Il Circolo ufficialmente è nato il 22 maggio del 2010, così come indica la data di registrazione del nostro statuto. Io sono la presidente e ne sono stata fortemente promotrice, racconta Maria Donato: l’ho voluto io, venendo da esperienze di associazionismo di lunga data. Da piccola ho frequentato l’Azione cattolica e poi avevamo fondato un gruppo ispirato ai focolari. Poi in età adulta è maturata l’esigenza di avere un’associazione dietro le spalle, con una certa solidità, che mi consentisse di svolgere ancora attività benefiche. Allo stesso tempo, questa idea nasce da ragioni legate al mio lavoro. Io sono avvocato ed insieme alla collega Santina Bruno intendevamo mettere a servizio la nostra professionalità. Questo poteva avvenire anche grazie ai contatti che si creano con i servizi delle Acli.
Al tempo parlai di questa mia idea all’allora Vescovo di San Marco Argentano Scalea, Monsignore Domenico Crusco che conoscevo bene, avevo seguito un percorso e lui era in contatto con le Acli, pertanto ne fu molto felice. Mi propose di intercedere in prima persona, contattando le Acli provinciali, per l’apertura di un Circolo Acli in diocesi, dove ancora non era presente un circolo. A Belvedere marittimo. Chiamammo la diocesi: nella provincia di Cosenza abbracciamo tre diocesi e si aggiunge la quarta includendo la comunità ortodossa. La mia diocesi affaccia sul tirreno e alla fine a Belvedere Marittimo, fu proprio Mons. Crusco che inaugurò il nostro Circolo, alla presenza di Saverio Sergi, che era Presidente regionale e gli altri amici delle Acli.
Cosa ha significato per voi l’apertura del Circolo?
Come avvocati trattiamo il gratuito patrocinio ed il Circolo è stato un modo per essere più vicini alle persone, potendo mettere a frutto le mie competenze, quelle acquisiste nel mio mestiere, potendo, senza corrispettivo di pagamento, attivare prestazioni necessarie per le persone. Ho fatto anche richiesta per il banco alimentare e ci occupiamo della distribuzione degli alimenti. In queste attività collaboriamo molto con la parrocchia e con la stessa Diocesi. Siamo una realtà tenuta in debito conto nel territorio e io come presidente del Circolo sono entrata a far parte della consulta diocesana e delle associazioni laicali, per volere dell’attuale Vescovo. Inoltre, dal 2017 al 2019, ho sospeso un momento per ricoprire il ruolo di amministratore comunale e questo ha permesso di costruire un ottimo rapporto con il Comune. Ad esempio, anche nelle manifestazioni che promuoviamo possiamo contare sempre su una discreta presenza di figure istituzionali di un certo rilievo.
Con la parrocchia, vorremmo riprendere perché ci siamo fermati a causa del Covid, ma abbiamo sempre organizzato la festa del ringraziamento nel mese di novembre, la prima settimana. C’è una messa che coinvolge gli agricoltori, che ringraziano per i frutti della terra messi a loro disposizione, a cui segue il pranzo con tutto il mondo agricolo. Questo è un momento di grande significato che però ha incontrato delle battute di arresto.
Un’attività che, negli anni, si è consolidata e la fiera delle eccellenze calabresi. Si tratta di una iniziativa che organizziamo in collaborazione con Acliterra, i primi week end di agosto, per la promozione delle eccellenze del nostro territorio. Realizziamo convegni a cui prendono parte nutrizionisti, ed anche un professore in pensione, che da Roma ci viene a trovare perché si è appassionato alla fiera. Invitiamo gli agricoltori e le aziende che in Calabria si distinguono per la produzione di prodotti di alta qualità del territorio.
Ci siamo occupati della presentazione di libri con particolare valore sociale. Siamo in contatto con il Procuratore capo della procura di Avellino Dr. Domenico Airoma, che è anche il vicepresidente del Centro studi Livatino. Questo incontro ci ha offerto l’occasione, insieme alla parrocchia, di organizzare incontri e convegni sulla storia del giudice santo.
Cosa vi caratterizza in particolare come Circolo Acli? Con quale rete di soggetti collaborate nel territorio?
Ci sta molto a cuore un tema che stiamo affrontando da qualche tempo, che è quello della violenza di genere. In questo ambito, più che in altri, riusciamo a mettere a servizio la nostra professione tramite l’istituto del gratuito patrocinio, a cui le donne vittime di violenza hanno diritto. Ci siamo adoperati per l’organizzazione di alcune presentazioni di libri, con l’intenzione di alimentare il dibattito. Poi con il Coordinamento donne regionale delle Acli abbiamo costruito un progetto che si chiama “Sunflower” con l’intento di offrire aiuto e supporto alle donne che subiscono violenza e atti persecutori. All’interno di questa iniziativa progettuale siamo riusciti come Circolo, insieme ad Acli colf (io sono anche la responsabile provinciale di Acli colf) e alla mia collega Santina Bruno (responsabile provinciale di Acliterra), lo scorso ottobre, a realizzare un momento alla presenza del Presidente Manfredonia e Chiara Volpato responsabile del Coordinamento donne, per inaugurare la sartoria sociale. In un borgo della provincia, mi sembra Santa Domenica Talao, abbiamo attivato la sartoria sociale, impiegando macchinari che come avvocati abbiamo pignorato, dove un gruppo di signore, circa venti donne, si impegnano nella lavorazione di bomboniere solidali, il cui ricavato sostiene concretamente alcune donne vittime di violenza. Nonostante il breve periodo di attività, tra Natale e Pasqua siamo riusciti a pagare degli affitti a delle donne che hanno denunciato i mariti e non riescono ad avere una indipendenza economica. Poi all’interno della sartoria, alcune di queste donne si prestano ad insegnare l’arte del cucito e del ricamo ad altre donne, con l’obiettivo di riuscire ad insegnare un mestiere e rendere un minimo indipendenti dal punto di vista economico. L’impossibilità di guadagnare, questo è il nodo e la ragione per cui spesso le donne rinunciano alla denuncia e continuano a vivere in una condizione di abusi e violenza.
Cerchiamo di lavorare in questo modo, riuscendo ad integrare, valorizzandole, tutte le leve dele Acli, per poter poi mettere a frutto idee e iniziative come questa, perché l’interesse per la questione di genere e la violenza sule donne ci interroga molto ed il nostro tema centrale.
Siamo fortunati anche perché abbiamo degli istituti comprensivi interessati, dei licei e, in collaborazione con loro abbiamo presentato la ricerca IREF sulla disparità di genere nel mondo del lavoro, con Chiara Volpato e Federica Volpi. Volevamo sensibilizzare i ragazzi su questo tema ed è stata un’occasione importante perché abbiamo invitato il giudice tutelare. Ciò è stato possibile anche perché ci occupiamo noi da vicino di famiglie, nel nostro ruolo di avvocati: agiamo come aclisti e come professionisti insieme.
Lo zoccolo duro su cui si regge il Circolo è composto di una decina di persone, poi come iscritti saremo circa 50, 60. Non sono moltissimi, ma siamo molto presenti nel territorio e poi l’impegno di fare la tessera è un impegno un po' più difficile da concretizzare. Siamo in rete con molte altre organizzazioni cattoliche, Azione Cattolica in primis, poi con l’Agesci e, inoltre, con la Caritas; poi con associazioni che si occupano di disabili, con i quali condividiamo dei progetti.
La nostra sede è in un appartamento di proprietà della mia collega, dove ci incontriamo, ma anche nel nostro studio raccogliamo molte persone, perché lo studio si trova vicino alla sede del Circolo e questo ci agevola.
Le Acli sono quindi una leva importante nel vostro lavoro quotidiano. Che significato attribuite a questa presenza e quali relazioni vi legano alle Acli provinciali?
Collaboriamo molto con le Acli provinciali, siamo il Circolo della provincia più attivo nella realizzazione delle manifestazioni con le Acli. Come dicevo è tutto integrato nella nostra visione, quindi qui al Circolo promuoviamo anche i servizi delle Acli: funzioniamo da centro per la raccolta delle pratiche di Caf e di Patronato, che poi mandiamo a Cosenza per la lavorazione. I nostri iscritti al Circolo sono anche utenti dei servizi, che hanno un ruolo importante, perché attraverso questo strumento di sostegno riusciamo a far sedere le persone e, ascoltandole, riusciamo a cogliere la situazione complessiva che portano. Magari vengono per un’attività specifica, poi capiamo che c’è un contesto di povertà e attiviamo il pacco alimentare; oppure c’è una forma di disagio che richiede un altro intervento. Facciamo un ascolto a 360 gradi. Questa è la nostra vocazione; questo significa essere Acli.
Le Acli ci hanno permesso di fare volontariato, potendo mettere a frutto un mestiere che ha una sua utilità per le persone in difficoltà. Io sono sempre stata coinvolta nel volontariato di stampo cattolico e c’erano diverse opportunità in cui potersi riconoscere e collocare. Con le Acli c’è stata da subito una condivisione di valori. Nel tempo ho anche fatto la catechista, però poi con l’associazionismo mi sono un po' fermata. Andavo alla ricerca di un luogo in cui sentirmi a casa, in cui potermi collocare come persona adulta, matura e capace di offrire opportunità a partire dalle proprie competenze. Mi rifaccio sempre a San Paolo: abbiamo dei carismi e se riusciamo a realizzare anche solo parte di questi carismi siamo avanti nel nostro progetto di vita. Le Acli sono arrivate in questo quadro, nella nostra ricerca nel mondo cattolico, con cui condividere valori e sensibilità. Ci siamo avvicinati anche al mondo agricolo per via della vocazione agricola del nostro territorio: è la parte del mondo del lavoro a cui teniamo di più. Siamo nell’albo dei curatori e degli amministratori di sostegno per tutelare le persone fragili, lavorando in collaborazione con il giudice tutelare. Con le Acli possiamo offrire alle persone delle opportunità che in altri casi non potremmo fare.
Avete messo in cantiere dei progetti futuri da sviluppare?
Per il momento abbiamo una serie di iniziative che sono storicizzate, come la fiera delle eccellenze e molte energie dobbiamo investire nella sartoria sociale che ha necessità, perché nata ad ottobre 2023, è giovanissima. Stiamo facendo le prime commesse di bomboniere e dobbiamo seguire questo processo. Ah ecco, da circa 4, 5 anni facciamo dei corsi per colf e badanti e abbiamo una rete in questo senso. Dal momento che siamo amministratori di sostegno, in contatto con persone che hanno bisogno di particolare cura e di persone che cercano lavoro come colf e badanti, possiamo lavorare per integrare le necessità. Ogni anno ai corsi abbiamo almeno 15 iscritte e, in particolare nel nostro Circolo, queste donne sono italiane, non straniere, fanno questo lavoro e hanno necessità di fare formazione. L’ultimo lo abbiamo svolto proprio nella sartoria, per supportare le donne che sono lì, alcune delle quali fanno le badanti come mestiere.
Stiamo lavorando per creare una rete con i vari centri antiviolenza, vorremmo essere di supporto sul piano materiale, ma anche sul piano formativo per aiutare le donne ad imparare un mestiere. Ci siamo resi conto che l’approccio è giusto: abbiamo avuto molte commesse, perché il prodotto fatto a mano ha un mercato. In occasione delle cresime e dei matrimoni le signore hanno fatto anche le borse.
Adesso vorremmo consolidare quello che abbiamo messo in piedi e recuperare la festa del ringraziamento, perché coinvolge molto le persone, con il parroco e gli agricoltori. Siamo un piccolo Circolo, ma abbiamo fatto già tanto. Il legame con le scuole è una priorità, per organizzare degli eventi sulla violenza di genere.
Forse quello che stiamo pensando e manca è occuparci degli anziani, in un contesto territoriale con la popolazione che invecchia. Io sono anche nella presidenza provinciale Acli dove si sta parlando e facendo per gli anziani e vorrei come Circolo, occuparmi anche di loro. Tengo molto al fatto che, attraverso il nostro Punto famiglia, lavoriamo molto con le famiglie e l’ascolto diventa determinante, perché chi gravita intorno a noi sono principalmente i nuclei familiari che necessitano di supporto e di risposte.