chiusure anacronistiche al dialogo interreligioso, all’accoglienza e all’integrazione, al riconoscimento dei diritti universali e costituzionali, alla costruzione europea e al superamento delle controversie internazionali.

Per quanto riguarda inoltre la “questione cattolica”, e cioè l’irrilevanza della presenza dei rappresentanti del cattolicesimo democratico e sociale nelle liste dei candidati, si deve tuttavia riconoscere la scelta di molti di operare prevalentemente nell’area delle associazioni, del volontariato e delle amministrazioni locali, con agganci alle realtà parrocchiali e pastorali, in attesa di poter tornare a far politica ai più alti livelli istituzionali per il bene comune.

I processi di secolarizzazione e il superamento del clericalismo, non impediscono affatto la testimonianza dei laici cristiani per una società più giusta e solidale, da edificare in collaborazione con altre prospettive ideali, per evitare derive antidemocratiche e per raggiungere traguardi di partecipazione e di condivisione necessari al progresso fondato sui “talenti” delle persone e su una società liberata dalla povertà, dalle discriminazioni e dalle ingiustizie.

I dibattiti e i confronti fra i candidati delle diverse forze politiche che si stanno sviluppando su iniziativa dei Circoli Acli e che si svolgono all’insegna del “Paese della dignità” e per “l’Italia che vogliamo essere”, devono trasformarsi in un invito al voto con la scelta di campo radicata sul diritto al lavoro, sul welfare, sull’accoglienza, sulla cultura, sull’equità fiscale, sull’ambiente e sulla promozione della pace fra i popoli.

Giovanni Garuti 

Come ci si informa per votare il 25 settembre - Acli Como

I dati che si conoscono sulla diffusione dei principali media (giornali, televisione, social sul web) mostrano profonde modifiche rispetto al passato. Ormai solo poche persone comprano e leggono i giornali cartacei ed una quota di lettori li vede sul web o sul cellulare; ed è un modo diverso di informarsi perché on line le notizie vengono riportate in ordine diverso e gli articoli sono generalmente più brevi.

 Si utilizza maggiormente l’informazione televisiva, più i telegiornali che i talkshow. Ma anche qui, soprattutto nei talk più che informazione si fa spettacolo: gli spettatori si raccolgono non quando i partecipanti “ragionano” ma quando “litigano”. I contenuti passano in secondo piano o sono del tutto “estremizzati”. Vincono la parola e l’immagine in sfide all’O.K.Corral: unico modo per attirare l’attenzione e avere lo spettatore. E nei TG i politici, spesso, appaiono nel “panino”: ognuno spara in 30 secondi le proprie certissime ricette; ma sono solo slogan.

Poi ci sono i social: Facebook per gli adulti, Tick Tock per i giovani. Qui, soprattutto su Facebook, è la giungla. Nei giornali e nella TV lavorano giornalisti che hanno (e dovrebbero rispettarlo) un codice etico, invece, sui social tutti possono scrivere e nessuno è in grado di garantire che le notizie riportate siano vere. Anzi, spesso prevalgono le fakenews: fatti inventati.

 Poi si scrive come se si fosse al Bar. Meglio, a volte sembra una osteria di avvinazzati. E ci sono quelli, i leoni di tastiera, che si nascondono dietro identità false. Come tutto ciò può incidere sulla informazione elettorale?

Una vera conoscenza, e l’informazione di approfondimento, utilizza testi sufficientemente complessi. Perché viviamo in una realtà complessa, dove ogni desiderio, ogni scelta ci viene presentata come possibile ed a portata di mano. Anche troppo a portata di mano e con informazioni sempre sul presente: cosa sta accadendo ora. Pochi, quasi nessuno si informa leggendo testi (libri) che presentano ricerche ed indagini sull’evoluzione della società moderna.

 Il passaggio sul web ed al cellulare ha aumentato “il disordine informativo” ed ha ridotto i volumi e la complessità dei testi. Non a caso, nei giornali on line, dopo il titolo ed il nome dell’autore ora seno segnati “i minuti di lettura”. Quasi per dire “non perdete tempo”.

 Invece, per ragionare e riflettere, “il tempo” è indispensabile. Quando c’è troppa informazione si favorisce la tendenza a ricercare “soluzioni semplici”: si valuta il bianco ed il nero, le contrapposizioni. Si perde di vista non solo il grigio ma tutti i colori della vita. Le informazioni e gli approfondimenti sono sostituiti dalle “percezioni”. Quelle individuali e quelle “di gruppo”: per i giovani del gruppo “dei pari”, per gli adulti quelli della prossimità amicale. Alla ragione si sostituisce, se va bene, “l’emozione”, una sorta di innamoramento (perso ed indifeso); ma, più spesso, si sostituisce “la pancia”: non a caso si parla di linguaggi viscerali. E questo lo hanno capito molto bene molti politici, soprattutto i professionisti della paura.

 Possiamo dire che il “pensiero vero”, cioè lo scritto è oggi passato in secondo piano, con il risultato, abbastanza terribile, di aver del tutto dimenticato il passato, la nostra storia, e messo in secondo piano anche il futuro: le sfide che ci attendono. Poi, se guardiamo i dati sulla scolarità e le competenze di base, le indagini dell’OCSE ci dicono che l’Italia è fanalino di coda tra i paesi sviluppati dell’Europa: abbiamo un basso tasso di scolarità, pochi laureati, livelli di competenze di base (linguistiche e matematiche) inferiori alla media europea. Con un 30% della popolazione italiana che viene definita come “analfabeta funzionale”. L’Unesco, nel lontano 1984, ha definito l’analfabetismo funzionale come “la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere propri obiettivi e sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. Incapaci di leggere la realtà complessa.

 Un importante sociologo italiano, scomparso nello scorso mese, ha coniugato una nuova definizione per identificare i moderni comportamenti elettorali, parlando di “consenso irragionevole”. Un consenso dato per emozione, paura, scarsa conoscenza ed informazione. Attenzione: questo non vuol dire disprezzare le persone. Significa individuare un problema e trovare delle soluzioni per cercare di risolverlo.

 E qui ripenso ad una esperienza di gioventù, degli anni ’60 del secolo scorso, quando Monsignor Brachetti, autoritario Prevosto di Olgiate, ci mandava tutti i sabati, in coppia, a visitare le famiglie immigrate, dal Sud ma anche da Veneto e dalla Valtellina, per vedere come stavano, che problemi avevano e per portare la “buona stampa”, che era “Famiglia Cristiana”.

 La prossimità e le buone parole possono ancora avere un ruolo. Proprio in questo nostro tempo difficile con una guerra di invasione vicino a noi, le difficoltà dell’economia, la crisi ambientale che sta sconvolgendo la meteo e le stagioni. Problemi troppo complessi per pensare di risolverli in un giorno e guardando solo all’oggi. Più che mai invece dobbiamo metterci a lavorare per il futuro. Come i nostri genitori fecero settant’anni fa.

 Beppe Livio, già Presidente provinciale delle Acli di Como

 

Il Paese della dignità - Acli Pavia

Le Acli Pavesi, in vista della scadenza elettorale, si rivolgono ai cittadini e ai partiti presentando questo manifesto che abbiamo chiamato “Il Paese della dignità - l’Italia che vogliamo essere“.
Un manifesto che invita a cercare di far emergere quella dignità, spesso negata in tante situazioni, che però esiste già nel lavoro, nei desideri e negli sforzi di molti.
Come associazione sempre più incontriamo quotidianamente il malessere crescente e l’emergere di tante conflittualità.
Per questo chiediamo ai partiti e ai cittadini di avere in testa e nel cuore i veri problemi che toccano la vita del Paese e il destino del pianeta, partendo dalla centralità delle persone.
Per costruire assieme un Paese orientato alla vera sostenibilità ambientale ed alla concreta solidarietà sociale.

Un Paese che non tema qualche sacrificio per contrastare la crisi climatica e i conflitti armati.
Un Paese che crei futuro prendendosi cura di ogni persona, delle comunità e del proprio patrimonio culturale e ambientale, non consumando natura, umanità e civiltà.
Un Paese che non discrimina e non accetta le disparità e le diseguaglianze.
Un Paese dove il colpevole è chi genera miseria e non chi è povero.
Un Paese con soli contratti di lavoro veri, solidi, nel quale si operi sempre in sicurezza.
Un Paese che scelga di investire sui giovani, sull’educazione, sull’istruzione e la formazione.
Un Paese dove contino la conoscenza, la buona volontà e non le conoscenze.
Un Paese dove servizi, welfare, sanità, mobilità siano garantiti e dignitosi per ogni persona e famiglia.
Un Paese dove la ricchezza sia guadagnata, non sia solo frutto della rendita e non generi ingiusti privilegi e potere.
Un Paese che non sfrutti e non speculi, non evada e dica continuamente NO alle mafie.
Un Paese con un fisco equo, perché tutti versino in base alle proprie capacità.
Un Paese dove fare associazione e fare impresa siano un percorso agevolato e non una corsa ad ostacoli.
Un Paese con un sistema elettorale non assurdo, dove i cittadini posso scegliere davvero i loro rappresentanti e dove sia garantito che i partiti operino secondo un metodo democratico.
Un Paese che accolga chi fugge, che dia cittadinanza a chi ci nasce o risiede e che sostenga le nostre comunità all’estero.
Un Paese ponte di pace, non fabbrica d’armi per guerre e dittature

UN PAESE COSÌ ESISTE GIÀ negli sforzi, negli impegni e nei desideri di tanti.
Usiamo quindi, con consapevolezza, il nostro voto libero e democratico, pagato col sangue, per far crescere questa Italia che vogliamo.

Caffè elettorale Castel Rozzone - Circolo Acli BBO (BG)

Il voto per le politiche del 25 settembre è straordinario per diversi motivi: innanzitutto non si votava per un’elezione politica in autunno dal 1919; in secondo luogo mai la campagna elettorale è iniziata in pieno agosto; è la prima volta che anche i diciottenni votano per il Senato; infine il Parlamento che eleggeremo non avrà più 945 componenti ma solo 600.
 
Si andrà a votare con il cosiddettoRosatellum, la legge elettorale approvata nel 2017. 

I circoli ACLI sul territorio hanno organizzato momenti di dialogo e confronto sull'importanza dell'appuntamento elettorale.

Scopri qui tutti i prossimi appuntamenti:

Prezzate 15 settembre 2022

Villa d'Almè 15 settembre 2022

Stezzano 16 settembre 2022

Castel Rozzone 20 settembre 2022

Casazza 21 settembre 2022

Dalmine 21 settembre 2022

La prima volta al voto! Presente! - Acli Brescia e Circolo Acli Collebeato (BS)

Presente!
Con questo invito leAcli brescianevogliono stimolare tutti i neoelettori a partecipare attivamente all’appuntamento con le elezioni politiche del prossimo25 settembre. È un momento importante; non bisogna perdere l’occasione per esserci, per partecipare e votare. Perché ci sono momenti in cui esserci è l’unica cosa che conta.

LeAcli, che da sempre hanno a cuore la democrazia del nostro Paese, hanno programmato una serie di incontriper igiovaniche sono chiamati alle urne per la prima volta. Non si tratta di incontri di “campagna elettorale”; l’obiettivo è quello diinformaree aiutare acapire come si vota, con la possibilità diconfrontarsicon altri giovani.
 

Gli incontri saranno tenuti da alcuni giovani aclisti, alcuni dei quali da anni impegnati come Amministratori Comunali o nei corsi ABC Amministrare il Bene Comune. 

Partendo dalla nostra carta Costituzionale, presenteranno la composizione della Camera e del Senato e il funzionamento dell’attuale legge elettorale. Inoltre si cercherà di sensibilizzare i giovani sull’importanza della partecipazione alla vita politica della propria comunità. Gli incontri sono stati realizzati in collaborazione con altre associazioni e parrocchie del territorio.

 

Recarsi alle urne per esercitare consapevolmente il diritto al voto - Acli Piacenza

Da Presidente delle Acli provinciali di Piacenza, ma prima ancora da cittadino che ha a cuore il futuro del Paese, aderisco alla campagna di sensibilizzazione contro l’astensionismo delle Acli nazionali.


Ricordiamoci che i nostri rappresentanti non saranno eletti dalla maggioranza dei cittadini, ma dalla maggioranza di coloro che il 25 settembre saranno andati a votare. Il voto, che l’art. 48 della nostra Costituzione qualifica come “personale e uguale, libero e segreto”, non è soltanto un diritto, ma anche un “dovere civico”.

Con l’affermarsi del suffragio universale esso ha rappresentato una conquista di civiltà. Nel tempo sono state infatti faticosamente abbandonate le limitazioni alla capacità elettorale fondate sul sesso, sul censo, sul livello culturale e su altre condizioni personali o sociali, facendo del voto un’estrinsecazione del principio di uguaglianza formale sancito dall’art. 3 della Costituzione.

Dobbiamo allora recarci alle urne ed esercitare consapevolmente questo diritto, dato che la rappresentatività risulta sempre condizionata dal livello di partecipazione alla competizione elettorale e l’astensione, specie quando elevata, rischia soltanto di portare al governo del Paese delle minoranze. Del resto, l’astensione dal voto, anche quando assume un significato politico di protesta, non si traduce mai in seggi.

Astenersi significa pertanto frustrare secoli di battaglie. Quando come in questo caso siamo chiamati a scegliere chi ci rappresenterà in Parlamento (e, dunque, chi ci governerà), nella malaugurata ipotesi in cui trionfasse il partito degli astenuti, la democrazia ne uscirebbe inevitabilmente sconfitta.

Andiamo tutti a votare.
Alessandro Candido
(Pres. Prov. ACLI Piacenza)